Le dimissioni di Isidoro Napoli: un documento da leggere e da comprendere

Le dimissioni di Isidoro Napoli: un documento da leggere e da comprendere

Pubblichiamo nella sua versione integrale il documento politico-culturale con cui Isidoro Napoli ha deciso di spiegare le sue dimissioni da consigliere comunale di Marina di Gioiosa Ionica. Ci pare una riflessione di grande spessore, su cui sarebbe opportuno aprire anche una seria e proficua discussione pubblica.

12/Giugno/2017
Al Presidente del Consiglio Comunale
Comune di Marina di Gioiosa Ionica
Dott.ssa Loredana Femia
E p.c.
Sig. Sindaco Avv, D.Vestito
Gruppo Consiliare di Libertà e Partecipazione
Sig. Segretario Generale Dott. A.Tresoldi

Presento al Consiglio Comunale le irrevocabili dimissioni da Consigliere Comunale.
Lascio con rammarico l’incarico di Consigliere Comunale e contemporaneamente l’incarico
che, con grande generosità e fiducia mi aveva assegnato il Sindaco Vestito, per essere venute
meno le premesse che mi avevano spinto ad accettarlo.
Chi abbandona il campo ha sempre torto. Tuttavia, in perfetta coerenza con la mia intera
vita, mutuando le parole di Bertolt Brecht, mi siedo dalla parte di chi ha torto, visto che tutti
gli altri posti sono occupati.

