La risposta di Riace ai “messaggi” di Salvini

La risposta di Riace ai “messaggi” di Salvini

Notizia tratta da: corrieredellacalabria

Matteo Salvini ha dedicato (sollecitato dalle domande dei cronisti) un “pensiero” al modello Riace anche nel giorno della sua visita a San Luca. Non è stato rassicurante, il ministro dell’Interno: ha spiegato che il paese conserverebbe le proprie qualità a prescindere dal fenomeno migratorio. E ha invitato il sindaco Domenico Lucano a «rendicontare bene». Non ci si può aspettare messaggi di apertura dal titolare del Viminale. A Riace, però, replicano con una cifra: 51.754.
È la somma che Re.Co.Sol – Rete dei Comuni Solidali ha ottenuto dalle donazioni ricevute fino a oggi. E su Facebook, la Rete commenta: «Siamo un fiume in piena. Una comunità che cresce giorno dopo giorno che dice chiaramente una cosa: chiusi al razzismo, aperti all’Umanità». Resta, tuttavia, la critica ferma rispetto alle posizioni espresse da Salvini. Che, alle critiche della sindaca di Barcellona Ada Colau Ballano (sotto trovate il suo appello per Riace) ha risposto: «Mi interessa meno che zero». Sulla pagina Fb “Riace patrimonio dell’umanità”, la risposta non si fa attendere: «Da zero a meno che zero. È questo il tipo di approccio dialettico che il Ministro degli Interni ha intenzione di utilizzare ancora nei confronti di #Riace, Domenico Lucano e l’alcaldessa Ada Colau Ballano. Ma stiamo dimostrando che si sbaglia giorno dopo giorno grazie al contributo di tanti e la costanza nel sostenere la campagna #iostoconriace. Caro Matteo Salvini, ci sono 49 milioni di buoni motivi per credere che l’uso trasparente di denaro pubblico debba partire proprio da te e dal tuo partito di riferimento».

Da giovedì c’è anche una vignetta di Sergio Staino a sostenere la protesta. «Spezzeremo le reni a Riace!», dice un Salvini in posa da Ventennio. Mentre su Radio Popolare il sindaco Lucano dice: «Vogliono punire la nostra esperienza». E ricorda il primo sbarco di profughi dal Kurdistan a bordo di un veliero e l’idea di ripopolare il borgo grazie ai migranti. «È stata una condizione molto spontanea in cui la comunità locale, forse legata a una antica mission dell’accoglienza – noi siamo la terra della Magna Grecia. Non c’è voluto davvero niente di speciale e oggi la comunità è globale, ci sono persone dalla Palestina, dal Kurdistan e dell’Africa subsahariana. È tutto normale, anche i bambini che vanno a scuola: abbiamo due o tre bambini riacesi e il resto sono tutti bambini figli di rifugiati».

Poi il discorso si sposta sui problemi dell’oggi. E Lucano riconosce che le difficoltà sono nate «da due anni, quando non c’era ancora questo governo. Da quando lo scorso anno Riace è diventata una realtà da cinema per chi voleva raccontare questa storia in una fiction che tutta Italia avrebbe visto e anche da quando ha iniziato a diventare molto nota a livello mondiale. È stato come se qualcuno avesse voluto mettere un freno, come se il messaggio politico che questa storia porta con sé – c’è un riscatto connesso alla categoria degli ultimi in un territorio limite come la Locride – dovesse essere offuscato, perché attorno al teorema dell’immigrazione devono esserci come risultato problemi di ordine pubblico, di malattie, di scontri tra religioni. Ieri è successo che un gruppo di persone dalla Francia è venuto a Riace per cercare di capire come camminare con le nostre gambe, riuscire ad essere indipendenti dai fondi del Ministero dell’Interno. Sarebbe un miracolo, è una strada molto difficile da percorrere, ma non ci rimane altro: i rifugiati sono felici di stare a Riace, noi dobbiamo fare quest’ultimo sforzo».

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