Rogo a San Ferdinando, l’ANPI alle istituzioni: “Farebbero meglio a tacere, dichiarando il proprio fallimento”

Rogo a San Ferdinando, l’ANPI alle istituzioni: “Farebbero meglio a tacere, dichiarando il proprio fallimento”

Riceviamo e pubblichiamo

Vergogna e dolore senza fine. La tendopoli di San Ferdinando ancora sulle cronache ma non per qualche passo in avanti per la sua chiusura; è l’ennesima morte atroce tra il fuoco acceso per riscaldarsi in queste notti freddissime che invece ci sbatte in faccia l’orrore di questo posto.

Sono passati appena dieci giorni da una importante ed accorata iniziativa proprio nel Comune di San Ferdinando per dare avvio ad un progetto di smantellamento della tendopoli con soluzioni abitative più dignitose per centinaia di migranti. Erano i corpi carbonizzati tra le fatiscenti baracche di Becky Moses appena 26 anni scappata dalla Nigeria e Surawa Jaiht di 18 anni del Gambia, così come il corpo senza vita di Soumaila Sacko ucciso a fucilate a gridare giustizia e indicare come unica via la chiusura della tendopoli, monumento alla vergogna della Calabria e dell’intera nazione. Invece eccoci ancora oggi a piangere su un’altra vita spezzata: un giovane senegalese di 29 anni  MOUSSA BA carbonizzato nel rogo di altre 20 baracche. Perché da queste parti il fuoco anziché attenuare il freddo invernale ti toglie la vita.

Già pronte le dichiarazioni costernate della politica e delle istituzioni. Farebbero meglio a tacere almeno per una volta, dichiarando il proprio fallimento a comprendere e risolvere il dramma di questo pezzo di umanità.

Mario Vallone – Coordinatore regionale ANPI Calabria

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