Caro Mario, pensaci e non saremo soli

Caro Mario, pensaci e non saremo soli

di Tiziana Barillà

«Pensami e anche solo per questo non sono solo». Me l’ha scritto più di dieci anni fa, Mario Congiusta, quando ho avuto la fortuna e l’onore di incontrarlo sulla mia strada.

A ogni presidio di Libera, in ogni occasione. Ogni volta che sembrava più facile mettere la testa sotto la sabbia lui eri lì, a soffiare sulla sabbia, dando l’esempio, con le mani dipinte o coperte dai guanti, sempre a incitarci a non arrenderci.

Il padre di Gianluca, il padre di un ragazzo che era riuscito a sconfiggere un male che sembrava incurabile, ma che è stato ammazzato dalla ‘ndrangheta.

Da quel 24 maggio del 2005, quando a Siderno hanno dato un colpo di pistola in testa a Gianluca, non si è mai fermato. E tredici anni di lotta non sono bastati a vedere condannati in via definitiva i responsabili dell’omicidio di Gianluca. Senza giustizia sono rimasti lui, Gianluca, Roberta, la sua famiglia e tutti noi.

Eppure non ha fatto che chiedere verità e giustizia per suo figlio e per tutte le vittime innocenti delle mafie. Finché se n’ andato in una sera d’agosto di due anni fa.

E adesso nessun maggiolone arriverà per le strade di Calabria, e nessun borsalino scenderà da quell’auto.

Pensaci, Mario, e anche solo per questo non saremo soli

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