PATTO DI AMICIZIA TRA GIOIOSA E ROGLIANO

PATTO DI AMICIZIA TRA GIOIOSA E ROGLIANO

Motivazioni: entrambe le cittadine Gioiosa Jonica (RC) e Rogliano (CS) sono conosciute per due famose e storiche attività pubbliche, il “Mercato domenicale”. Facendo perno su questo legame si potranno intraprendere e organizzare scambi culturali di vario tipo atti a promuovere la valorizzazione del patrimonio storico ed architettonico dei relativi territori e del loro “mercato domenicale”.

Un tuffo nel passato nei mercati della domenica a Gioiosa Jonica e Rogliano.
Un salto indietro nel tempo, in luoghi affascinanti, ricchi di storia e di Cultura quali sono Gioiosa Jonica in provincia di Reggio Calabria e Rogliano provincia di Cosenza. Improvvisamente tornati nel 1600, cammineremo tra le bancarelle degli antichi mercati domenicali nelle due comunità lontane e diverse, ma simili negli usi e i costumi, per osservare le creazioni artigianali e le produzioni di frutta e ortaggi. Vedremo le mercanzie di tanti ambulanti, un percorso volto a illustrare alcune originali e interessanti prelibatezze che la storia ancora ci tramanda, mestieri che raccontano vicende di artigianato e commercio su strada che, secoli addietro, animavano le vie e le piazze dei paesi dove “i mestieri” si muovevano tra la gente in sella a un mulo o un asinello.

