L’acomunicazione

L’acomunicazione

Ciao a tutti. 

Se siete di quelli che seguono niente, che si interessano a niente che non li riguardi strettamente e personalmente, di quelli che se ne fottono del cosiddetto “butterfly effect”, vi prego: ditemi cosa cazzo fate del vostro tempo. Chiedo perché mi interessa davvero saperlo. Corro veloce tutto il giorno e tutti i giorni nella speranza di riuscire a surfare quello tsunami di cose da fare senza rimanerne affogato. Quello tsunami di informazioni che ogni ora, ogni minuto, ogni secondo sembrano far parte di un impianto ben congeniato che qui chiameremo erroneamente “arma di distrazione di massa”. Non ho tempo per distrarmi. A ben pensare non ho nemmeno il tempo di concentrarmi. Maledetto Dante. Maledetto Limbo. Vorrei essere come voi, ditemi come fate! Scrivete pure alla redazione, ve ne sarò grato. Ah! Voi potete smettere di leggere, il resto non vi interesserà. Grazie per l’attenzione.

A voi che invece siete di quelli che seguono la cronaca, o la moda, o il cinema, o la musica, o l’estetica, o l’escursionismo, o salute e benessere, o leggete tante (lo so che non esistono più quelli che leggono tanto, lo so…), o magari la cucina (li guardate i programmi di cucina, dite la verità, eh?!?), oppure il calcio. O meglio ancora siete quelli che seguite il rugby (ma solo quando gioca la nazionale), il basket (perché mio nipote gioca ed è forte) e la pallanuoto (perché pensate che si tratti di gente che sta sempre in piscina e stare sempre in piscina, si sa, è una cosa fi-ghi-ssi-ma!). Sport fantastici, così fantastici da farci sembrare più fighi di quei quattro rozzi che hanno demandato gli umori della propria quotidianità a 22 uomini in pantaloncini che corrono dietro a un pallone e bla bla bla…

A voi, dicevamo. Voi che se siete arrivati a queste righe è chiaro che ci sia oramai un rapporto, abbiamo rotto il ghiaccio e possiamo approfondire una delle questioni che sembrano martoriare il tempo a noi presente: L’ACOMUNICAZIONE. 

Dalla mia postazione (2 metri per 2, uno spartano ufficio che si affaccia su Babele) faccio sempre più fatica a relazionarmi con l’esterno. L’esigua rappresentanza di persone con le quali condividere qualche affinità (quelli che anche tu chiami amici) ha notato qualcosa di strano. Anche tu hai notato qualcosa di strano in loro, vero? E dimmi se è vero che ti è spuntato un mezzo sorrisetto perché detta così sembra più divertente che tragica, o no?

La verità è che gli adulti non ci stanno capendo più niente ma non riescono ad ammetterlo. Eppure i nostri nonni lo ripetevano e lo ripetevano: “Prendere coscienza della malattia è il primo passo verso la guarigione”.  Non te lo ricordavi? Loro lo ripetevano e lo ripetevano mentre qualcuno, stizzito, gli diceva: “E basta! Basta! Abbiamo capito… Abbiamo capito…”. Mentivano due volte. Mentecatti…

Adesso tocca a te: dai fondo al tuo coraggio e quando ti relazionerai con il prossimo tuo, come fai con te stesso, non avere paura e concettualizza la risposta universale: GNE! GNE! GNE!

Ora, vai!

Scrivilo ovunque!

Diffondilo per confonderli. 

Introietta, mannaggia a te! Fallo tuo.

Il giorno in cui riuscirai a pronunciarlo facendo seriamente le faccine, la tua pelle ne guadagnerà tanto quanto il tuo dubbio relazionale. Sarai finalmente un adulto cosciente, in culo a quegli scoppiati degli analfabeti funzionali. Anche se non esistono, eh! Lo hai saputo? Si dice che siano solo una squallida invenzione veicolata da qualche semisconosciuto antropologo accondiscendente. 

Non farti fregare anche tu. 

Non farti fregare da loro. 

Non farti fregare da me. 

Non farti fregare da te stesso. 

Fatti forte. 

Ecco il Mantra:

“Tutto è il contrario di tutto. L’informazione è la controinformazione. La conferma è la smentita. La bocca della verità è senza denti. Chi ha orecchie per intendere è sordo. Chi ha le mani in pasta ha pure una fame insaziabile ed antiacidi in scorte sufficienti. Chi ha il culo pieno sta solo aspettando di cagarti addosso.”

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