Minniti a Catanzaro: “No al decreto sicurezza, sì al Modello Riace”

Minniti a Catanzaro: “No al decreto sicurezza, sì al Modello Riace”

Notizia tratta da: corrieredellacalabria

CATANZARO Il decreto Sicurezza «è una piccola bomba a orologeria sopra il sistema di sicurezza del nostro Paese». A dirlo è stato l’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, candidato alla segreteria del Pd. A Catanzaro per presentare il suo libro con un incontro moderato dal giornalista Filippo Veltri, Minniti ha sottolineato, riferendosi anche al “modello Riace” sul quale «bisogna aver fiducia nella magistratura», che «il modello dell’accoglienza diffusa e del recupero di borghi antichi e abbandonati è quello giusto, da preservare e conservare a tutti i costi. È la scelta che – ha ricordato – abbiamo fatto quando ho guidato il ministero dell’Interno. L’accoglienza diffusa era la chiave e la risposta vera perché consente di poter fare integrazione, che è il tema cruciale per la sicurezza di un Paese: il Paese che meglio integra è il Paese più sicuro. Invece, la realtà attuale va in tutt’altra direzione: abbiamo un decreto del governo, decreto sicurezza che io invece chiamo decreto insicurezza e che probabilmente sarà convertito in legge nella prossima settimana, che taglia drammaticamente l’accoglienza diffusa. Questa – ha proseguito Minniti – è una piccola bomba a orologeria sopra il sistema di sicurezza del nostro Paese, perché crea illegalità, spinge alla disperazione, rompe il tessuto connettivo di integrazione che è stato fondamentale in questi anni». Secondo Minniti «la strada che sta per intraprendere il governo italiano è una strada che altri Paesi si hanno già seguito in passato, è l’idea dell’emarginazione, dei quartieri ghetto, del nascondere la polvere sotto il tappeto, del non vedere quello che bisogna vedere. Tutto questo è esploso in mano a chi ha sottovalutato questi temi. Perché chi ha fatto attacchi terroristici in Europa erano i figli europei di una mancata integrazione. Se non si sta attenti può succedere che in questi ghetti, com’è avvenuto a Molenbeek nella capitale dell’Europa, uno si alza, prendo lo zainetto e invece di metterci droga ci mette tritolo e attacca l’Europa: questo – ha concluso l’ex ministro dell’Interno – è il rischio vero che abbiamo davanti. Su queste cose non è giusto, anzi è sbagliato fare propaganda, sapendo che se uno fa politica su questi tempi con gesti simbolici deve sapere che qualcun altro può rispondere con gesti simbolici altrettanto chiari e netti».

ENDORSEMENT DI MONS. BERTOLONE «Voglio augurare all’On. Marco Minniti di realizzare il più bel sogno che alberga nel suo cuore e alla maniera del Giusti poeta sarcastico e mordace, di considerarsi tra quei meno che hanno “senno e virtù” che lo fanno ben dialogar con i più” ed essere “il risolutore” anche questa volta».

VIOLENZA SULLE DONNE «Sono molto preoccupato perché nei primi passi del governo attuale vedo segnali di stop, di blocco, di un ritorno all’indietro», ha detto l’ex ministro rispondendo a una domanda relativa alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne. «Questo – ha proseguito – è un tema cruciale, sul quale si misura la civiltà di un Paese. La violenza contro le donne è inaccettabile, e purtroppo cresce. Abbiamo bisogno di intervenire su più piani contemporaneamente: sul piano culturale, della sicurezza, dell’aiuto alle donne, non lasciandole mai sole. In questi anni l’Italia ha fatto molti passi avanti, tuttavia si tratta di non fermarsi. Ma sono molto preoccupato perché nei primi passi del governo attuale vedo segnali di stop, di blocco, di un ritorno all’indietro. Non ci sarebbe peccato mortale più rilevante che fermarsi su questo tema, che – ha concluso Minniti – è un tema cruciale su cui cresce complessivamente il Paese, non solo le donne che si liberano da violenze e attacchi inaccettabili e da respingere dal profondo del cuore di ciascuno di noi».

LA STAMPA La libertà di stampa, ha detto ancora l’ex ministro, «è il cuore di una democrazia, e se non c’è una democrazia viene colpita al cuore». «Siamo a Catanzaro ma – ha rilevato Minniti – siamo idealmente presenti alla manifestazione per la libertà di stampa a Roma. Qualcuno può cominciare a pensare di avere l’idea di una stampa addomesticata e docile, e quando si comincia così si sa dove si comincia ma non si dove si finisce. La libertà di stampa, il giornalismo d’inchiesta, sono l’ossigeno puro per ogni democrazia, se lo si toglie la democrazia rischia di morire, perché – ha osservato ancora l’ex ministro dell’Interno – la libertà di stampa è alla base della civiltà di ogni Paese».

AUTONOMIA LIMITATA DI CONTE «C’è un equivoco che riguarda questo governo. Non è detto che Conte rappresenti fino in fondo l’esecutivo perché ha un’autonomia limitata. Ciò di cui occorre tenere conto, in relazione per esempio al suo incontro con Junker, é quello che da Roma gli viene detto e non quello che lui dice a Bruxelles», ha detto ancora Minniti. «Mi pare evidente che Conte sia andato lì a trattare con un margine piccolo di manovra. Questa è una debolezza strutturale del governo e del Paese. C’è un atteggiamento da parte dell’esecutivo che sta procurando danni all’economia e che sta mettendo l’Italia in una condizione molto difficile. Occorre dire basta a tutto questo perché si stanno assumendo delle responsabilità gravissime per il futuro dell’Italia».

IL RAPPORTO CON LA LIBIA «Muoversi nel rapporto tra Libia, Italia e Europa è un percorso molto difficile che va affrontato con l’abilità di un tessitore e non di chi si muove come un elefante in una cristalleria», ha aggiunto Minniti.
«L’approccio nei confronti della Libia oggi – ha sostenuto ancora – è drammaticamente diverso rispetto a qualche mese fa. La comunità internazionale ha nei confronti della Libia un debito antico, nel senso che si è intervenuti militarmente in Libia senza avere un’idea precisa della costruzione di un futuro, e tutto ciò ha destabilizzato quel Paese. Io non ho alcuna nostalgia per la dittatura, per Gheddafi, ma non si può non vedere che dopo l’intervento militare la situazione in Libia è drammaticamente precipitata. Si tratta di governare un’instabilità strutturale in Libia, di cercare di ottenere risultati sapendo che è un Paese profondamente diviso e con istituzioni fragili».
«Quindi – ha rilevato l’ex ministro dell’Interno – muoversi nel rapporto tra Libia, Italia e Europa è un percorso molto difficile che va affrontato con l’abilità di un tessitore e non di chi si muove come un elefante in una cristalleria». Inoltre, secondo Minniti, «sullo sfondo del rapporto con la Libia c’è poi il rapporto con l’Africa, ed è un tema che non riguarda solo l’Italia. Il futuro dell’Europa è strettamente connesso a quello dell’Africa, l’Africa anzi è lo specchio dell’Europa. Se l’Africa starà bene l’Europa starà bene, se l’Africa sta male l’Europa starà male»

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