L’università di Bologna studia le pratiche Re.Co.Sol di Gioiosa e Caulonia

L’università di Bologna studia le pratiche Re.Co.Sol di Gioiosa e Caulonia

Dopo la sollecitazione al mondo universitario ad esporsi e prendere posizione di due studentesse di Lettere Classiche e Giurisprudenza dell’Università di Bologna, Margherita Ciancio e Fabiana Maraffa, nasce “Saperi pubblici” che sfocia, ad ottobre 2018, in una due giorni di dibattiti e incontri in Piazza Verdi a Bologna, centro nevralgico della vita universitaria.
Da quell’esperienza prende vita l’idea di un reportage sul mondo dell’accoglienza, quella fatta di esperienze virtuose, innovative, di piccole realtà e micromondi.


Parte da Riace, Gioiosa Ionica, Caulonia il lungo viaggio di incontri, interviste, visite a luoghi, comunità, scambi di esperienze che porterà questo gruppo composto da 9 studenti e un professore universitario, l’etnomusicologo Nico Staiti, a documentare in profondità l’Italia dell’accoglienza, quella fatta di piccoli paesini spopolati dalla massiccia emigrazione che ha colpito i nostri territori e poi ripopolati dall’arrivo dei migranti, quella dei progetti di accoglienza innovativi e che hanno rappresentato un modello di buone pratiche che hanno avuto eco negli ambienti accademici e non solo. Il gruppo di ricerca ha visitato oggi lo Sprar di Gioiosa Ionica dove la coordinatrice del progetto territoriale, Alessia Barbiero, ha spiegato come è articolata l’accoglienza, i rapporti con la popolazione locale e, sollecitata dalla curiosità dell’etnomusicologo Staiti, si è soffermata anche sull’interessante esperienza del gruppo di percussionisti ospiti del progetto, i Kunta Kinte, che ben s’inserisce nella tradizione gioiosana della festa di San Rocco coi suoi tamburi. Nella tarda mattinata, il gruppo ha fatto visita alla nuova sede Re.Co.Sol.-Rete dei Comuni Solidali a Caulonia Marina. Una lunga chiacchierata con Giovanni Maiolo, legale rappresentante di Re.Co.Sol., ha permesso agli universitari di Bologna di conoscere le realtà di accoglienza del territorio e soprattutto di avere un quadro sui possibili scenari futuri alla luce della nuova legislazione in materia, che di fatto rappresenta un pericolo alla sopravvivenza dei piccoli progetti di seconda accoglienza.

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