Leghisti e Casapound, cognatini con sequestro di beni in casa. E ‘ndrangheta nello sfondo

Leghisti e Casapound, cognatini con sequestro di beni in casa. E ‘ndrangheta nello sfondo

Notizia tratta da: left

Sono i patrioti che vorrebbero difendere l’Italia dall’invasione dell’illegalità straniera ma chiudono un occhio (quasi due) sulla mafia di cosa nostra. Solo che qui non si tratta nemmeno dello spaccio di qualche piazza di provincia e nemmeno di quella criminalità minore che riempie le pagine dei giornali.

Qui si parla di Domenico Furgiuele e Massimo Cristiano. Il primo è addirittura il coordinatore regionale calabrese di Noi con Salvini (pieno di foto del leader con la felpa) nonché capolista in due diverse provincie per la Camera mentre il secondo è candidato di Casapound nel collegio uninominale della Camera di Catanzaro.

Ieri le loro mogli (le sorelle Stefania e Maria Concetta Mazzei) sono state coinvolte nel maxi sequestro di beni che ha coinvolto il loro padre (nonché suocero dei valenti patrioti) che ha portato alla confisca di 200 milioni di euro. Avete letto bene: 200 milioni di euro. Stando alle indagini Stefania e Maria Concetta Mazzei, le mogli dei due candidati, “unitamente al proprio nucleo familiare (la famiglia Mazzei, ndr), – scrivono i carabinieri – hanno contribuito ad occultare, al fine di evitare sequestro e confisca, i beni del proprio genitore”. Mafia nello sfondo. ‘Ndrangheta, per la precisione.

A leggere così le accuse verrebbe da pensare che questi nostri destrorsi sempre pronti a mostrare i muscoli per qualsiasi reato anche minimo di fronte alla mostruosa gravità delle accuse (e del danno economico) di questo caso scenderanno in milioni in piazza contro la ‘ndrangheta calabrese, fenomeno tutto italiano e ben più costoso di qualche negretto con un sacchetto di marjuana. E verrebbe da pensare che questi nostalgici fascisti (che si fingono democratici) si rifacciano al pugno di ferro del loro mitico prefetto Mori per riportare il problema delle mafie al centro dell’attenzione di questa penosa campagna elettorale.

E invece, vedrete, niente. Niente di niente.

Giulio Cavalli

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