Sisì Napoli – Assessore Urbanistica Comune di Marina di Gioiosa Jonica

Nasce questa avventura sotto la guida del Sindaco Vestito, all’indomani dello scioglimento
del Consiglio Comunale ed a conclusione del mandato della Commissione di accesso
nominata dal Ministro degli Interni per infiltrazioni mafiose.
Un ragguardevole gruppo di Cittadini, consapevole che il destino delle Collettività è scritto
dalle Persone che la compongono, e nel momento storico dato, decidono che non c’è alcuna
giustificazione a restare a guardare con indifferenza ciò che accade nella propria Città. Dopo
lunghi ed appassionanti confronti pubblici, in assoluta trasparenza, novità ricca di sostanza se
si vuole cogliere il senso di innovazione che si porta appresso, si individua un gruppo di
persone che avrà l’incarico di partecipare alla competizione elettorale sulla base di un preciso
ed articolato programma elettorale ed avendo come unico costante riferimento la
Costituzione della Repubblica Italiana.
Gli incarichi che mi sono stati affidati, dagli elettori prima, non con una valanga di voti, e dal
Sindaco Vestito poi, non li ho chiesti, non li volevo e tuttavia li ho vissuti come un grande
onore.
Per la prima volta nella storia elettorale di questa Città, il numero degli elettori che partecipa
al voto, scende al di sotto del 60% degli aventi diritto. Già questo dato, insieme alla sua
distribuzione territoriale, avrebbe meritato una riflessione attenta, non solo da parte nostra
ma anche dalle altre autorità dello Stato.
Tutta l’attenzione però, viene assorbita dalla “ineleggibilità” di Raffaele Gennaro, primo
degli eletti di Libertà e Partecipazione. Negli anni ’70 ebbe un problema con la giustizia, ha
abbondantemente pagato il suo debito con grande dignità, diventando in seguito un punto di
riferimento per larghe fasce di popolazione per le sue grandi doti umane e professionali.
Questo evento evidenzia, tra l’altro, l’anacronismo di alcune leggi dello Stato, nella fattispecie
la Legge Severino. Raffaele, infatti, potrebbe essere eletto alla Camera, al Senato, potrebbe
essere eletto Presidente della Repubblica o Parlamentare Europeo, ma non Consigliere
Comunale nel proprio Paese, con buona pace dell’ANCI che, nel mentre il Parlamento
approvava la Legge Severino, impegnava i propri dirigenti ad assecondare i vari governi nella
stesura della legge sulla redazione dei bilanci negli EE.LL. sulla quale dirà il Sindaco, se lo
riterrà opportuno, in maniera più appropriata di quanto non sappia fare io. Ma questo
avvenimento è sufficiente a distrarre l’attenzione dall’analisi del voto. A breve tempo dall’inizio del nostro mandato, tra i primi atti pubblici, ci recammo col Sindaco ad incontrare il Vice Ministro agli Interni F. Bubbico per accelerare la procedura di
finanziamento per la trasformazione di un palazzo confiscato alla ndrangheta in Caserma dei
Carabinieri. Avremmo dovuto incontrare anche il Presidente della Commissione Difesa del
Senato, Sen. La Torre, il quale però con grande sensibilità istituzionale, non si fece trovare.
Col Senatore Bubbico instaurammo un positivo rapporto istituzionale che portò lo stesso a
venire, qualche mese dopo, nel nostro Comune a presiedere un importante convegno tra
Istituzioni e Servizi dello Stato, proprio sulla legge istitutiva dello scioglimento dei Comuni
per infiltrazione mafiosa.
In Città i primi conflitti si intravvedono quando diventa subito evidente che la compagine
guidata da Domenico Vestito non è disponibile a registrare semplicemente lo status quo.
Salta il baricentro dei poteri consolidati. Saltano le coordinate entro cui vi era la certezza di
agire. Come accadeva appunto da decenni, con qualche nobilissima eccezione.
Nei decenni ’70 e ’80 la piccola borghesia sedicente illuminata ed una imprenditoria,
prevalentemente bottegaia, rinunciano con una sorta di pacifica abdicazione, al proprio
ruolo di classe dirigente, per meri interessi di bottega. Preferiscono farsi rappresentare e
dietro i vari paraventi badare ai propri affari. Lo sgretolamento dei Partiti, sostituiti da
comitati elettorali, nella più benevola lettura, quando non propriamente da comitati di affari,
completano il panorama politico del territorio.
Basta uno sguardo alla devastazione urbanistica verificatasi a partire da quegli anni, con la
complicità e la compiacenza, in loco di quella che avrebbe dovuto essere la classe dirigente
generale, e da parte dello Stato centrale con i reiterati condoni che rendevano sempre più
arroganti i furbi ed i prepotenti, relegando gli onesti nella categoria, molto meno diffusa, dei
fessi. Con poche e nobilissime eccezioni, come l’Amministrazione Macrì, ripeto, questa è la
sintesi storica della società di Marina di Gioiosa Ionica. Non molto dissimile tuttavia da ciò
che è accaduto su più larga scala in Calabria ed in Italia
Quindi l’avvento della Amministrazione Vestito fa perdere i punti di riferimento dati per certi
da molta parte della pubblica opinione. In parte anche a coloro i quali avevano sostenuto in
campagna elettorale la lista poi uscita vincente dalle urne.
Rimanevano sbigottiti coloro i quali aspiravano ad incarichi professionali diretti, non appena
verificavano che la procedura di evidenza pubblica rappresentava la nuova norma.
Sbalordivano quelli abituati a dettare gli inserimenti di opere pubbliche negli strumenti
urbanistici, anche se di dubbia utilità e sicuramente molto più onerosi per il servizio ai
Cittadini, quando ricevevano un rifiuto a obbedire agli ordini. Addirittura compariva
qualche buffo personaggio nei panni di un redivivo Marchese del Grillo che richiedeva
apertamente, senza infingimenti, un regime speciale per i propri abusi perché “…io so io e
voi non siete un cazzo”. Insomma, molta parte di questa collettività aveva puntato a
cambiare tutto perché nulla cambiasse.
Questa Amministrazione ha dovuto difendersi anche di fronte a fatti paradossali come far
rispettare un principio universale, salvo che nella Cina della Rivoluzione Culturale, che
impone di non attraversare un incrocio col semaforo rosso.
Cinque milioni di Euro circa di crediti da tributi non riscossi dalle ultime Amministrazioni,
anche quelle Commissariali. Una percentuale di riscossione sempre dei tributi, da fare
rabbrividire. Un dato questo che procurerà non pochi danni per lunghi anni all’intero sistema
della Città e soprattutto alla parte più debole e più fragile di essa. Questa è una parte
dell’eredità che abbiamo trovato all’atto dell’insediamento e che non abbiamo mai,
colpevolmente, raccontato. Le relazioni tra gli Amministratori ed il personale improntate al
più bieco paternalismo. Non doveri e diritti, ma favori e dispetti. Così i rapporti dell’Ente con
i Cittadini. Alcuni Marchesi del Grillo arroganti a cui tutto era dovuto e la plebaglia a cui
veniva concessa, di tanto in tanto la pacca sulle spalle. Non Cittadini ma sudditi. Pochi con
tanti privilegi e la moltitudine sottomessa. Una concezione barbara e medievale della
partecipazione. Preferita quella dei crocicchi delle strade, dove l’invettiva, il dileggio, il
pettegolezzo sostituivano il dibattito a viso aperto. Si svegliavano nel frattempo le anime
belle, quelle che in tutti i passati decenni erano stati impegnati nello studio di difficilissimi
trattati filosofici non avendo avuto perciò il tempo di accorgersi del degrado che stava
avvolgendo la città. Certo, mai in un pubblico dibattito, sempre nei capannelli occasionali,
servendosi poi di qualche utile idiota come megafono, avevano scoperto che il Sindaco e la
Giunta Comunale potevano essere fatti oggetto di critiche, anche infondate e feroci, magari
ricostruendo a proprio uso e consumo fatti che ad una onesta analisi non stavano in piedi.
Aprire i rubinetti del fango non costa nulla, con la certezza inoltre che è inutile provare a
chiuderli perché gocciolano sempre. Tutto per qualche pugno di voti. Con enorme sprezzo
del pericolo, e del ridicolo, si sbizzarrisce e si esibisce l’intellettuale pettegolo, quello che
conosce l’invettiva e l’insulto, mai la proposta articolata ed argomentata. Nascosto,
naturalmente, nella impersonalità del branco.
Sono stati dieci complessivamente i momenti di partecipazione avviati sul PSC, senza alcun
obbligo per l’Amministrazione, perché il fascicolo della partecipazione era stato chiuso dalla
Commissione di accesso che ci ha preceduti. Supportati da professionisti di altissimo livello
professionale ed etico come l’architetto A. Alfieri, dirigente dell’Ufficio Urbanistica, il Prof.
Imbesi e l’ingegner N. Errigo, e prima dal compianto Architetto Stefano Cortale, avevamo in
mente di suscitare la più larga partecipazione possibile sul progetto cardine, il disegno della
Città nei prossimi decenni. Dieci iniziative, rivolte alle categorie professionali, alle
Associazioni, ai singoli cittadini che in un modo o in un altro avessero da dire qualcosa, fare
qualche proposta migliorativa. Sommando le presenze in tutte e dieci le iniziative, abbiamo
raccolto la partecipazione di cinque persone
La nostra Città, disegnata in un ordinato sistema di assi ortogonali dal Prof. L. Benevolo
nella metà degli anni ‘60, grazie ad una illuminata intuizione degli Amministratori
dell’epoca, ha subito nel corso dei successivi decenni una paurosa aggressione speculativa che
oltre ad avere deturpato il paesaggio, ha reso caotica ed inefficace la rete viaria e dei servizi di
urbanizzazione. La vivibilità di parti importanti di Città è scesa paurosamente a livelli di
periferia degradata. Tra gli obiettivi che ci eravamo posti c’erano, in prima istanza la
disarticolazione di questo processo di degrado e l’avvio di una politica urbanistica tesa a
bloccare il consumo di suolo rivolgendo invece l’attenzione al recupero ed alla rigenerazione
del patrimonio edilizio esistente. Sia sotto il profilo energetico sia sotto il profilo estetico e
strutturale. Obiettivi che sono coerenti con la necessità di salvaguardare l’ambiente da
ulteriori immissioni di CO2 e prevenire i drammi derivanti da eventi calamitosi alluvionali e
sismici che, stando agli studi geologici del nostro territorio, rappresentano una certezza
piùttosto che una probabilità. La maggior parte dell’edificato, in particolare dell’ultimo
trentennio, è stata realizzata nel disprezzo più assoluto delle più elementari regole
urbanistiche ed antisismiche. Contando naturalmente, sulle tre famose scimmiette in sede
locale e sul solito condono edilizio che, a cadenza regolare, sarebbe intervenuto ed avrebbe
sanato e legittimato tutto.

