Parlare di niente

Parlare di niente

La mia professoressa di Diritto ed Economia diceva sempre che “Parlare di niente è la panacea di tutti i mali”.
Non le ho mai dato troppo credito, me lo aveva insegnato la professoressa di Ragioneria. I mastrini e le quadrature erano la cosa più importante. Entrare nel tunnel del niente sarebbe stato un buco nel bilancio complessivo. Riequilibrare le scritture poteva diventare complicatissimo e a conti fatti probabilmente il gioco non valeva la candela. Tranne che per la partita contabile CANDELE CONTO ACQUISTI, si intende.
Il motivo dell’inconsistenza del buco di bilancio avrebbe lasciato un vuoto specifico classificandolo come una inutile estensione delle scritture. Tanto lavoro in più di partenza e tutta una sequela di giustificativi inadatti a svolgere un ruolo nel film della vita. Contabile o meno, l’idea rimaneva intrigante. Mi ha sempre affascinato la possibilità di far quadrare i conti, stondando i concetti in un triangolo divino di bellezze per i pochi aficionados che le avrebbero di certo apprezzate. Parliamo di niente.

Quando la figlia della professoressa di Diritto si candidò (come semplice riempi lista, eh!) con il Movimento Popolare per il Riassetto Apotropaico del Mondo (da qui in avanti: MPRAM), mi immaginai la vita della giovine ragazza alle prese con tutte le complicazioni delle decisioni quotidiane. La vidi biondissima al cospetto di scelte e caratteri di una formazione personale che passasse sì da una coscienza umanistica pronta a fare l’occhiolino alla libera interpretazione del mondo e delle sue regole da abbattere, ma che di certo avrebbe dovuto fare i conti con la linearità e la coerenza dei diktat materno finalizzato a riconoscere i rimedi universali e dargli del “tu”. La confidenza fa tantissimo in quasi tutti gli ambiti della nostra vita. Se ci pensi, probabilmente stai leggendo queste righe soltanto perché qualcuno che conosce me ti avrà detto di leggere le cose che scrivo, che poi sia anche il mio consiglio è del tutto pleonastico. Ma io e te non ci conosciamo. E non voglio distrarti dal discorso che stavamo facendo. Rimaniamo sconosciuti e proviamo ad andare avanti con il ragionamento. Ritorna in te. Farò lo stesso sforzo.

La confidenza va presa con le molle. Attutire è fondamentale in ognuna delle fasi in cui le relazioni nascono, crescono, confidano, si confidano ed infine muoiono. Ho visto incepparsi troppi paracadute. Che fine di merda. Icaro si trasforma in Acaro. Gli insetticidi non sono stati testati sugli esseri umani. Essere umani non è stato testato sui bambini. Essere bambini è stato dimenticato non appena la fame di sapere ha lasciato il posto alla sete di potere. Ma non a tutti è data la conoscenza del potere. Da cui la frustrazione che nobilita i vuoti di bilancio confondendo le acque che fanno da corollario alle fantastiche vacanze estive al caldo di una spiaggia di un paese off-shore. For sure, my friend! Non ti distrarre che la cosa si sta facendo seria. Ieri “seria” non lo avremmo accettato con la facilità con la quale stiamo provando ad approcciarsi adesso. Approfittiamone. Io lo sto facendo. Ti offro una possibilità: chiudi gli occhi ed allunga le mani sui tasti che hai davanti. Come faccio a sapere che hai dei tasti davanti a te? Stai leggendo queste parole da una piattaforma online ed è certo che il dispositivo dal quale lo stai facendo abbia dei tasti. Hai chiuso gli occhi? Se hai letto la domanda la domanda decade. Voglio aiutarti. Riformulo. Allunga le mani verso i tasti di spegnimento del dispositivo e quando ci sei chiudi gli occhi e spegnilo. (Per l’eventuale edizione cartacea ho già l’accordo con il mio editore: editare questo scritto non è una cosa per me accettabile. Lo escluderemo e basta, non si può spegnere un libro.)
Se non lo hai fatto vuol dire che non ti piacciono i giochi interattivi, vuol dire che devo ringraziarti per la tua manifesta voglia di alimentare la tua curiosità, vuol dire soprattutto che stai leggendo ancora perché ti interessa come va a finire. Bravo. Hai messo in conto che potrebbe non finire? Se è vero che non si può spegnere un libro e vero anche che entrare nel magico mondo dei dati non ti permette di stimare a cosa tu stia andando incontro. Sei uno di quelli che quando ha un libro in mano tenta di capire quante pagine abbia e spesso ci va pure vicino? In questo caso sei proprio come la figlia della mia professoressa di Diritto. L’esperienza con MPRAM si chiuse con l’indagine a carico del Tesoriere del Movimento. La professoressa di Ragioneria aveva sentito puzza di bruciato ma non parlava con la collega a causa di quella forzatura con il preside in merito all’assegnazione del posto auto della collega di Inglese che era, finalmente, andata in pensione. Lo scontro tra l’anagrafica e l’età di servizio aveva svelato il carattere combattivo di entrambe, capaci di buttare sul piatto gli aspetti più inaspettati di una conoscenza che non avrei riconosciuto, se non da quel momento in avanti, a nessuna delle due.

L’aspettativa richiesta dalla prof di Ragioneria si scontrava con la maternità, per ben tre volte, richiesta da quella di Diritto. L’età anagrafica di una contro l’anzianità di servizio dell’altra. Gli anni di insegnamento presso quell’Istituto erano alla pari. Il preside assegnò il posto alla sostituta di Inglese che fu vista malissimo da entrambe, che smisero di parlarsi se non per obblighi lavorativi. Io provai a riempire i vuoti di bilancio con dei vuoti capaci di sostenere l’agognata impalpabilità. Ma tenni per me il Diritto di “Parlare di niente”. Che, vi confermo e sottoscrivo, è risultata davvero essere “la panacea di tutti i mali”. O quantomeno del male che mi ha spinto a trattenerti qui fino a questo punto.

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