Gioiosa Jonica e l’arte di perdersi nel bello.
L’inglese Edward Lear, che il 25 luglio 1847 si mise in viaggio, insieme all’amico Proby, per un “tour” a piedi della provincia di Reggio Calabria, soffermandosi ad ammirare Gioiosa Jonica, nel suo diario di viaggio, descrive così la nostra località: “Noi non abbiamo città al nostro paese così bellamente situata come Gioiosa”.
Per imparare a conoscere Gioiosa Jonica in provincia di Reggio Calabria, ridente paese dell’entroterra, centro di riferimento per l’intera Valle del Torbido (importante fiume un tempo navigabile), che, racchiude oltre Gioiosa Jonica, altri cinque Comuni, da poco tempo “unitisi” come unione dei Comuni della Valle del Torbido, bisogna scoprirla a poco a poco, lasciandosi assecondare passo dopo passo. In pochi metri si transita da una parte all’altra del paese senza rendersene conto, dal sole al buio, dal silenzio di un vicolo al cicaleccio continuo del mercato della domenica, dalla maestosità dei suoi Palazzi alle bellezze delle sue Chiese antiche. Non è possibile parlare di questo straordinario centro collinare a pochi chilometri dalla montagna e a un tiro di schioppo dal limpido mar Jonio, senza citare le “eccellenze” storico – archeologiche e culturali e, tra queste, il celebre mercato domenicale “gioiosano”. La storia del mercato domenicale di Gioiosa Jonica risale al periodo in cui Santa Caterina da Siena era la Patrona del paese (1600). A quei tempi, si celebrava anche una sfarzosa festa, con una grande fiera del bestiame, molto frequentata e famosa in tutto il circondario. Da allora è rimasta l’usanza del mercato ortofrutticolo, commerciale generico da tenere la domenica nella piazza Vittorio Veneto (in pieno centro cittadino). Di giovedì, invece, si svolgeva il mercato del bestiame, per tanti anni in una zona decentrata del paese. Poi, alla metà del secolo scorso, quest’ultima fiera andò purtroppo, via via degradando, fino a sparire completamente. L’ideale è alzarsi la domenica mattina di buon’ora e immergersi nei suoni, negli odori e nei colori che difficilmente si possono ritrovare altrove, così sapientemente e variamente armonizzati visto che il grande mercato “gioiosano” colonizza tutte le domeniche nella piazza più grande e bella della città con merci, cibi, ortaggi, frutta, primizie e conserve. Il mercato di Gioiosa Jonica è il luogo delle parole e degli scambi, voci roche e acute di gente che discute, contratta, litiga; un enorme alveare policromo e ronzante dove spesso le speranze dei venditori si scontrano con la realtà contingente del luogo. Gioiosa è fatta anche di questo, si incontrano sovente personaggi con i volti che spesso sembrano scavati nella pietra. Ogni domenica diventa il luogo d’incontro ed il centro della vita sociale, un ecosistema da osservare e da cui lasciarsi rapire. È possibile imbattersi in improvvisati “street food” (cibo da strada) che viene proposto dai venditori nelle loro bancarelle, immediatamente consumabile e che rappresenta l’estasi dell’avventore rapito dalle leccornie. L’antico mercato di Gioiosa Jonica diviene il luogo perfetto per un autentico tuffo nel passato e nelle tradizioni più arcaiche del popolo calabrese. Senz’altro quello di Gioiosa Jonica, tra gli attuali, è il mercato domenicale più antico e importante della Calabria, collocato nel cuore del paese, ne porta con sé l’importanza storica e culturale; ma ciò che realmente lo distingue e lo accomuna con migliaia di visitatori è il piacevole miscuglio di voci, odori e rumori in angoli del paese nelle adiacenze del Centro Storico, dove il tempo sembra essersi fermato. Parte integrante del colore e del fascino del mercato “gioiosano” è anche l’importante presenza dei venditori ambulanti, che invitano i passanti a provare, ad assaggiare, chiamando a gran voce. Non mancano le musiche e i suoni, che accompagnano piacevolmente il visitatore tra le variopinte bancarelle. Lasciando per un attimo il mercato domenicale, è bello immergersi nelle dolci arrampicate (o salite) del Centro Storico, per osservare la maestosità delle antiche abitazioni dei nobili. I prestigiosi palazzi adiacenti alle antiche strade che portano fin su al Castello Medievale sono l’intelaiatura del luogo dove, tutto il bello accade. I vicoletti e le scalinate sono la parte logica del Borgo Antico, capace di spiegare quel “di più” di meraviglia che nasce dall’amalgama degli ingredienti, le facce e le storie diverse di questo “gioioso” paese calabrese. Anche i luoghi d’arte e di storia della città, naturalmente, sono fonte di continuo stupore: dal Palazzo “Amaduri” una delle più antiche e prestigiose dimore nobiliari di Gioiosa Jonica ai tanti altri Palazzi belli e affascinanti o dalle ricche Chiese ancora oggi meta di culto per migliaia di fedeli provenienti da tutta la Calabria.

