La letterina a Babbo Mortale

La letterina a Babbo Mortale

Caro Babbo Mortale,

                       anche quest’anno sono stato una persona schifosa.

L’ho riletta. Nella mia letterina dello scorso anno sono stato troppo posato, accondiscendente, troppo riservato e di strette vedute. Mi sono limitato, sbagliando. Ma sono uno che presto o tardi impara dai propri errori. Il risultato è che ho messo in pratica più di quanto non mi sia ripromesso. Stavolta non commetterò lo stesso errore. Stavolta punto alla caccia grossa. 

Ad ogni occasione mi si sia parata davanti ho pensato a tutte le possibili varianti ed ho sempre scelto la peggiore. Tante volte ho improvvisato sperando che lasciarmi andare all’istinto potesse essere una soluzione ancora più devastante. Minima spesa, massima resa. Non è stato facile ma sono certo che sarai contento di me. Ne sono più che certo. E se anche la mia fosse solo presunzione, sono convinto che saprai apprezzarla.

Sono stato quello che ha alimentato le proprie fobie, la propria inedia, il proprio astio, il proprio inequivocabile disprezzo e la propria propensione per l’odio. Ora che l’anno 2020 è alle porte, la mia indole mi impone di ragionare sempre più in maniera propositiva. Benché conosca i miei limiti io non mi illudo: so che queste porte saranno a me sbarrate. Ma non lavoro per scardinarle, certo che no: io le voglio fare saltare per aria e voglio far fuori chiunque non capisca le mie necessità. Punto.

Ho avuto le palle per essere sempre dalla parte sbagliata. E con “ho avuto le palle” intendo proprio dire che non sono una femminuccia. Tu lo sai: da profondamente credente seguo alla lettera le parole della Genesi (3,16) ed alla donna ricordo che Dio moltiplicherà “i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà”.

Sono stato quello che non ha letto nemmeno un libro (vaffanculo). Sono stato quello che non ha visto un concerto (vaffanculo) e che non ha comprato un disco (vaffanculo, ahaahahahah). Sono stato quello che non è mai andato al cinema (vaffanculo) né mai a teatro (ahahahaahha, ma vaffanculo!).

Ho un taglio di capelli che spacca e la barba sempre in ordine. Ho chiesto a papà (vaffanculo) e a mamma (vaffanculo pure tu) i soldi che mi devono dare perché sono loro figlio e mi devono mantenere in questo Stato che se ne fotte di me. Ed io me ne fotto di loro. Non parlo di politica (vaffanculo) si bruciassero tutti, però voto (cazzo se voto!) perché è un mio fottuto diritto. Dicono che qualcuno ci sia morto per sta cosa (coglione!) e allora io questo diritto me lo prendo tutto. Adoro questa cosa della democrazia. Mi ricorda gli insegnamenti della “Livella” di Totò, ma è molto meno poetica. Vabbè, chi se ne fotte…

Sono stato molto molto molto attento. Ho guardato la TV. Ho guardato la TV. Ho guardato la TV mentre mi informavo sul grande mondo online grazie al quale possiamo sapere tutto tutto tutto. Io posso dire di sapere tutto tutto tutto. Ho fagocitato ogni secondo di schifezze trasmesso da ogni emittente per poi defecarlo aggiungendo del mio. Che non si dica mai che io copio e incollo, per l’amor di Dio! Ho televotato, minchia se ho televotato! Sono stato gli occhi della TV spazzatura, le labbra delle regali telenovelas che mia zia non ha fatto in tempo a vedere finire perché è finita prima lei, le orecchie dei reality show, la pancia dei talk di intrattenimento, il culo dei talk politici, la lingua dei programmi di cucina mentre la gente muore di fame, l’effetto sorpresa delle solite stronzate ed il cazzo pruriginoso senza vergogna alcuna. Di cosa dovrei vergognarmi, Babbo Mortale? Mi piace la figa, certo. Mi piace anche il cazzo, certo. Mi piacciono tutti, mi piacciono sempre. Diocristo! Vorrei solo avere più tempo per dedicarmici, ma sai bene che ci sono sempre un sacco di cose da fare, quindi devo mettere dei paletti se voglio fare tutte le cose che voglio fare. Se voglio diventare chi voglio diventare. Ed io voglio diventare quel corridore de “La Lunga Marcia” di Stephen King (lo so che ti piace Stephen King, come potrebbe non piacerti…), quello che partecipa e si mette in coda perché “voglio vedervi morire tutti”. Oh, sì…

Nell’anno oramai agli sgoccioli sono stato il calcolo delle probabilità che dentro l’unico vero posto di lavoro fisso dell’ultimo decennio, ne ha ucciso più della penna. Dai monitor dei Centri Scommesse sono stato il palo, la traversa, la moviola in campo. Sono stato i rutti dell’odio e le preghiere di chi si rivolge a Dio solo per avere favoritismi ma che è pronto a dargli del “Bastardo!” se la rimessa laterale viene assegnata agli avversari. Sono stato quello che ha vinto al novantacinquesimo. Sono stato quello espulso perché quel ricchione, figlio della merda ha simulato. Sono stato anche il simulatore. Sono stato quel cornuto dell’arbitro. Sono stato benissimo. Sono stato la banana al negro “Uh! Uh! Uh! Uh!”, lo zingaro di merda, la puttana della mamma di quello che ti ha fatto gol. Sono stato le minimizzazioni di un popolo che non ha alcuna voglia di andare oltre le minimizzazioni. Pochi concetti ma CHIA-RIS-SI-MI. Chi se ne fotte se giusti o sbagliati? Abbiamo altro da fare noi, mica ci possiamo pure mettere a pensare a che cosa cazzo stiamo dicendo… dai, non scherziamo!

