Sulla Torre di Blablablele

Sulla Torre di Blablablele

La Torre di Blablablele ha una base di 90 metri per lato ed è alta 90 metri. 

I due proprietari, Adriano ed Elma, l’hanno ereditata da un parente di lei che l’aveva vinta a carte ad una partita di quelle da tutto o niente, durante un Natale di fine secolo scorso, a spese di un tizio che si professava discendente di Nambuccodonosor III. 

I documenti erano in ordine. La vincita reale. La morte certa. L’eredità toccò ad Elma in quanto unicogenita dell’unica sorella del baro, che aveva rinunciato al lascito testamentario in favore della figlia.

Adriano ed Elma stavano insieme dalla sera in cui, entrambi immemori, si risvegliarono sul divano di un salone con i postumi della festa di laurea di un loro amico comune impressi sulla pelle. Lui si ritrovò un tatuaggio con il nome di lei sull’avambraccio destro. Lei si trovò scritto Adriano sul polso. 

“Il destino ha deciso per noi”. Si dissero sorridendosi ebeti. Si misero insieme e dopo nemmeno un anno si sposarono con rito laico alla presenza di tanti amici e pochi parenti, su una spiaggia non troppo lontana dal paese ma raggiungibile solo con i pedalò. 

Elma aveva provato con l’Architettura. Forte della sua iscrizione ai corsi di laurea online di Design (corso di arredamento e product design) ed Architettura degli Interni (arredamento ed interventi architettonici), decise di trasformare la Torre di Blablablele in una sorta di B&B, extralusso, extra comfort. A ben pensarci extra tutto. All’entrata, un portone enorme che ricordava quello di alcuni castelli per come li raccontano le favole, oltre ad un’accogliente, tanto quanto imponente, cartellone in legno con scritto “Benvenuti – Welcome – Bienvenue – Bem-vindo – Добро пожаловать – ¡Bienvenido – 欢迎 – ようこそ。 – Willkommen – Witaj – Isten hozott – Welkom – Fiţi bineveniţi – Hoşgeldiniz – Välkommen – Tervetuloa – ברוך הבא/ ברוכה הבאה/ ברוכים הבאים – Vitajte – Dobrodošli – أهلاً وسهلاً – Καλώς ήρθες – 환영합니다 – Vítejte – Bonvenon – Dobrodošli, Pozdravljeni – Benvingut – Mirë se vjen – خوش آمديد – Добре дошли – Bi xêr bît, Bi xêr hatî – კეთილი იყოს თქვენი/შენი მობრძანება – Laipni lūdzam”, campeggiava una frase in dialetto locale:

“I paroli s’i vola u ventu”. 

Sale e saloni, praticamente adibite ad ogni cosa. In subappalto: dagli shopping center alle aree concerti, dalle piscine alle palestre, dalle stanze per lo sfogo libero della propria rabbia alle aree destinate ai percorsi relax con massaggio ayuervedico. 

Più o meno a metà della Torre c’era anche l’Area Ghostbusters, per quelli che cercavano di catturare molto più che simbolicamente i propri fantasmi e lanciarli giù dall’ultimo piano.

Passata la zona ricovero, nella quale si diceva che un infermiere poliglotta del pronto soccorso spacciasse farmaci di ogni genere a prezzi stracciati, potevi risalire tra scale ed ascensori fino all’ultimo piano. 

90 metri. Un 90 che faceva paura a tanti, ma non a tutti. 

Adriano ed Elma sapevano che ognuno dei mille e mille ospiti avrebbe voluto la propria parte di irripetibilità. L’esperienza dell’ultimo piano prometteva di tener fede a quella frase in dialetto all’entrata, incisa bene nelle teste di tutti quelli che accedevano al significato più profondo della Torre grazie alla folgorante bellezza delle hostess e degli steward che accoglievano, uno ad uno, gli ospiti ai quali spiegavano, con doverosa calma, il senso rarefatto del concetto antico quanto la struttura. 

L’accesso all’ultimo piano era consentito alla improrogabile condizione del silenzio.

Ai 90 metri ognuno degli ospiti poteva sentirlo chiaro e forte, fino a perdersi tra i sussurri del vento, unico vecchio saggio al quale era concesso il diritto alla parola.

Con un cospicuo conguaglio a favore della struttura, gli ospiti più arditi avrebbero potuto prendere posto sul piedistallo che li avrebbe portati oltre i 90 metri. Oltre il significato attribuito al vil denaro. Oltre le regole imposte da una civiltà codarda. Oltre la paura. 

Frances, giovane compagna di un ex ministro della Repubblica Francese, fremeva all’idea di rivendicare la propria indipendenza. L’ex ministro pagò il conguaglio. Frances salì sul piedistallo, era adesso la padrona del mondo. Frances e la sua autodeterminazione furono spazzate via da un vento improvviso che scardinò le misure di sicurezza facendola volare via. Oltre la paura. Un centinaio di metri, oltre.

Grazie alle telecamere di sorveglianza, Adriano ed Elma riuscirono a dimostrare che Frances aveva allentato i sistemi di sicurezza per innalzarsi ancora oltre il piedistallo. Prove inappuntabili. Il caso fu chiuso velocemente. L’infermiere che durante le indagini dovette allentare con i suoi giri, riprese a pieno ritmo. Le migliaia di persone che cercavano l’esperienza più bella della propria vita tornarono ad ascoltare la voce del vento, regalandogli in cambio una busta di fantasmi raccolti nell’Area Ghostbusters, gratuita nell’estate successiva alla disgrazia.  

In ricordo di Frances, la frase in dialetto, all’entrata, fu cambiata: 

“I cristiani, comu ‘e paroli, s’i vola u ventu”. 

Alle hostess ed agli steward sarebbe toccato spiegare ancora meglio quali fossero le verità, molto più che simboliche, della Torre di Blablablele.

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