Aggiornamenti sull’Operazione Recherche

Aggiornamenti sull’Operazione Recherche

Le indagini condotte dalla Polizia di Stato hanno portato alla luce alcuni disaccordi nella gestione del trasporto degli agrumi per conto di alcuni produttori di Rosarno, sorti tra le articolazioni della cosca PESCE facenti capo da un lato al latitante PESCE Marcello e dall’altro a quella di PESCE Vincenzo inteso u pacciu (già detenuto), i cui interessi erano curati dai figli Savino ed Antonino. Alla base delle frizioni, la rivendicazione dei figli di Vincenzo PESCE della gestione del trasporto, con mezzi propri o delle società ad essi riconducibili, degli agrumi prodotti nelle aree ricadenti sotto la loro influenza criminale.

Beni per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro sono stati sequestrati dagli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, coadiuvati dai poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura di Reggio Calabria, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Si tratta di otto società operanti nel settore agrumicolo e del trasposto merci per conto terzi, con i relativi patrimoni aziendali (beni mobili ed immobili, crediti, articoli risultanti dall’inventario, beni strumentali, denominazione aziendale, avviamento, conti correnti, nonché tutte le licenze e/o autorizzazioni all’esercizio dell’attività commerciale concesse dalle Autorità competenti. Sequestrati anche 44 trattori stradali, rimorchi e semirimorchi utilizzati dalla cosca per il trasporto di agrumi e kiwi da Rosarno al Centro e Nord Italia.

Fra gli arrestati nell’operazione “Recherche” vi sono diversi fiancheggiatori che curavano e gestivano la latitanza di PESCE Marcello, fungendo da “vivandieri”, assicurandone i collegamenti con gli altri membri della cosca e, più in generale, con i familiari, procurando loro appuntamenti con soggetti terzi o riportando loro e per loro conto le c.d. “imbasciate”. Le condotte di aiuto dei sodali si sono concretizzate nella messa a disposizione di quanto necessario alla protrazione dello stato di latitanza di PESCE Marcello, alla sua assistenza morale e materiale ed alla creazione, a tal fine, di una rete di supporto e di tutela, così come avvenuto con l’effettuazione delle c.d. staffette dirette ad evitare l’intervento delle forze dell’ordine sia all’atto dei vari spostamenti del latitante e sia quando i sodali, i familiari e/o terzi soggetti si recavano presso i vari covi e nel procurare appuntamenti con soggetti terzi e garantire gli incontri tra il latitante ed i sodali.

Le indagini della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato hanno consentito di ricostruire nei minimi particolari i movimenti dei sodali attraverso le immagini registrate dalle telecamere installate lungo i percorsi stradali che conducevano al covo del latitante in Rosarno, laddove PESCE Marcello è stato localizzato e arrestato l’1 dicembre 2016 all’esito di un blitz curato in ogni dettaglio. L’analisi degli spostamenti effettuati da SCORDINO Filippo e dagli altri fiancheggiatori, tratti in arresto nel corso della notte, sempre con particolari modalità esecutive ed accortezze, consentiva agli investigatori della Polizia di Stato di comprendere che egli aveva assunto un ruolo sempre più importante nella gestione della latitanza di PESCE Marcello, di cui eseguiva gli ordini.

L’indagine svolta dagli investigatori della Polizia di Stato attraverso molteplici intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche e di videosorveglianza – congiuntamente alle tradizionali attività di riscontro sul territorio – ha consentito di far luce sulle condotte criminali poste in essere dal gruppo facente capo a PESCE Marcello e, più in generale, all’intera cosca, con particolare riferimento al monopolio forzoso del settore del trasporto merci su gomma di prodotti ortofrutticoli per conto terzi, alle intestazioni fittizie di beni ed al traffico degli stupefacenti. L’attivismo criminale della cosca si era allargato soprattutto alle attività di illecita mediazione nel settore del trasporto merce per conto terzi, storicamente di competenza dell’articolazione della cosca PESCE facente capo al boss PESCE Marcello. Centrale in tutti questi ambiti era anche la figura di SCORDINO Filippo – luogotenente di PESCE Marcello e persona di estrema fiducia del figlio Rocco – che è risultato il principale gestore della c.d. “Agenzia di Rosarno”, ovvero l’agenzia di mediazione del trasporto merci su gomma attraverso la quale il settore era monopolizzato da PESCE Marcello. Il monopolio del trasporto di prodotti ortofrutticoli su gomma per conto terzi era gestito dal gruppo facente capo al boss latitante PESCE Marcello, attraverso alcune società fittiziamente intestate a prestanomi.

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