La approvazione del PCS avvenuta di recente avvia una fase di governo del demanio
marittimo non più approssimativa ma guidata da un importante strumento di
programmazione ed uso del territorio. Giova ricordare che l’atto di indirizzo del PCS ,
redatto dalla Commissione d’accesso che ci ha preceduto, prevedeva di allargare il numero
delle concessioni di altre 4 unità oltre le 17 già esistenti. Questa Amministrazione ha revocato
quell’atto e ne ha stilato uno nuovo nel quale quelle 4 nuove concessioni sono state cancellate.
L’altro importante terreno sul quale abbiamo concentrato la nostra attenzione è stato
allargare e qualificare gli spazi pubblici e di pubblica utilità. Il parco urbano e la Piazza delle
FF.CC.LL. rappresentano coerentemente l’avvio di questo percorso che comprende azioni
tese a dare una identità alla Città ed un ricongiungimento delle varie parti da cui è composta
che oggi sono nettamente separate le une dalle altre. La zona sotto la ferrovia attorno al
Lungomare C.Colombo, interessata da uno specifico piano di rigenerazione e dal PCS di
imminente adozione, da riconnettere con più attraversamenti pedonali stabili al centro
consolidato che si articola attorno alla Via C.Felice e Via Montezemolo nella ricca rete di
negozi; insieme, connettere queste aree al Parco Urbano ed al parco naturalistico dell’area di
Romanò. Ricongiungere le periferie, in particolare la Zona di Torre Galea e del Porticato
attraverso piani zonali di recupero urbanistico e percorsi ciclo pedonali. Recuperare con
finalità agro-turistiche i borghi antichi di Camocelli e Junchi.
Strategie Urbanistiche che contrastano con proposte di improbabili Centri Commerciali
(LIdL per la precisione) che distruggono definitivamente la fragile rete commerciale e
condannano alla marginalità tutto il rimanente territorio e tutta la Città.
Abbiamo avviato processi di compensazione e di perequazione con alcuni proprietari di aree
urbane. Alcuni hanno dato esito positivo per i proprietari e per la collettività. Altri sono stati
avvilenti e da fare cadere le braccia per la pochezza delle proposte e per la più totale assenza
di un briciolo di interesse per il Bene Comune.
Anche queste stravaganti proposte hanno avuto sostegno da parte di chi pur di attaccare
l’Amministrazione Comunale si alleerebbe col demonio indifferente verso i danni che si
produrrebbero agli interessi di settori economici importanti della sua collettività.
Sono state smaltite tutte le domande di condono edilizio che accumulavano polvere dal’
1984-1995-2005. Centinaia di cittadini che attendevano una risposta da più di trent’anni.
La nostra Città nel corso degli ultimi tre anni è diventata un punto di riferimento della
politica territoriale. L’Unione dei Comuni della Valle del Torbido ha rappresentato, tra il
2014 ed il 2015 ed il 2016 il banco di prova di un nuovo modo di concepire
l’Amministrazione della cosa pubblica. Non più rinchiusi nei propri cortili ma aperti alla
collaborazione con le Amministrazioni vicine con le quali si condividono i problemi e la
soluzione degli stessi. Ancora protagonisti in ambito territoriale nell’animare una visione
urbanistica del territorio nella sua globalità per poter avere un ruolo più pesante e prestigioso
nel confronto con con gli Enti sovraordinati come la Città Metropolitana di Reggio Calabria
e l’Ente Regione, dove abbiamo ottenuto concreta attenzione alle proposte per la creazione
di un Polo logistico multimodale nell’area di incrocio della ss 682 e la variante della ss106,
proposta inserita nel Piano Regionale Trasporti, gli attraversamenti pedonali con cavalcavia
della Ferrovia Ionica e la realizzazione di una rete importante di Ciclovie che
modificheranno positivamente e radicalmente il concetto stesso di mobilità delle Persone in
tutta la Locride. Il tutto guidando e sospingendo un ampio schieramento di Amministrazioni
locali. Le stesse Amministrazioni coinvolte negli innovativi strumenti urbanistici quali i
Contratti integrati di Costa e di Fiumara, primo esperimento in ambito regionale e perciò
assunto come progetto pilota dal Governo Regionale, per la salvaguardia, tutela e
sfruttamento sostenibile dei corsi d’acqua e delle coste nel territorio compreso tra i Comuni
di Caulonia ed Ardore. Questi progetti, sospinti dal nostro entusiasmo, hanno prodotto
risultati non scontati. L’elenco interminabile dei progetti messi in piedi in tutti gli ambiti di
azione della Amministrazione Comunale, ed i risultati raggiunti, non fanno parte delle
finalità di questo intervento. Un unico esempio mi piace sottolineare. La fatica ed il sacrificio
di Maria Elena Loschiavo, Vice Sindaco, davanti alla quale i galantuomini di un tempo si
sarebbero tolti il cappello al suo passaggio, nella realizzazione di un doposcuola, totalmente
gratuito rivolto particolarmente ai bambini appartenenti a famiglie disagiate. Insieme a tante
altre Persone, tutte qualificate e volontarie, hanno realizzato un bellissimo servizio.
Scontrandosi con ostilità pretestuose, sia da una parte della istituzione scolastica e di alcuni
docenti, sia da parte di alcune famiglie che peraltro usufruivano del servizio stesso.
Toccherà al Sindaco ed ai colleghi Assessori fare il bilancio complessivo della nostra attività.