ROGLIANO è una cittadina collinare in provincia di Cosenza, piena di storia, Cultura e attività commerciali.
Dalle pagine di viaggiatori europei dell’ottocento. Arthur Jobn Srtutt viaggiatore e disegnatore di paesaggi, inglese che descrive il suo cammino da Napoli in Sicilia attraversando la Calabria: <>.
Baricentro della Valle del Savuto (fiume che scorre nel territorio), posta su colline ricche di alberi da frutto e vigneti, questa città rappresenta da sempre il principale punto di riferimento delle attività sociali, economiche e culturali del comprensorio. Borgo d’arte per opera delle sue maestranze, ricco di documenti, luogo importante per la presenza di scuole, musei, banche, istituzioni statali e uffici di pubblico interesse, alberghi e ristoranti. Da secoli Rogliano è conosciuta come località di attività commerciali tra le più variegate e, in particolare, per l’artigianato (nella lavorazione del ferro battuto, ceramica, legno, cuoio). Per la sua naturale e felice posizione geografica è l’anello di congiunzione fra l’altopiano della Sila, le coste del mar Tirreno, le province di Cosenza e Catanzaro. La vecchia conformazione urbanistica (a ferro di cavallo) è suddivisa in rioni, ciascuno con una propria chiesa parrocchiale, una piazza con la fontana, un palazzo gentilizio, tante case sistemate l’una accanto all’altra. Rogliano è conosciuta come il Borgo dalle dodici Chiese e dei due Centri Storici: “Cuti” e “Rota Donnanni”. Chiese e palazzi abbelliti da stupendi portali in tufo, scolpiti dalle abili mani degli “Scalpellini Roglianesi” famosi per i loro canoni stilistici, e per le loro opere sparse in Calabria e nelle sale del Palazzo Reale di Napoli. Una strutturazione ancora ben visibile nei quartieri Serra, Patinelli, Spani e Cuti ma anche una posizione caratteristica e una storia brillante che nel tempo ha saputo garantire civiltà e operosità nel contesto sociale e culturale calabrese che, come quelle di molti altri paesi della regione, si perdono nella notte dei tempi. Cuti, “cedula” dell’Universtitas di Rogliano, fra le più attive economicamente (per come è anche riportato da un documento datato 12 agosto 1742, della Tesoreria Provinciale della Calabria Citra). Nonostante Cutì fosse un quartiere periferico del paese di Rogliano, è stato sempre (quasi) autonomo, tanto che quest’autonomia rappresentata dalle molte figure professionali di buon “ceto” (medici, avvocati e valenti imprenditori di larghe vedute), che nel 1833 i “Decurioni cutesi”, espressero il desiderio, con tanto di documento al Re di Napoli Ferdinando II di Borbone, di separarsi da Rogliano e poi diventare comune autonomo. Il documento è intitolato: “Supplica Umiliata”, ma come si evince dallo stato attuale, il Re annullo la richiesta. Il nome Cuti deriva dal termine dialettale “cuticchia” tipica pietra di fiume ovale, di cui un tempo era pavimentata la via principale del Rione Via Pietro Nicoletti, in ricordo del patriota cutese che al tempo della Repubblica Napoletana1799, partecipò ai moti contro il dispotico Governo Borbonico, arrestato fu condannato a morte e poi impiccato. Come ogni centro importante che si rispetti anche Rogliano vanta un bel mercato settimanale, con una notevole peculiarità legata alla sua storia. Infatti, sin dall’8 marzo 1826, il mercato settimanale è stato istituito di domenica. Addirittura, alcune fonti storiche raccontano di tracce di un mercato domenicale già prima della sua istituzione ufficiale. Rogliano sin da quei tempi definiva la sua vocazione di città “borghese”. Infatti, era Comune “demaniale” già per concessione sovrana sin dal 1631 (addirittura anche da tempi lontani come citato in altre fonti, documentali). Rogliano dopo la ricostruzione dovuta ai devastanti terremoti e alle frequenti alluvioni, abbandonò il fondovalle ai piedi del fiume “Savuto”, per trasferire il centro abitato in collina, portando con sé la tradizione del mercato che divenne istituzione periodica settimanale domenicale, forse per sovrana concessione (per come avveniva di solito a quei tempi). Un mercato che si è da sempre basato sul commercio, l’artigianato, i prodotti tipici, gli ortaggi, le olive schiacciate (vera prelibatezza) e il profumato origano del Savuto, nonché le prelibatezze provenienti dai monti prospicenti della Sila, come: funghi, castagne e quant’altro. Tra i prodotti d’eccellenza vi è il vino del Savuto che nasce da vitigni autoctoni di “pecorello” nero, chiamato così per il suo carattere austero ed elegante che si abbina a gustose carni rosse, con sughi corposi e salumi dal gusto intenso. Oggi, lo storico mercato domenicale è un marchio identitario per la Valle del Savuto, riconosciuta e rinomata in tutto il mondo, in particolare da anni, per i prodotti caserecci e da forno. Infatti, primeggia nella provincia di Cosenza per il celebre e squisito pane tipico nostrano, e, in particolare quello di “Cuti” zona storica periferica del paese.

Nicodemo Vitetta

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