Le associazioni animaliste di Gioiosa Ionica lanciano una petizione

Le associazioni animaliste di Gioiosa Ionica lanciano una petizione

Photo by Lydia Torrey on Unsplash

L’amore per gli animali è segno intangibile di civiltà: è proprio nelle società più evolute, infatti, che ad ogni essere vivente, specie ai più indifesi, sono riservati rispetto e garanzia. L’Italia è stata fra i primi Paesi al mondo a riconoscere il diritto alla vita e alla tutela degli animali randagi – Legge 14 agosto 1991, n. 281 – vietandone la soppressione se non in casi di gravi malattie incurabili o comprovata pericolosità. Lo Stato, infatti, promuove la tutela degli animali d’affezione, vieta la crudeltà, il loro abbandono e promuove la convivenza fra uomo e animali, tutelando ambiente e salute pubblica. L’obiettivo è dare impulso al controllo della popolazione di animali d’affezione, sia domestici che randagi: gli enti locali hanno il dovere di gestire il controllo della popolazione animale e, avvalendosi delle associazioni che se ne occupano  presenti sul territorio, provvedono alla limitazione delle nascite, al risanamento dei canili o all’istituzione di rifugi per cani e gatti.

I Comuni sono tenuti ad eseguire una serie di adempimenti; spetta, infatti, al Sindaco-  in base anche al D.P.R. 31 marzo 1979 – la vigilanza sulla osservanza delle leggi e delle norme relative alla protezione degli animali fra i quali: provvedere alla tutela e al benessere degli animali; recuperare i cani vaganti con modalità che ne salvaguardino l’incolumità; dotare la propria Polizia Municipale di dispositivi di lettura dei microchip al fine di verificare la identità dei cani catturati o rinvenuti sul territorio a mezzo di lettori; disporre che i cani sprovvisti di proprietari siano rimessi sul territorio previa sterilizzazione; affidare i cani vaganti catturati, per i quali non è stato possibile procedere alla identificazione, ai rifugi sanitari pubblici o ai rifugi sanitari convenzionati; stipulare convenzioni con le Associazioni animaliste o protezionistiche iscritte all’Albo regionale ovvero con rifugi per il ricovero privati per l’affidamento e il mantenimento dei cani catturati, non reclamati e/o per i quali non è possibile la re-immissione sul territorio; garantire, per i cani sprovvisti di proprietario in assenza di rifugi sanitari pubblici, il servizio di pronto soccorso direttamente o in convenzione con strutture veterinarie autorizzate; individuare e delimitare aree urbane da destinare alla attività motoria degli animali d’affezione, provvedendo a periodici interventi di bonifica e di disinfestazione previa consulenza del Servizio Veterinario della Azienda Sanitaria Provinciale; provvedere alla stipula di una assicurazione per gli eventuali danni causati a terzi da cani vaganti sprovvisti di proprietario; istituire l’Ufficio per i diritti degli animali assicurando il collegamento con l’Anagrafe Canina Regionale (ACRES) e avvalendosi della consulenza del Servizio Veterinario della Azienda Sanitaria Provinciale; provvedere alla attuazione dei piani di controllo delle nascite; prevedere, in sede di formazione o di revisione degli strumenti urbanistici, nell’ambito delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, aree idonee destinate alla costruzione di rifugi pubblici, nonché delle aree da destinarsi alla realizzazione di cimiteri per il seppellimento degli animali d’affezione, ed aree urbane per l’attività motoria dei cani.

In questa direzione, da parecchi anni operano, a Gioiosa Ionica – e di fatto, in tutta la provincia -, le associazioni A.I.V.A. e LA ZAMPA NEL CUORE che, senza scopo di lucro, si adoperano concretamente per il benessere degli animali attraverso la cura e la tutela della loro vita, promuovono attività volte a combattere ogni forma di maltrattamento, sfruttamento e violenza su di essi, intervengono quotidianamente contro il randagismo e l’abbandono dei cuccioli, prevengono eventuali problemi igienico-sanitari legati ai quadrupedi, provvedono alla sterilizzazione di gatti e cani, sensibilizzano l’opinione pubblica affinché l’animale sia visto innanzitutto come meritevole di rispetto e detentore di diritti.

Fermo restando che è  obbligatorio per l’ente stipulare la convenzione con un canile che preveda il servizio di cura, custodia, mantenimento dei cani randagi catturati nel territorio comunale e smaltimento dei cani deceduti durante il periodo di custodia, ciò non esclude che si possa instaurare una collaborazione regolata a norma di legge con le associazioni, che sicuramente apporta maggiori vantaggi sia alle casse del Comune che all’animale; come ad esempio é accaduto a Cinquefrondi, Melicucco, Maropati, Martone, Palmi e altri Comuni.

Allo stato attuale, queste associazioni hanno in carico circa 60 cani – fra partenze in adozione e stalli – tutti vaccinati, microchippati, sterilizzati, regolarmente nutriti e curati e di fatto sono diventate un punto di riferimento affidabile per i cittadini che contattano i volontari a qualunque ora per fronteggiare emergenze legate ai cani in difficoltà, alleggerendo le istituzioni di questo compito. Tutto ciò, però, ha un costo che difficilmente sarà possibile in futuro continuare a coprire. Sarebbe impensabile che la comunità dovesse rinunciare al servizio che queste associazioni offrono per reale mancanza di sostegno economico e materiale.

Sostanzialmente, le associazioni citate reperiscono fondi attraverso attività di auto-finanziamento, collette, ed un contributo comunale che è passato da 1.000 euro nel 2014 (determina n. 404 del 16.4.2014), a 1.200 euro nel 2015 (determina n. 98 del 29.3.2016), a 1.500 euro nel 2016 (determina n. 434 del 15.12.2016), 1500 euro nel 2017 (determina 450 del 6.12.2017), per poi ritornare a 1.000 euro nel 2018 (determina 312 del 9.10.2018) confermato anche per il 2019.

Il contributo comunale, a fronte di un vantaggio innegabile per l’intera comunità e per le casse comunali, non garantisce alle associazioni interessate la certezza della sopravvivenza, costringendole sempre a “vivacchiare” alla giornata, sperando nella generosità dei privati cittadini.

Alla luce di quanto sopra esposto,

CHIEDIAMO

– che venga riconosciuto e valorizzato l’operato svolto sul territorio dalle associazioni animaliste in termini di risultati ottenuti quotidianamente nella lotta al randagismo (dei quali beneficiano sia la comunità che la popolazione canina e felina) e dei conseguenti risparmi economici di cui beneficia l’Ente, che in ogni caso è obbligato a gestire il fenomeno, attraverso un incremento del contributo economico annuale tale da consentire una tranquilla prosecuzione delle attività;

– un incontro pubblico fra rappresentati delle associazioni animaliste presenti sul territorio e amministratori comunali per poter discutere sulle criticità del settore al fine di programmare con spirito collaborativo soluzioni e nuove strategie;

– che l’ente comunale si faccia promotore di una campagna di sensibilizzazione al tema della tutela degli animali, attraverso iniziative ad hoc, partendo dalle scuole e provando a raggiungere tutte le fasce della popolazione.

Aiva – La zampa nel cuore

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