In Calabria i centri interni si spopolano. Ma esistono soluzioni

In Calabria i centri interni si spopolano. Ma esistono soluzioni

di Luigi De Filippis

C’è un evento con un nome simpatico, “effetto ciambella”, ma con conseguenze inesorabili: si tratta dell’abbandono dei centri interni (frequentissimo in Calabria ma comune a gran parte dell’Europa) per lo spostamento degli abitanti (principalmente i giovani) nei grossi centri e comunque sulla fascia litoranea.
Come conseguenza i paesi dell’interno divengono sempre più “anziani”. Uno degli effetti meno simpatici di tale evento, invece, consiste nella progressiva chiusura delle scuole per insufficiente numero di iscritti.

Dalla chiusura delle scuole all’abbandono totale del paese, il passo è breve. Ma ci sono alcuni sindaci “illuminati”, indipendentemente dal colore politico, che hanno compreso che accogliere i migranti può essere un vantaggio per la propria comunità. Un arrivo “mirato” di famiglie con bambini ha permesso di mantenere aperte le scuole in vari centri aspromontani, ed ha consentito anche agli “scettici” di valutare i vantaggi di un’accoglienza programmata.
E saranno questi bambini che domani parleranno la nostra lingua, compreranno il pane dal panettiere per la merenda, faranno sì che il paese non sia inesorabilmente destinato all’oblio. E sono già oggi questi bambini che mantengono alto il livello qualitativo (fonte Tuttoscuola), sebbene spesso si ripeta il contrario.

Certo, esiste un’altra possibilità, quella autocastrante. Possiamo chiuderci sempre più. E se questo comporta che le scuole nei piccoli centri chiudano, si chiudano. E se questo comporta che le attività che girano intorno non siano più in grado di mantenersi economicamente, chiudano anch’esse. E se il paese si spopola, stanchi dei tanti “modelli di rinascita” avuti finora, lasciamo che sia.

La società è ormai inesorabilmente meticcia. Basta guardare il mondo dello sport, dove il tricolore è portato avanti da persone di varia ascendenza. E per restare al mondo della scuola, dove il Veneto, che presenta un numero elevato di “stranieri” in maniera diffusa, ha i risultati migliori nelle prove Invalsi (istituto nazionale di valutazione) per italiano e matematica.
Possiamo scegliere che questo fenomeno si attui solo nelle città, in maniera caotica, come si sta tentando di fare, o possiamo chiedere di regolarlo, “utilizzarlo”, mi si conceda il termine, perché dei genitori non debbano scegliere di partire dal proprio paese per accompagnare i figli a scuola in città. La vera integrazione si costituisce così ed il diritto all’istruzione si mantiene anche così.

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