SCIOGLIMENTO COMUNI, L’OPINIONE DI PIETRO SERGI DI SINISTRA ITALIANA

SCIOGLIMENTO COMUNI, L’OPINIONE DI PIETRO SERGI DI SINISTRA ITALIANA

Riceviamo e pubblichiamo:

Il dovere dello Stato di promuovere, tutelare ed incoraggiare chi vuole amministrare onestamente.
Altri consigli comunali sciolti, altri presidi di Democrazia che spariscono! Non entro nelle vicende giudiziarie, non mi competono e dico solo: quelle facciano il loro corso. Io punto il dito su un altro aspetto: le Istituzioni sono assenti. Si sta verificando un vuoto di potere istituzionale, si avverte la mancanza del cuscinetto dello Stato tra un potere legittimo che va avanti per la sua strada, quello della magistratura, e i cittadini. Questo significa un duello diretto tra popolazione e Istituzione giudiziaria, mentre lo Stato latita. Il rischio è che la comunità accetti lo scontro con la magistratura e si vada verso un ulteriore inasprimento dei reati di ogni genere, mentre lo Stato latita o si nasconde dietro un altro potere, lavandosene le mani della questione Meridionale. La legge sugli scioglimenti va rivista, perché è una legge che NON tutela gli amministratori onesti, che  fa di tutta l’erba un fascio e rinuncia a fare selezione di classe Dirigente locale, con ripercussioni verso l’alto, visto che spesso le carriere politiche cominciano – o sarebbe opportuno cominciassero – dal basso.

Sono molto sensibile a questo problema, e provo a spiegarvi perché, partendo dalla convinzione che il sistema regionale e nazionale sia troppo permeabile alla corruzione e spesso alla cattiva amministrazione della cosa pubblica. Ma non si può generalizzare.

Mi voglio soffermare soprattutto sulle piccole realtà, piccoli Comuni dove le elezioni amministrative rappresentano spesso un fatto folkloristico, oltre che politico, viste le loro dinamiche fatte da liste civiche  spesso mischiate da sensibilità politiche tra le più distanti e disparate tra di loro. In questi piccoli comuni dove tutti si conoscono, spesso è difficile trovare persone disponibili a spendersi per un impegno amministrativo, e quando si riesce a trovarli sono ormai considerati degli incoscienti da tutti quanti. Non a torto, visto come vanno le cose. Parlavo della rinuncia dello Stato a fare selezione di classe Dirigente attraverso questa legge che butta sempre via il bambino con l’acqua sporca.

Provo a spiegare con una metafora che prende in prestito il principio della mela marcia nella cassetta di mele sane. Ecco, se io ho due cassette di mele e in una mi accorgo che ce ne sia una marcia, non è che posso buttare via le mele buone con quella marcia, cassetta compresa. Perché poi:

 

1)            Anche nell’altra cassetta ce ne potrebbero essere, se devo rifare tutto daccapo e

2)            Non e’ detto che le mele buone della seconda cassetta, vista la fine che hanno fatto le mele buone della prima cassetta, abbiano ancora voglia di impegnarsi ad amministrare.

Se invece si instaurasse un meccanismo dove non solo venisse buttata via la mela marcia ma si tutelassero maggiormente le mele buone , un meccanismo che fosse studiato per integrare le mele buone, avremmo incentivato l’impegno delle mele  buone e consentito ad un’amministrazione di andare avanti senza essere costretta a ricominciare tutto daccapo. In caso contrario, quelle mele buone buttate via sarebbero marchiate vita natural durante dall’onta di uno scioglimenti per infiltrazioni mafiose, farebbero scattare anche un meccanismo di autodifesa non certo in coloro che “ci provano”, ma in quei cittadini onesti che non si vogliono più impegnare perché tanto vanno a casa onesti e disonesti, in una equiparazione ingiusta tra buoni e cattivi, mele marce e mele sane. Così, e torniamo al punto, si abbandona il DOVERE di selezionare le classi dirigenti. Questo senza nulla togliere alle capacità amministrative, e spesso umane, dei Commissari chiamati ad amministrare i comuni sciolti per infiltrazioni. Ma non rappresentano la normale prassi amministrativa di uno Stato Democratico.

Insisto molto sulla necessità di rivedere la questione Meridionale inserendo la necessità di rimediare ad un Gap di Democrazia sempre più clamoroso ed evidente e ad interrogarsi sulla volontà di avere ancora dei presidi democratici intermedi e più prossimi al cittadino che li sceglie attraverso le elezioni locali.

Credo sia importante che uno Stato, dunque, tuteli gli Amministratori onesti e persegua i meno onesti. Purtroppo, i tempi della Giustizia italiana sono più lunghi di intere legislature compiute, con il rischio di scoprire che si siano fatti degli errori giudiziari che avranno già compromesso l’azione di una amministrazione per ¾ fatta da amministratori che ben stavano amministrando. E insomma, molliamo lo sfasciacarrozze e muniamoci di cacciavite per aggiustare il motore. Altrimenti saremo costretti ad eleggere sceriffi e non Sindaci.

Pietro Sergi, Direzione Nazionale di Sinistra Italiana

 

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