Condannato a 30 anni, migliaia di ‘like’ su Facebook per il boss della ‘ndrangheta

Condannato a 30 anni, migliaia di ‘like’ su Facebook per il boss della ‘ndrangheta

FONTE: http://www.repubblica.it/cronaca/2017/02/16/news/trent_anni_a_giappone_il_boss_della_ndrangheta_star_di_facebook-158439172/

REGGIO CALABRIA. Per la giustizia italiana è complice di uno degli omicidi con cui il suo clan ha insanguinato Lamezia Terme, ma sul web è una star da decine di migliaia di follower. Trentanove anni, condannato in abbreviato a passarne 30 dietro le sbarre per associazione mafiosa e omicidio, Vincenzo Torcasio –  “alias Giappone” specifica orgoglioso – ha mancato di poco la generazione dei nativi digitali, ma sembra averne imparato in fretta medium e linguaggi. Grazie a Facebook poi, il suo personalissimo vangelo di omertà, gangsterismo di paccottiglia e rose rosse è diventato virale.
Titolare di un profilo personale e di una pagina “ONORE E’ Dignità”, che conta oltre 18mila follower, Torcasio non fa passare giorno senza postare qualcosa. Una frase di solidarietà con i detenuti, una dedica speciale al feroce boss messicano Chapo Guzman, selfie e foto, da solo o con amici e parenti, frasi stucchevoli e qualche anatema contro gli “infami” e l’odiato 41bis.
Tutti post apprezzati e rilanciati da centinaia di affezionati frequentatori della bacheca del rampollo dei Torcasio, che non esita a mostrarsi con nome, cognome e foto. E a firmare massime dal contenuto discutibile trasformate in fluorescenti quadretti da breviario dell’omertà. “Se tranquilli volete vivere, lingua corta dovete avere” recita uno, mentre un altro intima “Detenuto non mollare che il buon tempo deve arrivare”.
Quando proprio non ce la fa, Torcasio torna al dialetto e quello che viene fuori fa eco a tante conversazioni intercettate fra ‘ndranghetisti di medio e alto livello. “Parrati parrati intra i carceri, intra i machini, intra i casi, faciti arristari a tutti sulu cu li chiacchieri ca vi inventati siti mpami legalizzati, e si ancunu vi difendi su ciu’ mpami i vua. Quantu poveri innocenti mandati in galera (Parlate, parlate nelle carceri, nelle auto, nelle case, fate arrestare tutti solo con le chiacchiere che vi inventate, siete infami legalizzati e se qualcuno vi difende è più infame di voi. Quanti innocenti mandate in galera)” recita un post del 2 febbraio scorso. Il 14 febbraio invece, qualche ora dopo la condanna a 30 anni rimediata nel processo con rito abbreviato Andromeda, Torcasio ha postato invece un selfie, in dolce compagnia. “Noi non ci disperiamo festeggiamo lo stesso San Valentino a base di pesce” assicura ai suoi follower che lo premiano con 342 like e una ventina di commenti.

Qualche post troppo sopra le righe però Torcasio ha pensato bene di farlo sparire. È il caso di quello fino a qualche giorno fa pubblicato sulla pagina “ONORE E’ Dignità” insieme alla foto di un uomo seduto su un letto con una pistola in mano e un’altra posata accanto. “E se mi si inceppa lei che non mi ha mai tradito… state senza pensieri che c’è pure la sorella”, prometteva il testo firmato “alias Giappone”. A 41 persone era piaciuto, in 5 l’avevano addirittura condiviso. Ma adesso c’è chi a questo diluvio di foto e frasi vuole dire basta.

Qualche ora dopo il diluvio di condanne con cui il gup di Catanzaro, Giulio De Gregorio ha seppellito con pesanti condanne gli affiliati al clan di Lamezia, dice il testimone di giustizia Rocco Magiardi,  ha fatto un appello: “Alla luce di questa sentenza mi chiedo: che fine farà la pagina ‘Onore è Dignita’, con i suoi oltre diciottomila ‘mi piace’, gestita da Vincenzo Torcasio alias ‘u Giappone?. Si procederà a oscurarla considerati anche i contenuti della stessa?”. Una domanda cui nessuno ha ancora risposto. Se non Torcasio stesso, che quasi irridente  prima ricorda l’articolo 21 della Costituzione italiana, quindi sottolinea “Quello che Dio conosce di me, è infinitamente più importante di quello che gli altri pensano di me”.

 

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