Rocco Morabito resta in carcere, rese note le motivazioni del rigetto della richiesta di scarcerazione

Rocco Morabito resta in carcere, rese note le motivazioni del rigetto della richiesta di scarcerazione

Riceviamo e pubblichiamo

Sono state rese note le motivazioni del rigetto – risalente al 25 giugno scorso, da parte del giudice Dolores SANCHEZ – della richiesta di scarcerazione e opposizione all’estradizione verso l’Italia di Rocco Morabito.
L’avvocato difensore aveva motivavo l’istanza in virtù della scadenza del periodo di detenzione di 120 giorni, massimo periodo di carcere ammesso in attesa di pronunciamento su una richiesta di estradizione. Secondo il codice di procedura penale dell’Uruguay recentemente emendato, infatti, MORABITO avrebbe potuto godere di misure alternative alla detenzione, quali il divieto di avvicinarsi ai confini nazionali, il ritiro dei documenti validi per l’espatrio e l’applicazione di una cavigliera elettronica.
Il giudice SANCHEZ ha rigettato la richiesta: prevalgono le intese internazionali, in questo caso gli accordi bilaterali di cooperazione giudiziaria fra Italia e Uruguay.

‘Ndrangheta: no a misure alternative alla detenzione, Rocco Morabito resta in carcere

Sullo sfondo, l’incessante attenzione e l’azione sinergica del Procuratore Generale di Reggio Calabria, Bernando PETRALIA, della Procura Distrettuale, diretta da Giovanni BOMBARDIERI, dell’Arma dei carabinieri, del dirigente dell’Ufficio di cooperazione giudiziaria internazionale penale del Ministero della giustizia, Stefano OPILIO, e della rappresentanza diplomatica in Uruguay.
Rocco MORABITO, detto “U Tamunga”, è considerato il re della cocaina a Milano nel periodo a cavallo tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90, nonché uno dei più capaci narcotrafficanti del mondo. È stato tratto in arresto in un albergo di Montevideo il 3 settembre 2017, grazie ad un’attività info-investigativa coordinata tra la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga Argentina e il Comando Provinciale di Reggio Calabria, dopo una latitanza di 23 anni. Costruitosi una falsa identità, aveva con sé vari documenti di nazionalità brasiliana sotto il nome di Francisco Capeleto de Souza, grazie ai quali era riuscito a far perdere completamente le sue tracce.
Al momento dell’arresto, in albergo e nella sua lussuosa abitazione a Punta del Este, zona residenziale non molto distante da Montevideo, la polizia uruguagia ed i militari dell’Arma di Reggio Calabria hanno trovato una serie di documenti falsi, una pistola, 150 mila dollari in contanti, 150 fotografie in formato fototessera e 13 schede telefoniche.
MORABITO è tuttora detenuto all’interno di un istituto di pena uruguagio, in attesa del pronunciamento sulla richiesta di estradizione avanzata dallo Stato Italiano. Condannato in Italia per i reati di associazione di tipo mafioso ed associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, qualora estradato dovrà scontare un totale di 30 anni di reclusione.

Ufficio Stampa Comando Provinciale CC Reggio Calabria

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