Nel buio dipinto di buio

Nel buio dipinto di buio

Il tessuto sociale a noi contemporaneo ci copre solo in minima parte. 

Qui è ora. 

Qui fa freddo. 

Io sono solo un topo di fogna e non mi curo delle vostre necessità. Anzi, ogni qualvolta mi è possibile ne approfitto e non ringrazio. Perché dovrei ringraziare uno stupido capace di fare cose stupide scegliendo stupidamente il momento peggiore per farle? 

Le vostre leggi non ammettono ignoranza, perché mai dovrebbe ammetterla un topo come me? 

Sgranocchio i vostri occhi persi, sono saporitissimi. Il nero è la mia pralina di cioccolato immersa nella crema di un bianco dal sapore di latte iniettato di sangue ad ogni mio morso. Oh, wow! Siete fantastici. 

Riuscite ad essere così inutili che mentre il tessuto sociale a voi contemporaneo vi copre solo in minima parte, voi date addosso a quell’altro povero Cristo che prova recuperare qualche altro centimetro di quella coperta. Cosa avete capito da chi vi ha detto: “Prendete uno che sia davvero in gamba, è difficile che sia una brava persona”?

Siete fantastici. 

Riuscite ad intavolare un discorso di senso compiuto nel quale basterebbe dire di SI oppure dire di NO, invece argomentate e argomentate e argomentate e ad ogni argomentare cambiate idea e vi prendete una questione altra rispetto alla vostra stessa con la stessa foga di cui alla precedente. 

Siete fantastici.

Sgranocchio i vostri cervelli. La materia grigia dona tono su tono. La materia gigia è un topo su topo che è mosso da un uomo. Che schifo! Io non lo permetterei mai. Chi vi credete di essere? La linea di priorità che ridisegnate quotidianamente azzera la vostra credibilità. E perdonatemi se ve lo dico così. Fate finta che io sia un personaggio di un romanzo di Steinbeck, e con “fate finta” vi sto dimostrando tutta la mia vicinanza in questo momento di imbarazzo privato. 

Siete fantastici. 

Vi hanno lasciato con il culo scoperto e se ne approfittano nel buio della notte in cui, armati di pazienza, i detentori della luce succhiano le resistenze di una vecchia stufa elettrica abbandonata al proprio destino infame. Evviva la potenza! Potreste starne senza?

Siete fantastici.

Anche quando sapete di avere torto, anche quando vi annuso e voi mi guardate con lo sguardo da morto. Siamo io e voi, voi ed io. E la gioia nel cuore è un dolore maggiore. E le braccia han la faccia di una stronz… parolaccia. Tu, ciao tu. Mi piaci. Di giorno sei stridulo, di notte sonnambulo. 

Qui è ora.

Qui è tutto nero e ci impongono la paura del buio.

I più tenaci stringono i denti, i meno loquaci stringono il culo e si abbracciano per moltiplicare il calore che li tiene in vita. La tragedia non è provare ad abbattere il muro a testate. La tragedia è usare la testa di qualcun altro per abbattere il muro a testate. La tragedia è il vuoto che rimbomba. La tragedia sono i tappi alle orecchie che attutiscono il rimbombare dei colpi. Li senti? La tragedia è che la testa, il rimbombo, i colpi, i tappi e le orecchie sono le tue, le sue, le sue ed anche le sue. Lo sai che lo so che lo sai. Rimbombano tutti.

Il tessuto sociale a noi contemporaneo ci copre solo in minima parte. 

Qui è ora. 

Qui fa freddo. 

Ricordo quella volta in cui nel corridoio della rete fognaria, proprio sotto la libreria oggi chiusa per lasciar spazio ad un centro scommesse, quella volta in cui trovai una pagina di tale Michel Foucault in cui c’era scritto che “il sapere non è fatto per comprendere, ma per prendere posizione”. Sapevo leggere, l’ho usato per prendere posizione in opposizione alla vostra. Mi piace darvi contro dall’alto della mia superiore capacità di saper leggere. Non saprei scrivere ma sfrutto tutto il mio potenziale. Splinter, Ratatouille sono degli esempi. Voi no. Ricordo e vi penso. Ricordo e ripenso al tessuto sociale a voi contemporaneo che vi copre solo in minima parte. Voi, dotti, ridotti a millimetriche porzioni di sapere. Voi, dotti, tra i mille condotti di un sistema in cui fare gli uomini serve a poco se le regole sono quelle dell’appartenenza ai topi. Voi, dotti, sedotti ed abbandonati alla puzza di un vostro stesso simile. 

Vi vedo. Prendete posizione, inarcandovi all’inevitabilità, mentre pregate un Dio qualunque (qualcuno ci sarà, benedetta statistica…) deresponsabilizzandovi: “Fa che possa essere tutto veloce, fa che non faccia così male come dicono…”. 

Sono un topo con problemi di sovrastrutture, non mastico politica e non faccio distinzioni. Sono ogni giorno più tollerante, oggi ho annesso anche quelli al freddo e col culo scoperto.  

Sono solo un topo con problemi di sigmatismo e canto: “Penso che un fogno così non ritorni mai più…

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