Pasquale Aiello: “Nella Locride si sta assistendo passivamente al fallimento completo”

Pasquale Aiello: “Nella Locride si sta assistendo passivamente al fallimento completo”

di Pasquale Aiello

Altra occasione utile per affrontare il dilemma ponte Allaro, il 5 settembre scorso durante il consiglio comunale aperto a Caulonia sup., ma annacquata, con battibecchi tra maggioranza e opposizione. Incuranti dei cittadini presenti e anche di tre sindaci tra cui il presidente del comitato sindaci Locride, è stato messo in scena, tra consiglieri, un teatrino di litigi e alterchi, che non interessavano minimamente alla causa. Nessuno stupore comunque, nei consigli comunali è la prassi, ma non era quella la circostanza e il momento adatti per lavare panni sporchi. Comunque sia, a parte i discorsi e le possibili soluzioni e percorsi alternativi di natura prettamente tecnica che spettano agli esperti, Il ponte sul fiume Allaro, il cui collasso rischia di dividere in due la provincia di RC, è diventato il paradigma dell’unica vera questione, vale a dire l’emarginazione e l’isolamento di una intera area di circa 130mila abitanti. E’ il ‘problema Locride’ all’interno della più complessa tematica meridionale esclusivamente politica, su cui bisogna aggregarsi, discutere e trovare unità. E’ vero che se responsabilità ci sono, quella del comitato sindaci è rilevante, perché possono e devono fare molto di più, perchè se 42 sindaci sono capaci, sulle problematiche di rilevanza pubblica e collettiva, di fare fronte comune, possono diventare una vera forza e come tale proporre soluzioni o mettere in atto, insieme ai loro concittadini, azioni di lotta incisive. Ma è anche vero che la politica, quella che conta, quella ‘pagata’, per usare un termine volgare, che poggia il culo sulle poltrone comode della cittadella-Versailles in quel di Germaneto o addirittura su quelle di Montecitorio e palazzo Madama, non ha mai dato segnali di vita e non ha mai volto lo sguardo verso la punta dello stivale se non per fare passerelle e comparse davanti alle telecamere.

Nella Locride, ormai, si sta assistendo passivamente al fallimento completo perché in verità, se qualcuno l’avesse dimenticato, non c’è solo il ponte, ma c’è pure l’ospedale in coma, i trasporti ferroviari inesistenti, le scuole fatiscenti. Insomma, senza farci mancare nulla, è l’abbandono assoluto di questa striscia di terra da parte dello stato. E le responsabilità sono di tutti indistintamente. Politica, amministratori e istituzioni. Ma quello che più preoccupa, di cui il sottoscritto non potrà mai farsene una ragione senza sentire urlare la propria coscienza militante e attivista, è il tracollo del nostro tessuto sociale. Mi assale il dubbio che noi cittadini della locride non sappiamo più lottare, abbiamo smarrito la via maestra, quella della battaglia per i diritti. Ormai, nell’era di facebook, siamo diventati tutti leoni da tastiera. Ci si insulta, ci si incazza, siamo tutti ribelli contro il potere, insorgiamo per ogni nulla davanti a uno squallido e freddo schermo, ma quando si tratta di scendere fisicamente in campo e metterci la propria faccia per protestare, a costo di azioni anche forti ed eclatanti, invece di essere in centomila, ci si ritrova sempre i soliti noti. Io penso, e questo è un appello a tutti i cittadini, aldilà delle responsabilità, delle colpe politiche e istituzionali, che il ‘caso ponte’, perché un caso è diventato, altrimenti non si capisce perché se il finanziamento c’è, il ponte non si è ancora ricostruito, debba servire da monito e scuoterci dall’apatia in cui da tanto tempo siamo sprofondati. Abbiamo toccato il fondo, è giunta l’ora di svegliarci e incamminarci verso il riscatto della nostra terra e la difesa della nostra dignità, è ora di dimostrare che gli insegnamenti e l’esempio dei nostri padri meridionalisti sono serviti, altrimenti rimarremo sempre e solo un ‘serbatoio di voti’, sempre e solo un ‘bacino elettorale’, insomma una ‘mangiatoia per i potenti’.

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