Spari contro coppia appartata in auto, l’amante della donna uccisa è sorvegliato speciale della ‘ndrangheta

Spari contro coppia appartata in auto, l’amante della donna uccisa è sorvegliato speciale della ‘ndrangheta

Notizia tratta da: repubblica

REGGIO CALABRIA – Diversi colpi di pistola che rompono i finestrini e il parabrezza dell’auto, urla di dolore e terrore, qualcuno che scappa veloce. È morta così Fortunata Fortugno, 48enne reggina, colpita alla testa da diversi colpi di pistola mentre era appartata con il suo amante, Demetrio Logiudice, 53enne ritenuto elemento vicino ai clan della zona nord della città, in passato già coinvolto in operazioni antimafia che hanno colpito il clan Tegano e per questo sorvegliato speciale.

I due, entrambi sposati, erano appartati nei pressi del torrente di Gallico, alla periferia di Reggio Calabria, come una delle tante coppie clandestine che lì vanno alla ricerca di intimità. Ma quel momento strappato alla quotidianità di coniugi e figli è stato interrotto da qualcuno che verso di loro ha sparato diversi colpi di pistola.

La donna è stata colpita alla testa, lui al braccio. Del tutto inutile si è rivelata la corsa in ospedale. Fortunata Fortugno è morta ancor prima di arrivare alle porte del pronto soccorso. Lui, dopo essere stato medicato, per ore è stato ascoltato dagli uomini della Squadra mobile che indagano sul delitto. In passato finito nel mirino di diverse indagini antimafia, ritenuto amico personale di boss di primo livello come Paolo Schimizzi, scomparso anni fa per lupara bianca, e Mario Audino, reggente dell’omonimo clan ucciso nel 2003, come di esponenti di spicco dei clan della zona nord, Mimmo u boi (il bue) – così è conosciuto Demetrio Lo Giudice – non è uno sconosciuto per gli investigatori.

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Ma per adesso, le indagini proseguono non escludono nulla. Fortunata Fortugno è la “vittima collaterale” di un agguato di mafia o qualcuno ha voluto punire i due amanti per una relazione sgradita alle rispettive famiglie? Queste le domande cui la Squadra mobile sta tentando di dare risposta in queste ore, anche grazie agli accertamenti tecnici eseguiti nella notte sul luogo del delitto e nei pressi del torrente.

“Stiamo lavorando – dice il procuratore vicario Gaetano Paci – e al momento non possiamo escludere alcuna pista. Di certo, possiamo dire che Demetrio Logiudice è un personaggio noto e già in passato è assurto agli onori delle cronache per essere stato coinvolto nel processo Eremo, in cui è stato pure condannato”.

Ancora troppo pochi gli elementi per potersi sbilanciare, spiega in sintesi il magistrato. Però si fa scappare: “La sua caratura criminale è tale da attirare attenzione all’interno di dinamiche associative, ma per adesso non escludiamo nulla”.

Di certo, l’agguato contro i due amanti è solo l’ultimo omicidio che insanguina la zona nord della città, da tempo teatro di agguati e clamorosi danneggiamenti. Sempre nella stessa zona, un mese fa due sicari hanno ucciso con diversi colpi di pistola Pasquale Chindemi, 53enne considerato vicino al clan Araniti, storicamente vicino ai Condello, una delle famiglie della ‘ndrangheta d’èlite della città.

Nei mesi precedenti, una serie di danneggiamenti a catena ha colpito molte attività della zona, storicamente sonnolenta grazie al controllo imposto con pugno di ferro dai clan. Da tempo però qualcosa è cambiato. La periferia nord della città ormai da più di un anno è in ebollizione. Il 29 dicembre 2016, a cadere sotto i colpi dei killer è stato Tarik Kacha, 34enne di origini marocchine ma cresciuto a Reggio Calabria, vittima di un vero e proprio agguato di fronte al portone di casa, nel limitrofo quartiere di Catona.

Poco distante, il 26 maggio, il tabaccaio Bruno Ielo è stato inseguito e ucciso mentre rientrava a casa dopo il lavoro. Persone diverse, provenienti da ambienti diversi e probabilmente anche con frequentazioni molto diverse, ma che secondo alcune indiscrezioni potrebbero essersi trovate nella scomoda posizione di vasi di coccio fra i vasi di ferro di opposte ambizioni criminali. Da quando molti dei capi operativi sono finiti dietro le sbarre, alcuni degli equilibri sembrano essere saltati, zolle dello sterminato territorio dei clan sono rimaste senza padrone. E magari c’è chi sgomita per appropriarsene.

Alessia Candito

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