E pur tuttavia non sono questi elencati i fatti che mi hanno portato a fare la scelta di lasciare.
Le importanti sfide hanno agito da carburante e contro gli anacronismi su elencati ero e sono
sufficientemente attrezzato a resistere.
No. E’ la composizione dell’intera squadra che lo Stato, in tutte le sue articolazioni, avrebbe
dovuto mettere in campo in una realtà scomoda e difficile come la nostra, per un obiettivo
così straordinario, che non mi ha convinto e che sempre più suscita le mie perplessità. Chi
parla ha creduto che oltre ai componenti di questo Consiglio, alla squadra dovesse essere
necessariamente iscritta la parte sana, che è maggioritaria, di questa collettività, impegnata
insieme a noi alla costruzione di una Comunità compiuta. Ed ancora S.E. il Prefetto di
Reggio Calabria in rappresentanza del Ministro degli Interni e del Governo, gli Uffici della
Procura della Repubblica, l’Arma dei Carabinieri, la Questura, la Giunta regionale ed il suo
Presidente e tutte le altre istituzioni impegnate in un territorio difficile e complesso che,
voglio ricordarlo, non si trova in Valle d’Aosta, ma in Calabria e nella Locride.
Invece la Squadra non è facilmente identificabile. Si avverte il fetore di circoli poco
trasparenti. Alcuni agiscono come se non ci sia la consapevolezza della posta in gioco.
Oppure peggio ancora, come se fossero impegnati a ristabilire lo status quo ante. In una
frase : restituire le leve del Governo della Città ai legittimi proprietari di sempre.
Lo Stato, quello Stato che avrebbe dovuto, insieme a noi, combattere questa lunga e dura
battaglia di riscossa contro l’oppressione malavitosa, si presenta invece come un esercito di
occupazione che, nella migliore delle ipotesi sta a guardare quando non prende decisamente
le parti dell’oppressore per ridurti al silenzio.
Soltanto minacciosi interventi, il più delle volte veri e propri diktat, mai un serio contributo a
risolvere i problemi, mai un tentativo di affrontarli nel rispetto reciproco e delle reciproche
competenze. Ti impone di prenderti in cura i beni confiscati e poi ti schiaccia sotto il peso
delle gravose responsabilità che ciò comporta senza darti le risorse per affrontarle. A volte
con la sensazione che stiano li, in attesa di un errore, per saltarti al collo ed azzannarti.
Ti impone leggi di bilancio che neanche gli usurai più feroci sarebbero in grado di inventarsi.
Anzi, gli usurai le proprie vittime le tengono in vita, strozzandole. I Comuni invece vengono
costretti a morire sotto il peso di norme tanto più idiote quanto più impossibili da rispettare.
E’ inequivocabile la volontà di smantellare l’ultimo baluardo della Democrazia, dove la
rappresentanza è scelta, come afferma la Costituzione, dai Cittadini elettori. L’ultimo posto
residuo. Intollerabile per quei poteri, palesi ed occulti, che si avvalgono di un potere
usurpato, di nominare i propri affiliati ed i componenti dei vari cerchi magici, ad incarichi
che, per legge, dovrebbero essere elettivi.

