Centro Democratico di Siderno: Scissione di De Leo

Centro Democratico di Siderno: Scissione di De Leo

I profondi fremiti di rinnovamento, che scuotono la politica nazionale e vanno frastagliando il panorama dei partiti, dei gruppi e dei movimenti, sembrano in qualche modo riproporsi nel nostro Comune: anche a Siderno infatti abbiamo assistito nel corso di questa consiliatura a diversi riposizionamenti. L’ultimo di questi episodi riguarda il consigliere Vincenzo De Leo, già membro del nostro Gruppo “Centro Democratico”, ufficialmente allontanatosi dalla maggioranza che sostiene il sindaco Fuda per unirsi alle opposizioni.
Pur non intendendo affatto sindacare sulla legittima scelta di un consigliere di abbandonare la compagine sotto il cui simbolo si era presentato ai cittadini, ottenendone i suffragi, non possiamo esimerci dall’esprimere alcune perplessità sulle ragioni di questa decisione e sui modi con i quali è stata manifestata. Nel corso del Consiglio Comunale di lunedì 20 febbraio scorso, infatti, ci è sembrato di assistere alla riproposizione da parte del consigliere De Leo di un copione poco originale, adattato alla “bell’e meglio” alla sua situazione particolare. Il suo discorso, come molti altri pronunciati in circostanze analoghe da politici a tutti i livelli, con il pretesto di non volersi prolungare, si è mantenuto su toni vaghi e generici, nel tentativo di mettere in risalto poche parole ad effetto (fallimento, impotenza) ed un’improbabile metafora che accosta la nostra maggioranza consiliare ad un “mostro senza testa e senza braccia” sul cui valore letterario non è il caso di soffermarsi. Tra i pochissimi passaggi dell’intervento che chiaramente non sono stati tratti di peso dal prontuario dei luoghi comuni e delle banalità della retorica politica, si segnalano pochi elementi riferiti a fatti e persone, si nota un forte “appiattimento” su inconsistenti argomenti e strumentali contestazioni, già ampiamente impiegati dalle opposizioni, alle quali suggeriamo di rivendicare, almeno per i passaggi salienti, la proprietà intellettuale della bella concione di De Leo.
Quindi non è certamente in questa dimostrazione di sterile eloquenza che possiamo trovare qualcosa di utile per capire le ragioni della “scissione” di De Leo, trattandosi di mere dichiarazioni di circostanza. Sicuramente il fatto è il punto di arrivo di una lunga traiettoria di allontanamento, le cui ragioni non sono chiare e con buona probabilità neanche di interesse generale. De Leo ha infatti dimostrato da tempo di non voler portare alcun contributo fattivo all’azione amministrativa, limitandosi ad appollaiarsi su una tribuna comodamente e inutilmente critica prima, ostinatamente polemica poi. Non è un caso che questo passaggio all’opposizione si consumi a freddo, non nascendo dal vivo della dialettica politica e dalla divergenza insanabile su una questione di merito.
Non poteva essere diversamente, peraltro, visto lo scarso interesse dimostrato da De Leo sin dall’inizio per le riunioni in cui i problemi concreti della nostra città venivano affrontati: spesso infatti egli disertava ostentatamente gli incontri della maggioranza e del gruppo, a tal punto da spingerci a non continuare ad invitarlo. Con una inadeguata furbizia cercava delucidazioni, in altre stanze comunali, in compagnia di componenti dell’opposizione, venendo meno alla Riunione con i Compagni di Maggioranza (nel mentre la stessa si stava svolgendo) alla quale era regolarmente invitato, rimanendo indifferente a quello spirito che migliora il gruppo; al contempo, abbiamo visto progressivamente crescere la sua sensibilità ai richiami di altri gruppi che esprimono una sensibilità politica lontana dalla nostra (e, teoricamente, dalla sua). C’è stata una lunga preparazione dell’odierno ripensamento, forse interessante e avvincente per lui, ma piuttosto stucchevole e fuori luogo, se si pensa che avviene sulla pelle dei nostri concittadini, che ci hanno investito dell’onere di amministrare, non avendo alcuna voglia di assistere al gioco di ruolo di cui De Leo sembra appassionato: un gioco di tutto riposo che sembra avere un unico fine, allontanare da sé ogni impegno e ogni responsabilità.
Deresponsabilizzarsi, svincolarsi, usare il Consiglio come uno speaker’s corner: in queste poche parole la chiave per capire i motivi per cui De Leo si è smarcato da decisioni difficili, votando in diversi casi in dissenso dal Gruppo del Centro Democratico e dalla maggioranza di cui faceva parte. Nello stesso spirito De Leo aveva preso la curiosa consuetudine di sottoscrivere interpellanze di altri gruppi consiliari.
Noi siamo contro la logica della dichiarazione politica solo per soddisfare ( o fare finta ) il Popolo e riscuotere consenso: la Politica, quella vera, richiede a volte scelte impopolari per non essere antipopolari. La Politica è trovare soluzioni o aiutare a farlo, la Politica ha delle regole, delle coordinate che, nel momento in cui saltano, creano una situazione di confusione e di nebbia latente che favorisce solo i più furbi e lesti a salire sul carro del vincente, con poche garanzie per tutti gli altri. La Politica è coerenza, che va a braccetto con la credibilità ma alcuni politici preferiscono perderla, sostituendola con il narcisismo ed è così che, non riuscendo ad emergere per qualità si cerca, in altro modo, la notorietà.


A questo punto, non possiamo che dare atto a De Leo di avere “finalmente” fatto chiarezza sulla sua collocazione, lasciando solo qualche dubbio sulla scelta del momento: la piena lealtà verso il corpo elettorale infatti imporrebbe che prima di improvvisare bilanci così immotivatamente negativi si attendesse di giungere alla fine di un percorso, in questo caso di una consiliatura, a maggior ragione se si intende imprimere una svolta così significativa (come sicuramente è un cambio di “casacca”) che, per essere legittimata, richiederebbe un nuovo passaggio per il voto dei cittadini.
Nonostante tutto, lo ringraziamo per quello che ha fatto finora e, con immutata simpatia umana, gli auguriamo buona fortuna, anche se probabilmente non ne avrà bisogno, visto il ruolo di sostanziale inerzia che si è scelto.
Il Gruppo Centro Democratico andrà avanti senza di lui, con serenità e forte coesione, convinti di quanto lavoro ancora c’è da fare, consapevole di errori e difficoltà ma, nello stesso te

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