Editoriale: la ritirata della politica, anche a Gioiosa Ionica

Editoriale: la ritirata della politica, anche a Gioiosa Ionica

Si conclude oggi una campagna elettorale fra le peggiori mai osservate e analizzate, infarcita di promesse grottesche e di forzature pericolose, priva di prossettive al di fuori della bieca lotta per la conquista del governo, una campagna elettorale in cui anche le forze neofasciste sono riuscite a trovare un ingiustificato spazio comunicativo.

C’è da essere realmente e seriamente preoccupati per il futuro della politica in Italia.

Ulteriore conferma di questo ormai conclamato pericolo – la degenerazione della nostra vita democratica in una gara insulsa fra opposte debolezze, in una contesa fra pulsioni viscerali e risentimenti sociali, al di fuori di ogni razionalità politica – è la mediocrità assoluta delle iniziative organizzate sul territorio: una miseria di confronto, nei numeri come nella qualità.

Prendiamo Gioiosa Ionica: comunità dalla grande tradizione democratica e da una storia di impegno politico importante, comunità nella quale – anche in questa campagna elettorale – la politica ha latitato letteralmente. Al netto di un’importante iniziativa voluta da Liberi e Uguali (cui si aggiungono un paio di incontri estemporanei organizzati frettolosamente da M5S e FI), Gioiosa non ha quasi conosciuto confronto elettorale, di alcun tipo: zero manifestazioni pubbliche, zero manifesti e volantini, zero mobilitazione militante. Nemmeno il PD, che ha la determinazione di definirsi l’unico partito organizzato quotidianamente sul territorio gioiosano, ha avuto la forza e la disponibilità di manifestarsi in modo pubblico.

La sala del consiglio comunale di Gioiosa Ionica

Evidentemente, c’è una ritirata della politica che non ci piace e che consideriamo deleteria. Tutto delegato ad una comunicazione ossessiva che ha nella tv e nel web i suoi unici luoghi di espressione. Anche in un periodo di fibrillazione connessa alle ormai imminenti elezioni comunali: segno tangibile di come, per tanti, l’impegno civico e politico si concretizzi quasi esclusivamente in funzione di un coinvolgimento diretto (della propria persona e/o dei propri riferimenti personali), senza collegamento alcuno con gli scenari pubblici più generali.

Non va bene. Serve più generosità e più curiosità. Continuiamo a credere, infatti, che il nostro tempo sia quello del deficit di politica, sia quello del debito di protagonismo dei militanti e dei cittadini. E che i grandi cambiamenti e le ipotesi di rigenerazione siano possibili solo in presenza di una democrazia realmente e costantemente praticata.

In ogni caso, buon voto a tutte e a tutti: almeno, rechiamoci numerosi al seggio elettorale.

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