Un grande leader laburista inglese affermava che in democrazia il potere, qualunque potere,
anche quello del Prefetto, dovrebbe essere sottoposto sempre ad almeno cinque quesiti:
1) Che potere hai
2) Dove lo hai preso
3) Per quali interessi lo eserciti
4) A chi devi rispondere
5) Come possiamo liberarci di te.
Strano modo di interpretare la democrazia nel nostro Paese. Gli unici rappresentanti
veramente eletti dal popolo, i Sindaci, costretti a sottomettersi a norme e leggi inventate da
nominati che nessun cittadino ha mai votato ed eletto. Nominati che rappresentano soltanto
interessi di lobby, palesi ed occulte.
In virtù di un sistema con queste “regole” a Febbraio, S.E. il Prefetto di Reggio Cal. ha
nominato una Commissione d’accesso per sospetto inquinamento del Comune da parte della
criminalità organizzata. Nessuno ha il diritto di sapere quali sono le motivazioni che hanno
spinto il funzionario di Governo ad una scelta così grave. Nel tempo in cui si discute se Totò
Riina può tornare a casa, un gruppo di Amministratori locali, non ha diritto di sapere per
cosa viene indagato il Comune che amministra, o peggio ancora, indagato egli stesso.
Ma veramente il Prefetto di Reggio Calabria per dirimere il dubbio che l’Amministrazione
Comunale di Marina di Gioiosa fosse inquinata dalla ndrangheta aveva bisogno di attivare la
commissione d’accesso?
La Commissione di accesso è un istituto giuridico che viene attivato in casi eccezionali.
Motivato in genere da gravi e fondati sospetti di inquinamento di carattere mafioso di quella
Amministrazione.
A deciderlo è il rappresentante del Governo, il Prefetto. Dopo avere sentito il comitato
provinciale per l’ordine e la sicurezza che è costituito dallo stesso Prefetto, da Capo della
Procura della Repubblica, dal Questore, dal Comandante provinciale dell’Arma dei
Carabinieri e dal Comandante provinciale della Guardia di Finanza.
Uno dei primi atti del nostro mandato fu una bella cerimonia sulla legalità durante la quale,
in presenza del Col. dei CC De Magistris, Comandante del Gruppo Carabinieri di Locri, fu
regalata agli alunni della scuola media ed agli insegnanti, una copia della Costituzione Della
Repubblica Italiana. Alla fine della manifestazione ci trasferimmo tutti quanti in Municipio.
Il Col. De Magistris mandò avanti la sua macchina di servizio e si fece a piedi, a fianco del
Sindaco il tratto di strada tra l’edificio scolastico ed il palazzo municipale. Non era certo il
bisogno di una passeggiata. Ma la reciproca e visibile legittimazione tra due Istituzioni dello
Stato che intendevano camminare, ognuna nella propria sfera di competenza, fianco a
fianco.
L’attuale comandante del Gruppo CC di Locri non lo conosco.
Mi venne in mente, durante quella breve passeggiata, il Prefetto di Palermo, il Generale
Dalla Chiesa. Cercava il riconoscimento e la legittimazione delle Istituzioni e non gli fu
concessa né l’uno né l’altra . Anzi fu isolato da tutte le autorità , ed infine, quando fu a tutti
evidente che era solo, fu ucciso insieme alla Moglie e ad un cocciuto Agente di scorta che
non volle abbandonarlo fino alla fine. Delegittimazione, Isolamento, Morte.

