Editoriale – Ciavula non fa beneficenza. Vogliamo cambiare le cose, anche a Caulonia!

Editoriale – Ciavula non fa beneficenza. Vogliamo cambiare le cose, anche a Caulonia!

Visto che fra i tanti apprezzamenti per le attività sociali promosse da Ciavula a favore dei cauloniesi più in difficoltà non sono mancate alcune critiche dei soliti leoni da tastiera, incapaci di agire e quindi sempre pronti ad attaccare chi non si limita a vivere per respirare, e di qualche esponente di spicco dell’amministrazione comunale al grido di “La beneficenza si fa in silenzio e non sui giornali”, ritengo di dovere precisare alcune cose.
La beneficenza fatela voi per lavarvi la coscienza, a noi non interessa. Noi vogliamo cambiare le cose. Noi crediamo nelle politiche sociali non intese come il favore di un benestante nei confronti di chi ha di meno ma come un diritto di tutti gli esseri umani a godere dei beni e dei servizi essenziali nell’attuale società.
Ecco come il dizionario definisce la beneficenza: “Atto del beneficare; beneficio: devolvere una somma in beneficenza”.
Molto diverso è il concetto di “azione sociale”: <<L’azione sociale è un concetto introdotto dal sociologo tedesco Max Weber. Può essere definito come un’azione condivisa con altre persone e destinata a produrre effetti su altre persone. Essa può essere generata da un impulso emotivo o da un valore condiviso ed è dotata di un significato di cui l’attore sociale, cioè colui che la esercita, la riempie. Il concetto di azione sociale fu ripreso da Talcott Parsons, sociologo statunitense del XX secolo, che definisce l’azione sociale come ogni comportamento motivato e influenzato da precise cause che consistono nello scopo di raggiungere determinati obiettivi>>. (Fonte: Wikipedia).

Ora, mettersi a parlare di sociologia con taluni è come parlare di diritti umani con un macellaio dello stato islamico.
Ma la differenza è determinante. La beneficenza è un atto, solitamente ma non necessariamente individuale, che viene fatto per aiutare qualcuno in difficoltà, ma senza porsi la questione del cambiamento sociale, senza una profonda coscienza politica su quanto sarebbe importante rimediare alle disparità sociali prodotte da un sistema economico ingiusto.
Le azioni sociali messe in campo da noi, poche persone accomunate da un’idea e dalla gestione di un organo di informazione, sono davvero poca cosa rispetto alle azioni che dovrebbe mettere in campo lo Stato, in tutte le sue diramazioni territoriali, comprese quelle comunali. Peccato che nel caso di Caulonia chi rappresenta le istituzioni sembra troppo indaffarato a stringere la sua (ormai debolissima) morsa di potere sul paese piuttosto che preoccuparsi dei nostri concittadini più in difficoltà. E qui si colloca la nostra azione sociale, insolita per una testata giornalistica ma non di certo per una società cooperativa come Sankara. E qui si pone anche la necessità di rendere pubbliche le nostre azioni sociali, che non sono affatto beneficenza, ma un atto squisitamente e totalmente politico, ossia la denuncia delle ingiustizie e dell’abdicazione da parte delle istituzioni da quella funzione regolatrice del mercato che si era affermata nel corso del ‘900 per essere totalmente abbandonata con il trionfo della globalizzazione neoliberista.


La spesa alimentare che stiamo praticando non è una novità. Già l’anno scorso abbiamo distribuito 10mila euro di beni alimentari ai cauloniesi in difficoltà, nel silenzio assoluto e senza titoli su Ciavula. Quest’anno abbiamo deciso di farlo comunicandolo alla cittadinanza e questa scelta ha costituito una svolta positiva per molteplici ragioni.
Prima di tutto siamo riusciti a sensibilizzare attività commerciali ed enti a sostenere questa distribuzione alimentare che è stata alimentata e favorita da donazioni di beni di prima necessità e dalla concessione di spazi che hanno facilitato la gestione logistica delle operazioni. Inoltre altri soggetti economici del territorio ci hanno contattato e insieme stiamo progettando nuove iniziative sempre rivolte a supplire all’assenza delle istituzioni. Tutto questo non sarebbe successo se avessimo agito in silenzio.
E ancora, grazie a Ciavula, siamo stati contattati da persone e famiglie che l’anno scorso non siamo riusciti ad intercettare perché non ne conoscevamo la situazione di disagio. Quest’anno hanno invece potuto scrivere a Ciavula per segnalare la loro situazione e questo ci ha permesso di intervenire ampliando la platea dei beneficiari.
E poi, come già detto, il nostro vuole essere un atto di accusa ad una società escludente, in cui il commercio e le merci hanno più valore degli esseri umani. E le denunce non si fanno sottovoce, ma si urlano.


Per quanto riguarda invece la prossima distribuzione di vestiario ribadisco che due mesi fa abbiamo scritto via pec al sindaco del comune di Caulonia chiedendo la disponibilità temporanea di un piccolo spazio per dare un appuntamento ai cittadini che volessero usufruire dei capi di abbigliamento, tutti nuovi, etichettati e alcuni anche di lusso, con singoli capi del valore di diverse centinaia di euro.
Ci siamo rivolti all’istituzione comunale credendo di doverla coinvolgere in un’azione di sostegno alla cittadinanza, perché crediamo nel ruolo degli enti locali, in particolare dei comuni. Siamo stati bellamente ignorati, anzi oggi veniamo contestati da alcuni amministratori e da certi loro sostenitori con polemiche ridicole.
Ci è venuta in soccorso la società civile cauloniese, dimostrando il grande cuore di questo piccolo grande paese.
E come faremmo a distribuire tutte queste migliaia di euro di vestiti senza darne pubblicità? Forse certi signorotti locali che da sempre gestiscono la politica e il paese come se fossero proprietà private pensano che dovremmo usare i loro stessi metodi, ossia fare tutto in silenzio e distribuire i vestiti che ci sono stati donati (e che quindi sono nostra proprietà privata) ad amici e parenti. O magari rivenderceli, sarebbero 37 mila euro garantiti. Invece abbiamo scelto di distribuire TUTTO a chi ne ha bisogno, a tutti coloro che vorranno riceverli gratuitamente.
Scusateci se non siamo come voi, ma ne siamo fieri.

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