Aiello: “Prima gli italiani? Solo uno slogan per distrarre l’opinione pubblica dalle vere problematiche”

Aiello: “Prima gli italiani? Solo uno slogan per distrarre l’opinione pubblica dalle vere problematiche”

di Pasquale Aiello

Si sente ripetere in giro uno slogan che sembra tipico del ventennio, a volte pronunciato proprio con slanci nostalgici. “Prima gli italiani”. Un motto coniato da Salvini con la benedizione di Di Maio e dietro a loro tutta una accozzaglia di elettori e simpatizzanti più o meno fascisti, più o meno razzisti, più o meno confusi e smemorati. È una formula che, purtroppo, produce consenso ma che nasconde una grande trappola. Serve ai manovratori per distrarre l’opinione pubblica dalle vere problematiche. È maligna perché convoglia le energie in una lotta tra deboli, in una guerra senza quartiere: poveri, lavoratori precari, malati, disabili, disoccupati. Tanti non capiscono che il nemico non è il migrante e la difficoltà non è l’immigrazione. Le vere tragedie sono i ponti che crollano, gli ospedali al collasso e la povertà dilagante per mancanza di lavoro. I veri problemi sono i padroni che sfruttano e licenziano a loro piacimento, le banche che strozzano con un mutuo che dura tutta la vita, la mafia e la massoneria che gestiscono un significativo pezzo dell’economia italiana a braccetto con una politica malata e corrotta.

Sono gli stessi poteri forti insomma, a cui questo governo vuole concedere la flat-tax, ricavandola, come al solito, dai tagli alla sanità, al lavoro, all’istruzione, alla ricerca e ai servizi. Loro e soltanto loro, sono gli italiani che vengono prima. I migranti, costretti a fuggire da guerre e saccheggi per finire nelle grinfie dei caporali, sono stati sempre sottomessi in casa propria dai capitalisti in cerca di petrolio, gas, diamanti e molte altre risorse naturali. Davvero non si riesce a capire tutto questo? Nessuno oggi può fare la morale, perché tutto l’occidente, Italia compresa, con guerre e distruzione e per mezzo delle multinazionali continua a depredare l’Africa, respingendo l’esodo che esso stesso genera. Ognuno si costruisce le proprie ragioni e sventola la propria bandiera con l’unico obiettivo di allargare e creare consenso tra la gente comune per governare i profitti dei loro amici capitalisti. Un capitalismo in crisi però, a causa del sempre minore impiego di forza-lavoro per via dell’utilizzo di macchinari sempre più avanzati e produttivi. Ed è proprio sul decadimento del capitale che bisogna imbastire una lotta unendo tutti gli sfruttati, i poveri e gli ultimi di ogni nazione e colore, per costruire dalle fondamenta una società non più basata sullo sfruttamento ed il profitto, sulla produzione materiale per un mercato, ma impostata sulla fabbricazione di prodotti secondo le necessità umane e soprattutto sulla creazione di felicità e tutela dei diritti di tutti.

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