Sono stato il politicante che te l’ha messa in culo senza sputazza e che ti ha ringraziato quando lo hai legittimato. Sono il politicante che può anche fare di meglio, devi solo rinnovarmi il mandato. 

Sono stato il direttore di un quotidiano fascista che chiede la libertà di stampa ed il direttore di un quotidiano comunista che parla come un fascista. Sono stato capace di inneggiare ai valori della mia Nazione andando contro ciò che è scritto nella Costituzione di quella Nazione. Non me ne vergogno anzi… se sei tu quello che non capisce di politica dovresti vergognarti o almeno stare zitto. 

Sono stato il collega che ti ha fottuto l’idea e che si gode i vantaggi di quella fantastica intuizione (su-ca!). Sono stato quello che ha mandato un messaggio sul gruppo di WhatsApp dei dipendenti per licenziarti, per licenziarvi tutti, perché “il margine di profitto purtroppo si assottiglia e sotto una certa soglia di guadagno il rischio di impresa non è più sostenibile ed a quale punto chi ce la fa fare di continuare a lavorare, no?”. 

Sono stato quello che ti ha messo nell’ennesimo gruppo WhatsApp di cui non te ne frega un cazzo ma che ti allena alla distrazione in cui è tutto così immediatamente importante da non valere più nulla fra 2 minuti.

Poi senti questa: sono stato quello che ha goduto della morte di uomini, donne, bambini e che ha dovuto dirlo a tutti che ne ha goduto per moltiplicare la goduria in un’orgia malefica di una cosa che un giorno mi renderò conto di non poter aver fatto davvero. Ma l’ho fatto e ho goduto. Lo abbiamo fatto e abbiamo goduto. Non venire a dirmi che avrei potuto fare di meglio, in questo ambito sono stato tutto d’un pezzo. Di merda. Caro mio, che annata meravigliosa per i pesci del Mediterraneo che si sono cibati dei morti in mare! E che annata meravigliosa, la prossima, per noi che ci ciberemo di quei bei panciuti pesci del Mediterraneo!

Sono stato quello che “Daghe giù al negher”, quello che “Il leòn che magna el teròn”. Sono stato lo ‘ndranghetista che ti ha lasciato il caffè pagato al bar e le mani legati per non farti muovere più del passo che ti è concesso fare. E ringrazia che lasciarti pascolare in questo ambiente protetto tanto quanto spacciato che mi permette di tenerti in vita per quando mi serviranno dei numeri. 

Sono stato quello che ha tirato così tanta cocaina che ora gli amici mi chiamano Swiffer. Striscio tra le strisce: che cosa cazzo ne può sapere il serpente della prima mela di quanto sia ampio lo spettro d’azione delle tentazioni nell’anno 2019?

Sono stato quello ha pagato tanto QUEL paio di scarpe. E ha pagato tanto QUEL vestito. E ha pagato tanto QUELLA cena con QUELLA donna. E ha pagato tanto QUELLA macchina. E ha pagato tanto QUEL paio di occhiali, QUEL tatuaggio, QUEL trattamento per il corpo, QUELLA casa, QUELLA vacanza, QUEGLI orecchini, QUELL’orologio… Sono stato quello, ma adoro rompere i coglioni a chi spende 120mila euro per QUELLA banana attaccata al muro con il nastro adesivo.

Sono stata la Regina di un popolo affamato sul quale, affacciata dal mio balcone reale, ho lanciato milioni di biscotti con la Nutella.

Sono stato quello che sa bene che non esistono indumenti brutti, che sa che esistono persone alle quali determinati abiti vestono bene e determinati altri non bene. Sono stato quello che avuto la forza di insultarli tutti, quello capace di digli che fanno schifo. Non ho tempo da perdere per spiegare a tutti un concetto così banale. Ho avuto la forza di divertirmi così: insultandoli ed invitando all’insulto tutti quelli che conosco. “Shitstorm”, si dice adesso. Li ho fatti insultare perché fanno cacare, che schifo! Ma tu li hai visti? Mamma mia, mamma… se li avessi visti, giuro!, li avresti insultati pure tu, sti cessi…

Caro Babbo Mortale, siccome sono un pochino stanco e siccome scrivere non è esattamente una cosa che mi piace, mi sa che ora ti lascio. 

Ci conosciamo bene noi, e sai altrettanto bene che il mio buon proposito per l’anno prossimo è quello di poter continuare a peggiorare ma non è facile. Non è facile per niente. Io voglio solo essere me stesso. E vabbè che quest’anno sono anche stato me stesso. Sono stato una persona schifosa, vaffanculo tu e vaffanculo io. Ma ti dirò, negli ultimi giorni mi sono sentito strano, come se fossi stanco di essere quel gran vigliacco che sono. E siccome mi sono pure rotto i coglioni di questa routine nella quale non credo di potermi peggiorare né come uomo, né come essere umano… e siccome sto male al solo pensiero di essere di nuovo qui il prossimo anno a scrivere un’altra lettera… e siccome ci ho provato ma non riesco a farlo io da solo, caro mio Babbo Mortale ti chiedo solo un regalo. Tu che puoi: uccidimi.

Tuo, sempre tuo, tutto tuo

              Francesco

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