Del cuore e dell’ostacolo

Del cuore e dell’ostacolo

Ho buttato il cuore oltre l’ostacolo ma stavolta non andrò a riprenderlo. E con buona pace di quelli che mi chiederanno spiegazioni, sarò ragionevolmente convincente nel rispondere “Chiedete a quello stronzo!” ad ognuna delle loro provocazioni. Nessuno cerca scuse. Lui stesso risponderà “Chiedete a quello stronzo!” ai tizi della protezione animali che correranno in suo aiuto, povero cucciolo indifeso e pulsante, additando me. L’impresa di costruzione staccionate troverà una mia firma su vecchi documenti risalenti alla mia età giovane, assolderanno un bravo grafologo per incastrarmi su tutta la linea. Fanno bene, ho lasciato una traccia della mia presenza e ora pago. Lo sapevo che sarebbe potuta essere usare contro di me, ora di cosa dovrei meravigliarmi? A chi dovrei attribuire la responsabilità di aver giocato tutto questo tempo a fermarlo, sto muscolo pompa sangue, seppur per brevi momenti. Si fa per scherzare, chiaramente. E se lo fai per scherzare devi stare al gioco in ognuna delle sue varianti. Dei tanti mestieri che non farei mai in vita mia c’è il giudice. Tra i tanti mestieri che in vita mia non farei mai c’è il corazziere. Siamo così minuscoli e variabili da non temer giudizio prima che il fatto sia compiuto. Siamo così complessi e curiosi da non poter rimanere fermi. Di sfuggita potrei anche ammettere di stimare chi fa quel mestiere ma di sfuggita penserei anche ai comportamenti che ne controbilancino il peso di farlo.

Steso per terra mi ritrovo su quel prato a guardare il cielo, esattamente come il cuore dall’altro lato della staccionata. Passa un uomo di latta e lo mandiamo a fare in culo entrambi. Non serve uno scambio di sguardi se l’intenzione è la medesima. L’immedesimazione del tizio con l’ascia non ci tocca, lui sta facendo la sua strada e sulla sua strada ci siamo noi due: che gli serva da pozione per evitare ruggini e magari oliare gli ingranaggi del suo cervello che sentiamo sferragliare. La migrazione dei corpi mi appassiona meno della migrazione delle menti. Risento di una libera educazione incentrata sulla consapevolezza della temporaneità della nostra presenza e sulla solidità dell’assenza di alternative. Delle oche giulive starnazzano, distolgo lo sguardo dal blu e provo a capire quale possa essere il motivo della contesa. Sbriciolo il tozzo di pane che conservo per quando avrò fame, glielo porgo in dono, la smettono. La fame è una brutta bestia ma la protezione animali non ha ancora una frangia dedicata alle implicazioni di quella casistica. Rimane ostico l’argomento, benché scandito da usi e costrutti che rimandano alla ciclicità della sazietà fisica seppur non si stai parlando di questo genere di soddisfazione. Non si sta proprio parlando.

Ci stiamo sfondando di visioni, di percezioni, di concessioni, di precisioni, di approssimazioni, di rigetti delle ferite che non si rimarginano. M’immagino la festa del giorno in cui a queste osservazioni dovesse seguire una seria presa di posizione, il kamasutra della mente non l’ha ancora scritto nessuno. Uno chissà come se le figura certe cose, figurati come potrebbero farlo in centomila! L’orgia delle teste mi pone di fronte alla questione della permeabilità, che poco ha a che fare con la predisposizione alla conoscenza. Incespico spesso su certe tematiche, cadendo sbatto sulle mie spalle abbastanza larghe da proteggere il cranio dal colpo secco della caduta. Le larve avvedute mangiatrici di corpi esanimi dovranno aspettare ancora e sudarsi il banchetto in cui servirò il mio. Dio dovrà farsi vivo prima o poi, che nel frattempo approfittino della sua onniscenza. La sentenza sui moti perpetui s’infrange sulla costanza dei sorrisi dei volti riflessi sulle acque chete. Mi tornano in mente alcuni di loro, li ho già visti nelle pagine di cronaca nera di quei giornalacci che vendono come organi di informazione. Ci informiamo e ci deformiamo, ci inforniamo e ci cuociamo. La grande scoperta del fuoco, in mano ai poco di buono che stiamo diventando, piano piano ci si ritorce contro. L’affronto è un cielo pieno di nubi che non puoi convincere ad andare via, serve soffiare. Abbiamo bisogno di aiuto, serve soffiare. Serve soffiare per ripulire il cielo. Serve soffiare e mi serve più forza. Mi serve quello stronzo, vado a riprenderlo. Ha trovato una buona scusa anche stavolta.

CATEGORIES
TAGS
Share This