Sulle case vuote nella Piana di Gioia Tauro tanti proclami ma pochi fatti

Sulle case vuote nella Piana di Gioia Tauro tanti proclami ma pochi fatti

Il Comitato per il riutilizzo delle case vuote della Piana esprime critiche e perplessità nei confronti delle istituzioni locali e regionali che, pur avendo più volte condiviso le posizioni del Comitato, non hanno prodotto al momento azioni programmatiche e gestionali coerenti e tese alla risoluzione del grave disagio abitativo nell’area della Piana di Gioia Tauro.

Nonostante le buone intenzioni più volte espresse, infatti, si continua a ignorare l’enorme mole di patrimonio immobiliare inutilizzato ed abbandonato, simbolo dello sfascio sociale ed ambientale e componente del degrado del territorio. Un numero di case vuote che rende inaccettabile e paradossale l’esistenza di soggettività, locali o migranti che siano, che abitano in condizioni sociali e sanitarie difficilissime, quando non addirittura subumane, come era nella vecchia baraccopoli o adesso nella tendopoli di San Ferdinando, o nei ghetti quali la Ciambra di Gioia Tauro, o altri borghi degradati della Piana. 

Eppure non sarebbe difficile avviare un massiccio quanto coerente e consistente programma di riutilizzo delle case vuote, per esempio tramite l’ausilio all’affitto sociale, specie adesso che il numero di presenze migranti è ridotto in attesa della nuova stagione agrumicola. Per avviare un’azione di questo servirebbero non più di 700/800 mila euro, cifra inferiore al costo di quella grande operazione propagandistica che è stata lo sgombero della baraccopoli.

La Regione Calabria, dopo aver ripetutamente annunciato – con lo stesso Presidente o con le affermazioni degli assessori interessati – azioni straordinarie e risorse subito disponibili per affrontare e gestire rapidamente il problema, sta predisponendo un unico strumento che, dalle prime anticipazioni della stampa, appare inadeguato e poco utilizzabile per affrontare questo problema. Come il Comitato ha spiegato più volte, ci vuole un fondo straordinario apposito che la Regione, di concerto con gli altri enti, può facilmente reperire dalle risorse di bilancio, visto le cifre in gioco.

Su questo il Comitato intende lanciare anche una grande sottoscrizione popolare, almeno per l’avvio del “Riutilizzo delle case vuote della Piana”, che dia seguito ampio e organizzato all’azione – significativa, seppure fatta finora di piccoli numeri – che è nata con la costituzione stessa del Comitato e che ha permesso ad alcune decine di lavoratori migranti di trovare casa.

Il Comitato rinnova allora con forza – in primis alla Regione – l’invito a dimostrare coerenza con quanto dichiarato e a reperire in fretta le risorse per la prima fase del programma di riuso sociale delle case. Ribadiamo che l’entità delle risorse finanziarie è assolutamente alla portata di decisioni veloci e agevoli da parte regionale (alla cifra sopra indicata si devono aggiungere 70/80 mila euro che permetterebbero di ultimare, rifinire e rendere quindi immediatamente abitabili, gli appartamenti costruiti a Rosarno per i migranti per 250 posti letto).

La Calabria, storica terra di emigrazione, deve attingere le sue migliori doti di coraggio, solidarietà e generosità, per accogliere invece di respingere, trasformando i problemi in strategie positive come nel caso del riutilizzo sociale delle abitazioni vuote. Non è assolutamente vero che il “non si ‘ffitta ‘e niri!” è convinzione radicata in Calabria e nella Piana, come dimostrano le case già affittate ai migranti. Un impegno istituzionale mirato verso questa direzione significherebbe anche un’importante azione di contrasto a chi spesso diventa il vero grande gestore delle case vuote, pubbliche o private, e cioè quella ‘ndrangheta che, grazie a una sorta di regime di comodato d’uso informale, dispone degli utilizzi, in nero o meno, di quello che dovrebbe essere un bene sociale.

Affrontare tale situazione è quindi anche una grande questione di civiltà e di democrazia dei diritti.

Comitato Riutilizzo Case Vuote Piana

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