Arrivata in Mali la salma di Soumaila Sacko: il racconto social di Aboubakar Soumahoro

Arrivata in Mali la salma di Soumaila Sacko: il racconto social di Aboubakar Soumahoro

Notizia tratta da: repubblica

È rimasto al suo fianco anche nell’ultimo viaggio. Un triste viaggio di ritorno. Aboubakar Soumahoro, il sindacalista amico di Soumaila Sacko, il bracciante agricolo ucciso in una fabbrica dismessa in Calabria lo scorso 2 giugno, è salito sul volo che da Lamezia Terme ha riportato il corpo del 29enne maliano nel suo Paese. Soumahoro, diventato voce dei braccianti sfruttati, ha continuato a raccontare attraverso i social con foto e video le tappe del ritorno a casa di Sacko affinché la sua storia non venga dimenticata. “La salma del nostro compagno, bracciante ed attivista sindacale – ha scritto Soumahoro su Facebook e Twitter – è giunta all’aeroporto di Bamako. Adesso inizia il nostro viaggio verso la moglie e la figlia nella Regione di Kayes”.

È consapevole di essere divenuto un simbolo, non solo di antirazzismo, ma anche per la lotta contro lo sfruttamento dei migranti senza diritti nei campi del sud Italia. “Fratellanza, umanità e voglia di giustizia sociale nei nostri abbracci, un’emozione fortissima”, ha scritto parlando del suo incontro con i familiari di Sacko arrivati in aeroporto.

La salma di Sacko è arrivata in Mali, il racconto sui social di Soumahoro: "Non dimentichiamo"

Le pagine social di Soumahoro sono diventate un diario di viaggio contro l’indifferenza: il 38enne ivoriano posta, in italiano, per informare tutti coloro che, con manifestazioni e cortei, hanno mostrato la loro solidarietà a Sacko: “Chi non può percepire la sofferenza di colui che ha fame non è umano”, ha scritto.  

La salma di Sacko è partita dalla Calabria grazie a una raccolta fondi avviata dall’Unione sindacale di base, che è riuscita a racimolare quasi 40mila euro per il rimpatrio del feretro in Mali. E ha dovuto affrontare due scali: uno all’aeroporto di Fiumicino, dove mercoledì pomeriggio si sono radunate una trentina di persone per un ultimo saluto al sindacalista, un altro in Etiopia, ad Addis Abeba, fino all’arrivo a Bamako.

All’aeroporto di Lamezia c’erano invece i suoi compagni di lavoro, braccianti come lui in Calabria: “Soumaila torna dalla sua famiglia ed è un giorno di dolore: doveva tornare sulle sue gambe al proprio Paese, purtroppo l’Italia lo rimanda indietro chiuso in una bara”.

Carmelo Leo

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