Rinnovato il Memorandum d’intesa Italia-Libia. L’Italia continua a essere complice

Rinnovato il Memorandum d’intesa Italia-Libia. L’Italia continua a essere complice

Mentre il mondo intero sembra essersi unito, per il bene di tutti, nella lotta al Coronavirus, Domenica 2 Febbraio si è automaticamente rinnovato il Memorandum d’Intesa del 2017 tra Italia e Libia, in cui l’Italia fornisce aiuti economici e supporto tecnico alle autorità libiche, principalmente alla Guardia Costiera, all’interno della quale si trovano, in posizioni apicali, criminali e trafficanti di esseri umani; in cambio la Libia dovrebbe aver migliorato le condizioni dei centri di detenzione, che nelle attuali condizioni dovrebbero essere chiamati lager, in cui vengono sistematicamente violati i diritti umani. Tutto ciò è stato prorogato per altri tre anni.

Nonostante, nei giorni scorsi, sia le ONG sia il Consiglio d’Europa abbiano chiesto all’Italia di “sospendere con urgenza le attività di cooperazione con la guardia costiera libica almeno fino a quando quest’ultima non possa assicurare il rispetto dei diritti umani”; quello che alcuni hanno definito “il Governo più a Sinistra della storia della Repubblica” non ha mosso un dito e il testo è stato prorogato automaticamente fino al 2 Febbraio 2023.

L’Italia avrebbe potuto dimostrare di essere un Paese civile interrompendo la collaborazione con “autorità” incuranti dei diritti dell’uomo; l’Italia avrebbe potuto approfittare della richiesta del Consiglio d’Europa per chiedere maggiore sostegno sull’accoglienza, magari negoziando una ripartizione automatica ed equa dei migranti tra tutti gli Stati membri; invece nulla, il Governo italiano è rimasto immobile.

Ieri il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha dichiarato che verranno aggiunti degli emendamenti al testo per garantire che vengano rispettati i diritti dei migranti e dei rifugiati all’interno di quelli che vengono chiamati centri di accoglienza, ma che oggi sono luoghi di ingiustizia, sofferenza, violazioni, violenze, estorsioni ai danni dei detenuti e uccisioni; luoghi che alcuni migranti hanno definito “the Hell” (l’Inferno); luoghi che nessun emendamento potrà proteggere dalle bombe della guerra civile.

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