“La Cura a Reggio Calabria. Metamorfosi Im-Pazienti”

“La Cura a Reggio Calabria. Metamorfosi Im-Pazienti”

Riceviamo e pubblichiamo:

«Mi sono rifiutato di diventare una malattia con le gambe»: nel 2012, dopo la diagnosi di cancro al cervello, Salvatore Iaconesi ha deciso di non arrendersi alla condizione di paziente. È nata così “La Cura”, performance globale, riappropriazione compiuta insieme alla compagna Oriana Persico ed a centinaia di migliaia di persone. Diventata nel 2016 un libro, edito da Codice Edizioni, “La cura” arriverà a Reggio Calabria domenica 14, dalle 18.30, in via dei Correttori 6, sotto forma di “Metamorfosi Im-Pazienti”, la mostra-progetto nata dal dialogo fra Angela Pellicanò e Ninni Donato, anime della galleria Techné Contemporary Art, l’inseparabile duo artistico Iaconesi-Persico e la giornalista Josephine Condemi.
Iaconesi ha infatti reagito alla malattia con gli strumenti che gli sono propri, l’arte e il codice. Ha richiesto la propria cartella clinica dall’ospedale, l’ha pubblicata online e, con un breve video, ha lanciato un appello al mondo: «Mandatemi una cura». Un gesto radicale, per superare un disagio fisico e psicologico insieme, attraverso una performance: le immagini del cancro al cervello gli sono state restituite sotto forma di opere d’arte, insieme a messaggi, consigli, storie e contatti utili da ogni angolo del pianeta. Un invito ad altre “Metamorfosi Im-pazienti”.
«Gli spazi di Techné, ex-carcere diventato dal 2006 galleria di arte contemporanea, sono il luogo ideale per parlare di scelte che liberano» afferma Josephine Condemi «“La cura”, esperimento unico di ricerca sociale, è nata dal desiderio di continuare a vivere, non isolarsi e reinserire la malattia nella società da cui si sviluppa, oltre i luoghi di cura tradizionali: siamo partiti da qui».

La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino a domenica 21 maggio, indaga le trasformazioni che ricodificano spazi e relazioni in modo inaspettato: «Un percorso di ricerca che potrà continuare già dal prossimo autunno» promette Angela Pellicanò. Accanto a “La Cura VideoLoop”, in cui i contributi della performance sono stati raccolti in un’esperienza immersiva, Ninni Donato rielaborerà in un’opera inedita dati ed immagini provenienti dall’ex Ospedale Psichiatrico Provinciale, tratti dall’Archivio di Stato reggino. «Reggio Calabria ha mobilitato energie profonde e potenti in questo evento, in un’operazione artistica e culturale che affonda le sue radici nel cuore della Cura» concludono Iaconesi e Persico che, reggina di nascita, sottolinea come «Per la prima volta non torno in vacanza, ma con un pezzo del nostro lavoro: questa è già una “metamorfosi”, la possibilità di una nuova relazione con la mia città».

L’inaugurazione del 14 maggio sarà animata dall’incontro-dibattito «Il paziente non è l’essere umano» che, a partire dal volume, solleciterà i presenti sui temi salienti della performance: quanto oggi la medicina è un processo industriale? A chi appartengono i dati personali? Come funzionano le reti sociali? I media digitali possono farci esprimere più umanità? È possibile evitare il processo di ospedalizzazione? Come raccontare la malattia senza sensazionalismi? Dialogheranno insieme a Iaconesi e Persico: Giovanni Malara, psichiatra; Giulia Serranò, operatrice sociale; Paola Bottero,esperta di comunicazione; Caterina Iacopino, attivista di genere.
“La Cura a Reggio Calabria. Metamorfosi Im-Pazienti” è un evento realizzato in sinergia con l’Archivio di Stato reggino e la libreria Ave, ed inserito all’interno dell’ottava edizione del Festival della Complessità, rassegna che da maggio a luglio coinvolge numerose città italiane sui temi della medicina sistemica e delle reti sociali.
«Dovevo solo aspettare, paziente (nel doppio senso di colui che sopporta e attende e di colui che soffre) […] Nulla andava nella direzione di affermare la malattia come parte della vita, che si svolge insieme agli altri, senza delegare il corpo e la mente in uno spazio segregato, separato, preposto per il trattamento. Ero diventato un’entità burocratica: questa frustrazione era un confine mentale e fisico da cui ci volevamo liberare, per aprire il regno della possibilità».
Salvatore Iaconesi, La Cura (Codice Edizioni, 2016)

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