La palese ed universalmente riconosciuta assurdità di questo provvedimento produrranno
danni irreparabili all’immagine dello Stato, non certo alla ndrangheta. In certi ambienti si
brinda a champagne per la delegittimazione che questo provvedimento provoca ad una
Amministrazione come quella del Sindaco Vestito definito “sbirro” per gli atti che hanno
caratterizzato l’azione di governo in questi tre anni.
Aspettiamo l’esito dell’indagine con fiducia. Un modo di dire a cui, se mi è consentito, non mi
voglio rifare.
Io non mi fido!
Questi terribili mesi non si potranno liquidare con un semplice : non abbiamo trovato alcun
riscontro ai sospetti. Ed alla fine, parafrasando il titolo di un vecchio film di Damiano
Damiani, “L’istruttoria è chiusa, dimenticate!”
Ci può stare un atto della Procura teso ad indagare su una presunta illegittimità di qualche
provvedimento su circa settantamila atti, ma la commissione d’accesso… Per come dice la
legge istitutiva di questo gravissimo provvedimento, presume esserci indizi più che fondati di
inquinamento mafioso.
Mi verrebbe da dire, ma come si permettono!
Il caparbio silenzio della politica dei piani più alti fa da controcanto all’azione del Comitato
provinciale per l’ordine e la sicurezza. Silenzio dai … partiti e silenzio assordante dalle
istituzioni. Alcuni uomini del governo nazionale e regionale addirittura decidono di tagliare
le comunicazioni, peraltro molto produttive, che si erano instaurate nei mesi precedenti. Il
timore di avere contatti con sospetti di connivenza malavitosa, consiglia prudenza.
Ripeto: ma come si permettono!
L’indignazione non basta. Qui siamo al fronte. Il Sindaco Vestito non ha a disposizione la
macchina blindata o la scorta. Nessuno di noi l’ha. Non l’abbiamo chiesta. Tutt’altra cosa
però, è sentirsi colpiti alle spalle da parte di chi invece le spalle doveva coprirtele.
Il mio rovello di queste settimane è cosa diremo a tutti quei giovani professionisti che in
maniera assolutamente volontaria e gratuita hanno dato vita alla più bella esperienza di
questi tre anni? Il gruppo della Rigenerazione Creativa. Progetti, interventi, spettacoli,
cultura e arte. Cooperazione con gli Studenti e i Docenti della Facoltà di Architettura
dell’Università di Venezia, lo IUAV, sull’Urbanistica in tempi delle grandi migrazioni di
massa. Essere stati partecipi di questi momenti è stato semplicemente esaltante. Che diremo a
questi splendidi ragazzi? Scusate, lo Stato non ha bisogno di voi, avete sbagliato tutto. Avete
collaborato con dr. Jekyl e Mr. Hyde.
Un rammarico che mi accompagnerà per lungo tempo è dovuto al non avere avuto la
capacità di suscitare la giusta attenzione al tema dell’accoglienza in una Città dove sono già
presenti numerose Persone provenienti da Paesi lontani dove i diritti più elementari vengono
negati e che vivono i mezzo a noi da fantasmi. Un tema questo che prima o poi dovrà essere
affrontato.

