Rocco Gatto: l’eroe che non si piegò mai alla ‘ndrangheta

Rocco Gatto: l’eroe che non si piegò mai alla ‘ndrangheta

Denunciò tutto e tutti ai carabinieri e alla magistratura. I mafiosi avevano imposto il coprifuoco a tutta Gioiosa Ionica, Calabria, perché un capoclan era stato ucciso in un conflitto a fuoco. Ma Rocco Gatto, lavoratore onesto, iscritto del Pci, non si piegò a quella violenza.

Non lo aveva mai fatto. Iniziò a dir di no quando, dopo anni di duro lavoro, era riuscito finalmente a diventare proprietario del mulino doveva aveva lavorato una vita come garzone. Le mafie gli chiedevano il pizzo, e lui si rifiutava di darglielo. Subì minacce, intimidazioni, persino l’incendio del mulino, ma non mollò mai.

«Non pagherò mai la mazzetta. Lotterò fino alla morte.», disse pubblicamente.

E così fu. Perché il 12 marzo 1977, dopo anni di lotta, Rocco Gatto venne ammazzato dall’’ndrangheta. Gli spararono tre volte.

Finiva quel giorno la sua vita, iniziata in questo stesso giorno, il 28 agosto, del 1926.
Finiva la vita di un combattente, un uomo onesto, perbene. Finiva materialmente, ma non spiritualmente, perché Rocco Gatto, la cui memoria fu omaggiata anche dal Presidente Pertini con la medaglia d’oro al valor civile, è rimasto come uno dei grandi simboli del Sud che non si piega, né si è mai piegato, alle mafie.
A lui oggi il nostro più alto saluto.
Al suo coraggio, al suo esempio, alla sua forza.

Dalla pagina facebook del Partito Democratico

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