Trivelle: “Di Maio, giù le mani dalla Calabria”

Trivelle: “Di Maio, giù le mani dalla Calabria”

Riceviamo e pubblichiamo

Ormai il Movimento 5 Stelle, e il governo che presiede con la Lega, sono diventati il teatro dell’ambiguità e dello scaricabarile, soprattutto quando i provvedimenti riguardano il fronte ambientale, energetico e delle infrastrutture: ogni decisione presa viene smentita nella sua portata politica e imputata ai governi precedenti, come se gli attori ora al governo si fossero dimenticati delle promesse e delle infinite possibilità di bloccare tutto urlate in campagna elettorale.

Dopo il decreto “Salva Genova” contenente la norma sui fanghi tossici ed il condono per Ischia, dopo i vari dietrofront attuati su Ilva, Tap, Tav, Terzo valico, Terzo Megalotto della SS 106, ora è il turno delle trivelle, della ricerca e coltivazione di idrocarburi in terra e mare: il 2018 si è concluso con tre permessi di ricerca accordati alla multinazionale Global Med, che potrà cominciare a verificare tramite la devastante tecnica dell’air gun la presenza di petrolio nel nostro Mar Ionio, di fronte le coste calabre, lucane e pugliesi, davanti Leuca in Puglia e Isola Capo Rizzuto in Calabria! Bisogna ricordare che fra Punta Alice e Isola Capo Rizzuto, oltre a tre piattaforme che già estraggono gas, ci sono ben 84 teste di pozzo, vicino le quali è vietata sia la pesca che il transito! Questi tre permessi allora, oltre ad aggravare la situazione da un punto di vista ambientale, si prefigurano come un’ulteriore offesa a tutto il settore pesca (specie quella piccola e media) già martoriato da diverse direttive europee!

I 3 permessi sono riportati nell’ultimo Bolletino Ufficiale degli Idrocarburi del 2018 e sono stati autorizzati dal MISE e da chi lo presiede: il vicepremier e ministro Luigi Di Maio. Non appena la cattiva notizia è stata scoperta (guai a parlarne apertamente!) e aspramente criticata dagli attivisti del movimento No Triv, è cominciato il teatrino delle approssimazioni, dello scaricabarile e degli insulti: il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa si affretta a dire che lui non ha firmato niente (infatti è stato Di Maio che presiede il MISE), Luigi Di Maio afferma, come per altre questioni, che era un atto dovuto e che quindi la colpa è del PD (che novità!), mentre il sottosegretario Davide Crippa va oltre insultando il fronte No Triv, reo di mettere in circolazione informazioni parziali per screditare strumentalmente l’esecutivo…

In realtà è proprio Crippa a dare false informazioni nel suo comunicato, parlando di tante concessioni e permessi a detta sua negati da questo governo, ma di cui non vi è traccia in nessun Bollettino da giugno fino a dicembre. Ma le vette dell’ipocrisia e dell’assurdo le raggiunge senza dubbio il vicepremier Di Maio nel momento in cui ripone nelle mani degli amministratori locali la speranza che facciano ricorso contro i provvedimenti da lui stesso emanati (a questo punto verrebbe da chiedere: cosa è cambiato rispetto ai passati esecutivi se, dopo aver sguazzato fra le fila dei movimenti ambientalisti, le speranze di veder bloccate questo tipo di attività sono ancora affidate alla buona volontà dei cittadini e degli Enti locali?); oppure quando pone una differenza tecnica fra ricerca tramite air gun e estrazione degli idrocarburi per rasserenare gli animi: conosciamo bene la differenza fra le due cose e conosciamo altrettanto bene la volontà del M5S, confermata da queste e da altre scelte, di rimanere nel solco di una politica energetica estrattivista completamente in linea con la Strategia Energetica Nazionale ereditata dai governi PD e basata sullo sfruttamento di gas e petrolio.

Noi sappiamo e siamo sicuri di almeno due cose:
rifiutare di dare questi 3 permessi di ricerca era nelle possibilità di questo Governo sia da un punto di vista amministrativo che politico-legislativo (l’articolo 28, commi 6 e 7, del Testo Unico dell’Ambiente prevede che la Valutazione di Impatto Ambientale possa essere rieditata qualora emergano impatti non valutati; tutte le aree assegnate da questi permessi non hanno mai ricevuto la Valutazione Ambientale Strategica, costituendo quindi un elemento di rigetto; due dei tre permessi rilasciati sono contigui e superano furbamente il limite dei 750 km quadrati assegnabili per concessione aggirando di fatto la normativa in materia; da un punto di vista politico, poi, il M5S ha sprecato 8 mesi di governo per inseguire Salvini i suoi provvedimenti fascisti dimenticandosi comletamente di legiferare e mettere in moratoria i permessi di ricerca accordati dai precedenti governi, far rientrare la tecnica dell’air gun fra i reati ambientali e reintrodurre il Piano delle Aree che rimetterebbe i territori e gli Enti locali al centro delle decisioni su questi temi);
il M5S è definitivamente un’organizzazione verticistica, reazionaria e, in quanto tale, neoliberista, al servizio di industriali e multinazionali della morte, che ha vampirizzato elettoralmente molti movimenti ambientalisti, tradendone le aspettative e il mandato popolare da esse ricevuto per favorire e coprirsi dietro i desideri di Salvini e della cloca degli interessi padronali che difende! Ci chiediamo: cosa hanno da dire adesso quei deputati, quei senatori pentastellati calabresi che, dopo aver incassato i voti delle popolazioni locali, adesso si rendono complici di un provvedimento che concorrerà a devastare la nostra costa, il nostro territorio?

Per fermare questi permessi di ricerca ora bisogna che le Regioni e gli enti locali facciano ricorso al Tar: il governatore della Calabria, Mario Oliverio, ha detto che si adopererà prontamente in tal senso, infischiandosene, sembra, della rotta finora tenuta dal suo partito d’appartenenza… Ci viene comunque da chiederci se questa sensibilità ecologica vorrà dimostrarla anche rispetto ad altre questioni che minacciano la Calabria, come i progetti di allargamento e di costruzione di nuove discariche, come il Terzo Megalotto della SS 106, come la centrale Enel della Valle del Mercure, come le bonifiche di siti industriali e di territori in cui sono disseminati di rifiuti tossici. La questione ecologica, energetica e di un nuovo modo di pensare le infrastrutture e le modalità della mobilità è per noi primaria e non accetteremo mai come buona o soddisfacente una posizione istituzionale che si dimostri parzialmente ambientalista, una posizione valida sia per risalire la china del consenso elettorale, che per avallare progetti di devastazione paesaggistica, ambientale, culturale e economico-sociale della popolazione calabrese a vantaggio di privati e di clientele politiche!

Ufficio Stampa Potere al Popolo!

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