Il Palazzo Municipale di Marina di Gioiosa Ionica

Concludo con un invito a S.E. Il Prefetto. Figura napoleonica che contraddice con la propria
esistenza lo stesso concetto di Autonomia Locale.
Eccellenza, si prenda cura di questa collettività, insieme agli altri componenti del comitato
provinciale per l’ordine e la sicurezza . Magari ogni tanto venendo di persona, senza barriere,
a guardare con i suoi occhi questo territorio, ad incontrare i suoi abitanti. A tentare di
scrivere un bilancio. A fare tutto ciò che un giovane Avvocato fa, dopo avere abbandonato la
propria carriera professionale per cinque anni, per tentare di tenere pulito, illuminato il
Paese. Dare l’acqua a tutti. Tentare di dare la mensa scolastica, il trasporto scolastico. Provare
a far capire che la Legge è uguale per tutti, ma soprattutto, che tutti sono uguali davanti alla
Legge.Tentare di mostrare, insomma, ai propri concittadini il volto di uno Stato autorevole,
non autoritario, al contempo consapevole che la costruzione di una coscienza diffusa del
senso della Comunità ha bisogno dell’azione congiunta di tutti gli attori di cui lo Stato
dispone, ognuna nella propria sfera di competenza, ma in cammino fianco a fianco.
Da soli è decisamente complicato se non materialmente impossibile.

Isidoro Napoli
Assessore Urbanistica ed Unione dei Comuni Valle del Torbido
Comune di Marina di Gioiosa Ionica
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