Omicidio Soumayla, Fico a San Ferdinando: “Qui per portare la solidarietà dello Stato”

Omicidio Soumayla, Fico a San Ferdinando: “Qui per portare la solidarietà dello Stato”

Notizia tratta da: repubblica

SAN FERDINANDO – Polizia, bodyguard, massimi vertici delle forze dell’ordine. Arriva alla vecchia tendopoli di San Ferdinando circondato da un fitto cordone di sicurezza il presidente della Camera, Roberto Fico. Ad attenderlo c’è una folta delegazione dell’Usb guidata da Aboubakar Soumahoro, insieme ai fratelli di Soumayla Sacko, il sindacalista maliano ucciso sabato 2 giugno a colpi di fucile all’ex Fornace, fabbrica dismessa nei pressi di San Calogero, al confine fra il vibonese e la Piana di Gioia Tauro.

“Sono qui perché questo è un luogo difficile dove c’è stato un omicidio brutale e per portare le condoglianze dello Stato ai familiari ed agli amici di Soumayla Sacko, e indirettamente anche alla sua famiglia in Mali, dove c’è una bambina di cinque anni alla quale rivolgo il mio pensiero” dice ai giornalisti. E sull’Aquarius che ancora attende di sapere se e quando potrà attraccare in Italia dice: “Sto monitorando la situazione ma non farò dichiarazioni su questo. So che tutte le persone a bordo della Aquarius stanno bene, e questa è la cosa più importante. So che sono partite navi con aiuti e personale medico. Aspettiamo qualche ora per vedere come va”, afferma prima di entrare in tendopoli.

Nessuno può seguirlo, telecamere e cronisti vengono tenuti lontani dal brevissimo incontro all’interno del ghetto. Un quarto d’ora e il presidente Fico è nuovamente fuori, diretto alla nuova tendopoli, messa su lo scorso agosto dalla prefettura. Le condizioni all’interno sono decisamente migliori rispetto a quelle del ghetto – ci sono acqua corrente, tende dignitose, il selciato non diventa fango alla prima pioggia grazie ad un sistema di drenaggio – ma i posti sono pochi. Non bastano a rispondere alle necessità di tutti i braccianti che affollano la Piana. Neanche adesso, che la stagione delle arance è finita e si lavora solo nei campi di ortaggi o nelle piantagioni di cipolle del vibonese. “Qui parliamo di diritti dei lavoratori, perché siamo in una Piana che produce agrumi, che produce arance meravigliose, quindi le aziende agricole devono avere braccianti. Che siano con il permesso di soggiorno o italiani, i datori di lavoro devono occuparsi anche dell’alloggio e il vitto. Se non ce la si fa, si devono mettere in campo altre situazioni, magari usando i fondi europeo o contando sull’appoggio dei sindaci per l’accoglienza diffusa. Qui nessuno vuole la tendopoli, anche se questa situazione – dice facendo riferimento alla struttura messa in piedi dalla prefettura – è decisamente migliore rispetto al ghetto che sorge poco sopra”. E poi sottolinea “quando parliamo dei braccianti parliamo di diritti dei lavoratori, non solo qui ma anche a Castelvolturno o a Foggia. Se uno Stato è in grado di affrontare problemi complessi, è uno Stato che sa fare economia”.

Alessia Candito

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