Migranti, nuovo naufragio nel Mediterraneo: morti 3 bambini, 100 i dispersi. L’Italia chiude i porti alle Ong

Migranti, nuovo naufragio nel Mediterraneo: morti 3 bambini, 100 i dispersi. L’Italia chiude i porti alle Ong

Notizia tratta da: repubblica

Un altro gommone affondato, altre cento vittime nel mar Mediterraneo. A dare notizia del nuovo naufragio è la Guardia costiera libica che è intervenuta in soccorso dell’imbarcazione a est di Tripoli, a sei chilometri dalla costa. I corpi senza di vita di tre bambini sono stati recuperati, 16 le persone portate in salvo. A bordo del gommone sarebbero partiti in 120, sono un centinaio i dispersi. I sopravvissuti sono stati trasferiti dalla Guardia costiera del paese africano nella regione di Al-Hmidiya, a 25 km a est del confine.

Non è ancora chiaro se il gommone affondato è lo stesso, con 150 persone senza salvagente, avvistato questa mattina da un aereo militare spagnolo che aveva allertato la Open Arms, la nave della Ong Proactiva che è in zona Sar. La nave non è potuta intervenire perchè il gommone distava ottanta miglia ed è a corto di carburante. “Siamo senza benzina perchè Malta non ci ha concesso il rifornimento e non ci fa entrare nelle sue acque territoriali”, ha detto Riccardo Gatti dalla Open Arms. Da bordo si sono poi messi in contatto con la sala operativa della Guardia costiera di Roma che ha detto che il soccorso era stato preso in carico dai libici.

“Ogni morte in mare causata da queste misure è nelle mani dell’Europa. Ci bloccano e ci impediscono di svolgere il lavoro che i governi dell’Ue non riescono a fare, mentre disumanizzano le persone in stato di bisogno. I governi europei devono ritrovare il buon senso e mettere fine alle politiche che costringono le persone a rimanere intrappolate in Libia o a morire in mare”. All’indomani del Consiglio europeo e richiamando il numero altissimo (almeno 220) di persone morte annegate durante le traversate solo la scorsa settimana, Medici senza frontiere rivolge un appello all’Europa mentre ai microfoni di Circo Massimo il ministro dell’Interno Salvini annuncia: “Porti chiusi per tutta l’estate alle navi delle Ong. Vedranno l’Italia solo in cartolina, e l’Italia non sarà sola a comportarsi così. Continueremo a salvare tutti quelli che sono da salvare, ma con gli Stati che faranno gli Stati. E non saremo più soli”. Porti italiani off limits per i volontari dunque, così come quelli di Malta dopo l’annuncio di ieri del governo de La Valletta che impedirà sia i nuovi ingressi sia alle navi di ripartire.

“Come mi dicono i militari italiani e persino quelli libici – spiega il ministro – le navi delle Ong aiutano gli scafisti, consapevolmente o meno: la loro presenza è un pericolo per chi parte e un invito a nozze per gli scafisti. Chi finanzia le Ong? C’è l’Open Society Foundations di Soros che ha un chiaro disegno, quello di un’immigrazione di massa per cancellare quella che è un’identità che può piacere o meno ma che mi dispiacerebbe venisse distrutta. Ora ci sono due navi davanti alla Libia di Proactiva Open Arms, chiedo che oggi stesso pubblichino l’elenco dei finanziatori”.

Msf fotografa così la situazione attuale dei soccorsi nel Mediterraneo. “I governi europei hanno bloccato le operazioni di ricerca e soccorso in mare delle Ong, consegnando la responsabilità dei soccorsi alla guardia costiera libica. I governi europei stanno finanziando, formando ed equipaggiando la guardia costiera libica per intercettare barche alla deriva e rispedire le persone a bordo in Libia dove vengono detenute in condizioni disumane. Circa 2.000 persone sono state rispedite in Libia durante lo scorso fine settimana. All’arrivo sono stati condotti in centri di detenzione arbitraria senza alcun processo legale”.

Centri in cui, ricorda Karline Kleijer, responsabile emergenze di Msf, l’organizzazione ha avuto modo di entrare riscontrando le drammatiche condizioni in cui le persone sono detenute. “Gli stati membri dell’Ue stanno abdicando alla loro responsabilità di salvare vite e deliberatamente stanno condannando le persone a essere intrappolate in Libia o a morire in mare. Lo fanno essendo pienamente consapevoli delle violenze e degli abusi estremi che migranti e rifugiati soffrono in Libia”. Nel corso dell’ultimo mese, Msf è stata in grado di accedere a quattro centri di detenzione e ha condotto oltre 3.000 visite mediche. Le équipe mediche hanno riscontrato che i principali problemi di salute sono legati alle cattive condizioni di vita, incluso il sovraffollamento e la mancanza di acqua o servizi igienici sufficienti.

Malta, il capitano della Lifeline portato in commissariato per l’interrogatorio

Msf, che ha un team a bordo della nave Aquarius di Sos Mediterranée, annuncia che nonostante tutto la missione di soccorso nel Mediterraneo continuerà. La Aquarius è arrivata nel porto di Marsiglia dove è stata costretta ad andare per fare rifornimento e cambio di equipaggio vista la decisione del governo di Malta di inibire l’accesso alle sue acque territoriali e ai porti alle navi delle Ong anche senza migranti a bordo. In zona Sar libica ci sono anche- come ricorda Salvini – le due navi della spagnola Proactiva, la Open Arms e la Astral, con un gruppo di europarlamentari a bordo mentre sono bloccate a Malta la Sea Watch, che era ferma lì per cambio di equipaggio ma che ora, secondo le nuove disposizioni di Malta, avrebbe inibito pure l’uscita dal porto, e la Lifeline sottoposta a indagine dopo lo sbarco dei 224 migranti. Il comandante Carl Peter Reisch oggi è stato di nuovo interrogato dalla polizia e lunedi comparirà in aula per l’udienza preliminare del procedimento.

Ma dopo il summit a Bruxelles, si fa sentire anche la voce dell’Oxfam: “L’Europa decide di non decidere – spiega Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne italiane dell’organizzazione – i leader ancora una volta non sono riusciti a trovare un accordo per una vera riforma del sistema europeo di asilo. Inoltre la creazione solo su base volontaria di aree di sbarco dei migranti, rischia di far rivivere per tutta l’estate un braccio di ferro tra i paesi Ue, che potrebbe causare nuovi naufragi nel Mediterraneo”. Inoltre, “i centri ‘controllati’ chiusi, rischiano di assomigliare a veri e propri centri di detenzione”.

Alessandra Ziniti

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