Coronavirus: l’aumento dell’uso di mascherine e guanti pone il problema dello smaltimento

Coronavirus: l’aumento dell’uso di mascherine e guanti pone il problema dello smaltimento

Guanti, mascherine, protezione per i camici, calzascarpe, in questa fase emergenziale tutti questi strumenti usa e getta rappresentano il vero scudo di difesa da parte degli operatori sanitari e di tutti coloro che si recano sul proprio posto di lavoro. Questi oggetti fanno parte dei tanti problemi correlati al macro pericolo rappresentato dal contagio da COVID-19. Innanzitutto per l’approvvigionamento di questi materiali, di cui non se ne ha mai abbastanza, e poi anche per il loro corretto smaltimento.

In Italia si produce il 20% in più di rifiuti ospedalieri a rischio infettivo, questo è stato il proclama di Andrea Giustini, presidente di Eco Eridiana, azienda che smaltisce la metà dei rifiuti ospedalieri della penisola. In un articolo pubblicato su Repubblica (a marzo, quindi la percentuale sarà andata aumentando) Giustini spiega che l’aumento si è fatto sentire ma che, almeno per il momento, l’azienda è riuscita a farvi fronte. Oltre al fatto, importante dirlo, che questi rifiuti si trasformano poi in energia grazie ai termovalorizzatori.

Il punto è che questo aumento c’è stato anche per i piccoli ambulatori e studi medici, su piccola scala ha coinvolto anche coloro stanno fronteggiando il virus in casa (ci riferiamo soprattutto a chi si trova in isolamento forzato a causa della positività al coronavirus).

Le indicazioni ministeriali per lo smaltimento dei rifiuti in casa

La quasi totalità della popolazione italiana si trova ad affrontare la quarantena domestica, una condizione necessaria per contrastare il diffondersi a macchia d’olio del contagio. Tra queste persone però c’è chi ha già contratto il virus e si trova quindi in un isolamento ancora più stringente. Quali sono le linee guida del Ministero della Salute per lo smaltimento dei rifiuti prodotte da queste persone?

In un’infografica appositamente creata, il dicastero della salute specifica subito che non bisogna più differenziare i rifiuti. Plastica, residui di cibo, ma anche mascherine e guanti vanno tutti nello stesso sacchetto. Si chiede di utilizzare più sacchetti, uno dentro l’altro, per rinforzarne la resistenza e non rappresentare alcun tipo di rischio per gli operatori ecologici. Una volta chiusi, infatti, i sacchetti vanno gettati nella pattumiera dell’indifferenziata. Inoltre si precisa che vanno lavate le mani al termine di ognuna di queste operazioni, e che gli animali domestici vanno tenuti a distanza di questi sacchetti.

Chi invece non è risultato positivo al tampone, o semplicemente affronta la quarantena senza accusare sintomi, deve continuare a differenziare come di norma. Anche in questo caso viene chiesto di usare più sacchetti per i rifiuti indifferenziati, considerato che tra questi verranno anche gettati mascherine e guanti (che siamo tutti chiamati a indossare per fare la spesa).

Il consiglio per ambulatori e studi medici

È chiaro che anche queste realtà, che non hanno una produzione di rifiuti sanitari al pari di quella degli ospedali, seguono da sempre un protocollo per lo smaltimento dei rifiuti speciali prodotti. In questo caso però ci si trova a una forte sovrapproduzione che può creare delle difficoltà.

La buona norma non è cambiata. Nel 2009, quando imperversava il virus influenzale AH1N1v (cosiddetta febbre suina) le indicazione del Ministero della Salute erano le seguenti:

In particolare va ricordata la necessità di lavare le mani ogni volta prima di togliere la mascherina o il respiratore e dopo avere rimosso la mascherina o il respiratore, e di smaltire in modo appropriato mascherina/respiratore usati nella spazzatura, in modo da evitare contatti inavvertiti da parte di altre persone”.

Il problema può sorgere nel momento in cui si era abituati a gettare questi strumenti, una volta usati, nel pattume comune, e oggi l’utilizzo maggiore di mascherine e guanti crea una situazione di rischio maggiore. Per questa evenienza consigliamo di dotarsi contenitori di cartone monouso, progettati per smaltire rifiuti sanitari.

Per avere un’idea del tipo di box descritti, basta fare riferimento alle schede tecniche dei contenitori in cartone per rifiuti sanitari pericolosi (mascherine, ma anche siringhe per esempio) prodotti da un’azienda specializzata: più nello specifico, ci riferiamo ai contenitori per rifiuti sanitari pericolosi in cartone monouso. Quelle che si presentano come normali scatole in cartone ondulato, presentano al loro interno un sacco protettivo in polietilene (materiale resistente all’azione della maggior parte degli agenti chimici corrosivi), dotato di laccio in nylon auto-serrante con chiusura irreversibile. In sostanza, una volta pieno il sacco viene sigillato in maniera definitiva e smaltito assieme al contenitore in cartone senza alcun contatto diretto tra l’operatore e i rifiuti raccolti all’interno. Oltre ad una capienza adeguata, questi contenitori rispondono a tutte le normative che regolamentano lo smaltimento dei rifiuti biologici pericolosi e/o a rischio infettivo.

Per sollevarlo ci sono dei ganci integrati che permettono comunque di mantenere la distanza di sicurezza, in più all’esterno è segnalato che il rifiuto contenuto è a rischio infettivo. In questa fase dove sarà necessario smaltire un numero di rifiuti sanitari molto superiore al normale può rappresentare la soluzione più comoda e pratica per i piccoli studi medici.

Photo by 🇨🇭 Claudio Schwarz | @purzlbaum on Unsplash

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