Peppino Mazzotta a Riace: “Io sono italiano, ma sono anche migrante economico”

Peppino Mazzotta a Riace: “Io sono italiano, ma sono anche migrante economico”

Dalla pagina Facebook “Riace patrimonio dell’umanità

“Io sono italiano. Il fatto che sia nato in Italia non è una nota di merito. D’altro canto non è neanche una nota di demerito. E’ un dato di fatto. Da imputare al caso o al Karma. In quanto Italiano ho una storia, una lingua e una cultura che mi definiscono. E sono convinto che questa identità, acquisita per diritto di nascita, sia una ricchezza da offrire e condividere e non una proprietà da difendere. Ogni cultura potente, se condivisa, finirà per migliorare le altre, e attraverso lo scambio migliorare se stessa. Rivitalizzarsi, rivitalizzando.
Io, però, sono anche un migrante economico. Sono nato in un paesino di montagna in provincia di Cosenza. Raggiunta la maggiore età ho deciso di partire per andare a Roma. Inseguendo un bisogno più che un sogno. Quello di migliorare la mia condizione, di progredire. Provare a prendere quello che la vita , i miei genitori, la mia famiglia mi avevano consegnato e cercare di potenziarlo. A casa mia non c’era la fame. Non c’era la guerra. E in fondo il paese di nascita mi offriva una vita dignitosa anche in prospettiva. Ma io sono partito. Per usufruire del mio diritto , come essere umano, di provare a migliorare le mie condizioni di vita. Le condizioni di partenza, buone o cattive che siano, non possono costituire una discriminate nell’esercizio di questo diritto. I 600 km che ho percorso in treno , in una giornata uggiosa, per andare da Cosenza a Roma non valgono di più o di meno dei 300 km che un mio simile, un mio pari, ha percorso da Tripoli a Lampedusa. La differenza sta nella qualità del viaggio semmai. Il mio molto comodo e sicuro, in un treno, il suo pieno di disagi, pericoli e rischi su un gommone sgonfio. Anche questo non può però costituire una aggravante nella valutazione della sua scelta rispetto alla mia. E’ solo che io sono più fortunato di lui. Tutto qui.

Se mi si riconosce il diritto di inseguire il miraggio di una vita migliore , più vicina possibile ai mie sogni e alle mie aspettative, tale diritto deve essere riconosciuto a chiunque altro voglia intraprendere, come ho fatto io, un viaggio verso un luogo diverso da quello in cui, il caso o il Karma, lo ha fatto nascere. Nessuno può e deve sindacare su questa scelta. Nessuno può né deve decidere per me che sono partito da Cosenza o per un mio pari che parte da Tripoli. Non c’è bisogno di una guerra per autorizzarci. La guerra è una condizione che non lascia scelta. Ma io posso decidere di spostarmi anche se avessi un’altra scelta, un’alternativa. E’ un mio diritto acquisito con il solo fatto che sono nato su questa terra. E’ un mio diritto in quanto essere umano. Se mio nonno non si fosse spostato dal luogo in cui era nato io oggi non sarei quello che sono. Non avrei quello che ho. Non potrei quello che posso. Il movimento è sempre stato vita , energia, opportunità, crescita , sviluppo, progresso. Lo è sempre stato e dobbiamo sperare che lo sia sempre. Sperare che la spinta reazionaria, che pure ci appartiene, non vinca mai lo slancio vitale verso la scoperta, il desiderio, l’aspettativa e il miraggio; Sperare che pregiudizi e dogmi non ci rendano sterili.

 

I confini sono astrazioni. Nulla di più. Sono una convezione topografica necessaria ma non vincolante. Se io mi fossi incamminato a piedi da Cosenza , in quel giorno uggioso della mia partenza, per raggiungere Roma, non avrei trovato nessun confine, ma solo terra sotto i miei piedi. E la terra non ha padroni ne li cerca.”

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