Mimmo Lucano: “Salvini è il nuovo Pinochet”

Notizia tratta da: adnkronos

“L’Italia è in mano al nuovo Pinochet. Sembriamo essere precipitati in una dittatura militare, dove le libertà individuali e i diritti umani contano meno di zero”. Così il sindaco sospeso di Riace Domenico Lucano all’Adnkronos commentando la posizione espressa dal ministro dell’Interno Matteo Salvini sulla vicenda dei migranti a bordo della nave ‘Sea Watch’ a cui viene tuttora impedito lo sbarco in Italia e che nessun Paese europeo intende accogliere. “Io spero che lo sdegno per questa vicenda – accompagnato anche dall’iniziativa dei sindaci contro il decreto sicurezza – monti ancora di più e assuma dimensioni esponenziali”, ha sottolineato. “Io posso fare poco a causa della mia vicenda giudiziaria ma ho accolto come un segno di speranza il dissenso dei sindaci. Non mi piegherò mai all’idea che l’odio, la disumanità e l’indifferenza possano diventare le leggi che governano la nostra società, questo a prescindere da come andranno a finire le mie questioni giudiziarie”, ha aggiunto Lucano facendo sapere che “oggi o comunque nei prossimi giorni, presenteremo la richiesta al tribunale per avere la revoca delle misure cautelari che mi impediscono di poter rientrare a Riace” riferendosi al divieto di dimora nel suo comune, per un’inchiesta della procura di Locri che gli contesta i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti nella raccolta dei rifiuti.

Lucano ha commentato anche la costruzione nel comune di Tarsia, in provincia di Cosenza, di un cimitero dove potranno essere seppelliti i migranti morti nelle traversate in mare, o nel tentativo di raggiungere l’Italia: “La considero una cosa lugubre – ha detto – Mi sembra che anche al cimitero finisca per prevalere l’idea della separazione nella vita come nella morte tra ‘noi’ e gli ‘altri’. No, proprio non mi convince”. “Riace ad esempio essendo da tanti anni un luogo di arrivo, di sbarchi e di convivenza, anche è diventato un luogo multietnico. Ricordo il caso della salma di un ragazzo che proveniva dal Darfur e che non trovava la sepoltura in altri cimiteri. Mi è stato chiesto se poteva essere seppellito nel cimitero del nostro comune – ha concluso – e io ho risposto di sì”.

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