Condannati per mafia ma regolarmente stipendiati dall’Asp, compreso il mandante dell’omicidio Fortugno

Condannati per mafia ma regolarmente stipendiati dall’Asp, compreso il mandante dell’omicidio Fortugno

Notizia tratta da: repubblica

Medici, infermieri, dirigenti. Tutti condannati per associazione mafiosa e altri gravi reati. E tutti – ancora, da anni – regolarmente retribuiti dall’Asp di Reggio Calabria. A scoprirlo è stata la direzione generale dell’azienda, che da tempo sta tentando di mettere ordine nella caotica struttura. Nel corso di una ricognizione straordinaria del personale, necessaria per far luce sulla pianta organica, sono emerse una serie di difformità fra gli stipendi erogati e i dipendenti in servizio, come pure sulla collocazione del personale nei diversi reparti. Anomalie su cui il management ospedaliero ha deciso di andare a fondo.

Così, grazie ad una serie di controlli incrociati è emerso che per anni sono stati regolarmente retribuiti personaggi come Alessandro Marcianò, l’ex caposala dell’ospedale di Locri, condannato definitivamente all’ergastolo come il mandante dell’ex presidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno. Insieme a lui hanno regolarmente percepito lo stipendio anche il medico Filippo Rodà e l’infermiere Giovanni Morabito, tutti condannati per gravi reati e tutti regolarmente retribuiti dall’ente ogni mese. Per loro, l’Asp ha disposto l’immediato blocco dello stipendio, approvato per delibera solo qualche ora fa. Allo studio però ci sono altri sette casi.

Uno è stato immediatamente escluso. Tutti gli altri invece – è emerso dalle verifiche disposte dalla direzione generale – sono medici, infermieri, tecnici condannati per mafia o altri gravi reati, ma non in via definitiva. I loro casi sono all’esame dei legali dell’azienda, che stanno verificando anche se, come la norma in teoria prevede, siano stati attivati i procedimenti disciplinari nei confronti di medici e infermieri condannati. Ma ad occuparsi di loro da oggi sono anche i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, che sul caso hanno aperto un fascicolo. Al centro dell’inchiesta, le possibili connivenze che per anni hanno permesso a dipendenti dell’Asp condannati e interdetti dai pubblici uffici di percepire regolarmente lo stipendio per anni. Sulle loro posizioni – si ipotizza – qualcuno ha chiuso un occhio e adesso gli inquirenti vogliono capire chi e perché.

Nel frattempo, all’Azienda santiaria si lavora anche su un altro fronte. In queste ore, sono in corso le verifiche a ritroso sulla contabilità per capire quanto siano costati all’Asp anni e anni di stipendi non dovuti. Stime al momento non ce ne sono perché – informa il direttore generale Giacomino Brancati – sarà necessario ricostruire l’iter di tutte le procedure, prima di avviare le pratiche per recuperare il denaro indebitamente versato e interessare la Corte dei Conti per eventuali azioni contro i responsabili. Un lavoro lungo, complicato e difficile, soprattutto perché da anni l’Asp è territorio di caccia per la ‘ndrangheta, che negli ospedali trova fin troppo spesso voti e lavori. Anche perché – fanno notare dall’azienda
sanitaria – fino a qualche tempo fa a Reggio Calabria, capitale dei clan, per partecipare ad una gara dell’Asp non era neanche necessario presentare il certificato antimafia. Bastava una semplice autocertificazione. Un invito a nozze per la ‘ndrangheta e i suoi troppi imprenditori.

Alessia Candito

CATEGORIES
TAGS
Share This