Crisi politica al comune di Caulonia, Albanese: “Non se ne sentiva il bisogno”

Crisi politica al comune di Caulonia, Albanese: “Non se ne sentiva il bisogno”

di Domenico Albanese

Non si può ignorare il fermento politico che anima in questi giorni le segrete stanze del nostro Comune e culminato, pochi giorni fa, con le annunciate dimissioni da capogruppo di maggioranza di una consigliera la quale avrebbe preso atto della mancanza di lealtà dei compagni di viaggio, rei di non aver onorato il patto preelettorale di avvicendamento tra consiglieri e assessori, dopo due anni e mezzo di consiliatura (opzione sposata da un altro consigliere di maggioranza)

Il patto sarebbe stato assunto dai vincitori dell’ultima competizione elettorale, con la sottoscrizione morale di tutti o di alcuni dei consiglieri eletti.

Un gesto cui la capogruppo sarebbe arrivata perché delusa dalla persistente “mancanza di lealtà ed umiltà” degli altri consiglieri.

Gesto che induce alla riflessione, soprattutto per il periodo in cui lo stesso è intervenuto, ovvero in una fase nella quale, forse, la situazione venutasi a creare a seguito della diffusione di questa nuova pestilenza, necessitava di un governo comunale compatto che facesse muro e si ponesse, sotto ogni profilo, al servizio dei cittadini, facendo sentire la sua presenza per qualunque esigenza si fosse resa necessaria.

In due recenti note (che suona agli occhi di chi scrive come un vero e proprio ultimatum), diffuse dai due consiglieri, gli stessi fissano per lunedì 27 (giorno in cui dovrebbe essere approvato il bilancio di previsione) quale ultimo giorno in cui la maggioranza si potrebbe ricompattare, con i modi che appaiono fin troppo evidenti.

Le ultime esternazioni dei due consiglieri (e, soprattutto quella molto dura del commissario di partito di cui uno di loro fa parte) suonano a mio modesto parere come un divorzio annunciato, posto che l’appello dei giorni scorsi di un assessore, di apertura e teso al un confronto schietto dopo l’approvazione del bilancio, è stato respinto al mittente e che il sindaco, ovviamente, non potrà piegarsi all’ultimatum, pena la perdita immediata di credibilità politica.

Penso si possa mestamente dire che, se c’era una cosa di cui il Comune non sentiva bisogno, nel contesto in cui ci troviamo, era proprio una guerra fratricida in seno alla maggioranza.

Soprattutto in considerazione delle ragioni che l’avrebbero generata.

Con il dovuto rispetto nei confronti dell’attuale maggioranza, viene da chiedersi se sia giusto che i cittadini, spettatori inermi, debbano assistere ad una crisi politica (apparentemente non evitabile, neppure di fronte ad una situazione di emergenza che, al contrario, avrebbe dovuto fare da collante) dettata da un motivo che (senza voler sminuire nessuno) francamente appare di minore importanza rispetto ad una situazione delicata che richiederebbe, ora come ora, l’apporto di tutti i componenti della maggioranza, nessuno escluso e, oserei dire, anche quello della minoranza consigliare che, se non ricordo male, rappresenta poco meno del 50% degli elettori cauloniesi.

Del resto, avremmo forse capito se la crisi fosse scaturita dal venir meno del comune sentire rispetto a scelte d’indirizzo politico dichiaratamente condivise; se fosse stata generata dalla mancata condivisione, tra i consiglieri di maggioranza, di scelte politiche fatte nei primi due anni e mezzo di governo, insomma su profonde divisioni politiche, che potrebbero ragionevolmente esserci, visto che della compagine fanno parte elementi dichiaratamente di destra e di sinistra.

Ma se così non è (i due consiglieri uniti nella comune battaglia comunale appartengono per l’appunto a due partiti che si trovano agli antipodi in tutte le sedi istituzionali, dalla città metropolitana alla regione, fino al governo nazionale), allora diventa arduo cavalcare (o peggio fomentare…) lo scontro, che va sedato o rimandato, quantomeno, a quando il paese sarà uscito dall’emergenza coronavirus.

Si metta in conto che il muro contro muro potrebbe condurre ad una crisi irrevocabile con la conseguente, e inevitabile caduta del governo cittadino.

Il senso di responsabilità avrebbe dovuto animare tutte “le parti” in gioco, che mai avrebbero dovuto dimenticare (men che meno in questo momento) la situazione che la nostra comunità sta vivendo.

Siccome sono un inguaribile ottimista, mi auguro – se è vero, com’è vero, che nessun vento sotterraneo anima le menti di chi sta giocando la partita – che la ragione prevalga e che attraverso il dialogo si riesca a ridimensionare la querelle, riportandola alla portata che merita, tenendo ben presente che, in questo momento storico, occorre essere animati (tutti) da un senso di lealtà ed umiltà verso i cittadini prima che da questioni di principio.

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