Il biologo Vazzana: “Nei mosaici di Kaulon i Miti dello Stretto”

Il biologo Vazzana: “Nei mosaici di Kaulon i Miti dello Stretto”

Di Angelo Vazzana.

In merito al recente articolo che ho letto sulla vostra rivista on-line che esprime il commento del prof. Vincenzo Nadile sulla Casa del Drago di Kaulon, volevo dare un mio contributo interpretativo per poter far chiarire e dissolvere alcuni dubbi sull’argomento trattato.

Contestualizzare gli ambienti in oggetto e trovare collegamenti geografici e storici è interessante ma penso che all’origine di questa analisi è bene interpretare i simboli rappresentati nelle figure marine e in particolare a quello che è identificabile nel cosiddetto “Drago di Mare”.

I delfini esprimono la vicinanza ad un “luogo” marino ma fanno riferimento a rappresentare la divinità ad Apollo (Febo-Febea antico nome come Règhion- etc.) ma è intrigante l’aspetto/forma che assume nei
delfini la coda, diversa nei due mosaici.

Prendo in osservazione il “Drago di mare” a tessere chiare e brune o il primo ad essere messo in luce: questo nell’insieme racchiude la simbologia che riguarda la rappresentazione allegorica dei MITI del Mare dello Stretto e questi sono quelli storicamente più noti: Skylla, Cariddi e le
Sirene alate ( v. ultima traduzione dell’Odissea libro XII v. 85 e 105 e altri). La loro descrizione e analisi del testo corrispondono a SIMBOLI, luoghi presenti e visibili attualmente nell’Area dello Stretto.

I Pericoli alla navigazione nel VI sec. a.C., erano le forti correnti marine alternate ( la Cariddi che “tre volte vomita e tre volte risucchia”…); e la Skylla con i tre pinnacoli rocciosi a fronte della Rupe di Scilla; oggi sommersi a 50 m di profondità ed eccellenze di Biodiversità marina per i coralli varicolori. La rappresentazione allegorica nell’Odissea (527 a.C. di Teagene di Reggio, di Lico di Reggio e di Licofrone) per dare una interpretazione ai pericoli alla navigazione, questi si traducono in forme di mostruosità, mentre quelli che naturalmente erano fenomeni positivi
marini quindi divinizzati (nereidi) in figure femminili con una stilistica nudità. Nel mosaico l’asperità dei pinnacoli rocciosi e rappresentata dalla crestatura del dorso e dalla lunghezza della dentatura: ad ispirare questa rappresentazione è stato ed è attuale la presenza sulla Spiaggia degli
Abissi di Cannitello del pesce serpentiforme dalla dentatura particolarmente affilata del pesce abissale “drago di mare” dal nome scientifico Cauliodus skyllae. La Cariddi la ritroviamo rappresentata nei flussi di corrente corrispondenti alle bande delle tessere chiare e brune che verso la coda si trasformano in un vortice (oggi i vortici della Cariddi sono visibili a Punta Pezzo: visibili nel diario di Angelo Vazzana
in FaceBook). Mentre le Sirene alate sono rappresentate dalle ali e non pinne anteriori o dalla coda che hanno margini arrotondati). Altri particolari rimandano al drago di mare abissale. Potrei continuare a
confrontare i particolari di questi mosaici trovando corrispondenza univoca nella descrizione allegorica nei versi originali dell’Odissea. Molto di più è altro, tutto ben documentato si trova nelle mie recenti Pubblicazioni alle quali rimando e spiegheranno il significato che esprimono questi Mosaici.

La rappresentazione in questa forma stilistica (pistrice) è ben documentata
dal V sec. a.C. specie su supporto pavimentale o pianeggiante e
recentemente la stessa simbologia e stata trovata in un mosaico vicino ad
una fonte di acque continentali (Fonte del Clitunno- Trevi, Umbria- loc Pietrarossa, quindi scorrere di acquee vicino a rocce). Anche qui si parla di ambiente termale ( II sec. d.C.) con analoghi simboli già storicamente impiegati.

Le pubblicazioni di riferimento sono:

Vazzana Angelo (2016): Ed. Gangemi,
Roma pg 96, 220 foto, isbn 978-884923276-9;

Vazzana Angelo (2018): testo in it. ed inglese; Ed. Gangemi Roma, pg 112, foto 52, isbn 978-884923584-5.

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