“Sono tornata in Calabria per creare un centro di ricerca”. Fondato centro culturale arti contemporanee

“Sono tornata in Calabria per creare un centro di ricerca”. Fondato centro culturale arti contemporanee

Fonte: nuvola.corriere.it
Di Rita Maria Stanca

Le abbiamo raccontate in tanti le storie, i sogni spezzati e le speranze perdute dei giovani del Sud Italia. Studenti e laureati costretti a lasciare paesini e città d’origine  con pc e tablet carichi di appunti su progetti da realizzare altrove.  Fare le valigie con destinazione nord del Paese o l’estero spesso appare l’unica possibilità di crescita: secondo il rapporto Svimez 2016, infatti, negli ultimi venti anni, 1 milione e 113 mila di ragazzi hanno abbandonato il Meridione.

Ma in Calabria che, dati Istat alla mano, è la regione con il più alto tasso di disoccupazione giovanile, c’è  una donna che è riuscita a sottrarsi a questi numeri,  percorrendo una rotta inversa rispetto ai suoi coetanei.  Si chiama Nicoletta Grasso, ha 34 anni ed ha fatto ritorno nella sua Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, dove ha dato vita a CRAC, un centro culturale per le arti contemporanee che mira a sostenere le  nuove generazioni di artisti e performers che vogliono acquisire i mezzi espressivi per poter sviluppare propri progetti.

«Nella mia città ho frequentato il liceo classico – racconta Nicoletta – ma a 18 anni ho deciso di lasciare la mia terra per motivi di studio. E davvero non avrei mai immaginato di ritornarci».

Imprenditrice ed artista poliedrica,  Nicoletta  si trasferisce a Roma per frequentare il Dams. Nella capitale , inizia a studiare recitazione e danza e successivamente a lavorare come performer in un teatro. «Ho proseguito la mia ricerca con il progetto chiamato Three minutes ago ed ho collaborato con diversi registi e compagnie teatrali in Italia e all’estero». Ma dopo anni di formazione fuori casa, Nicoletta avverte il bisogno di ritornare nella sua regione.

centro arti contemporanee lamezia crac

Foto Corriere – Interni Crac

«Sentivo l’esigenza di portare le mie esperienze in Calabria per poter investire in cultura a Lamezia, in una regione totalmente vergine nel settore delle arti performative.  Il mio obiettivo – ammette Nicoletta – è sempre stato quello di riuscire a suggestionare la mia terra, educandola alla bellezza ».

Prima è nata l’idea di realizzare un festival internazionale per le arti contemporanee, Frac, che il prossimo anno sarà già alla sua terza edizione, e che si è concretizzato nell’ estate del 2015 nella suggestiva location del Palazzo Rinascimentale di Aieta, in provincia di Cosenza. E poi, grazie ad un bando di finanziamento per microimprese, CRAC , da due anni, è una startup completamente autoprodotta e autogestita e conta sul sostegno di pochi imprenditori che hanno creduto sin dall’inizio nel progetto.

Ristrutturando gli edifici di un ex scuola di informatica, oggi il polo di ricerca artistico, con i suoi 450 metri quadri, comprende un auditorium attrezzato per spettacoli, concerti e performance, una sala per i laboratori e i corsi tenuti da sound designer, attori, danzatori, scrittori e musicisti ; una galleria temporanea in cui ospitare mostre personali e collettive ed  un temporary store per acquistare libri, cd, articoli vintage e serigrafie. E quest’anno, il centro di ricerca, per la sua seconda stagione, ha realizzato una rassegna di arti visive, musica e performing arts dal titolo “Lights in the storm”. Una luce, una speranza, il desiderio di ricreare in Calabria ciò che esiste da tanti anni in molte metropoli italiane. «Il titolo – spiega Nicoletta – ci è venuto quindi in mente in rapporto al senso di rabbia che un giovane calabrese poteva provare fino a qualche anno fa non trovando qualcosa di stimolante da fare».

«La mia regione è geograficamente stupenda – prosegue –  non ha nulla da invidiare alle altre ma mancano i miei coetanei ed i più giovani che molto spesso chiaramente vanno via per cercare lavoro».

Nicoletta né è certa, per trasformare il suo progetto in un’ officina di idee creative nel campo artistico contemporaneo ed attrarre giovani, risorse e creare occupazione in Calabria, la comunità e le istituzioni dovrebbero offrire un maggior sostegno alle iniziative artistiche. «Spesso ci si ritrova davvero soli e a dover contare solo sulle proprie potenzialità – commenta – Mi capita di vedere spesso nelle rassegne locali di teatro o rassegne estive locali, ad esempio,  spettacoli decadenti in tutti i sensi. Questo spesso perché gli addetti ai lavori sono quasi sempre persone “appassionate di arte o teatro” che lo fanno come hobby. Ma una direzione artistica di un teatro o di una rassegna dovrebbe essere sempre affidata a chi ha conoscenza del passato ma soprattutto del contemporaneo.  Ci vorrebbero più giovani a portare avanti le cose, non raccomandati – ci tiene a precisare – ma persone qualificate con una concreta esperienza sul campo». «Vorrei che si capisse che la produzione artistica è un lavoro e non un passatempo, è parte integrante della comunità e ne sono sicura – conclude la giovane imprenditrice  – potrebbe davvero diventare  una forma di progresso per la Calabria se realmente riuscisse a far parte del microsistema di un paese».

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