I manifesti di Pro Vita sono contro i diritti delle donne

I manifesti di Pro Vita sono contro i diritti delle donne

Nel 2018, il circolo Uaar di Milano chiese a IgpDecaux, concessionaria pubblicitaria del Comune, un preventivo per dei manifesti sui mezzi Atm, per la campagna di sensibilizzazione “Posso scegliere da grande?”, raffigurante una bimba sorridente. Il preventivo fu accettato, ma al dunque IgpDecaux rifiutò di pubblicare i manifesti, adducendo scuse e tirando in ballo il regolamento Atm.
La vicenda si trascinò per mesi. Non fu possibile interloquire con Atm né tantomeno con il Comune. Qui trovate una sintesi della vicenda.

Ebbene ieri, a Milano, si è verificata questa situazione: la stessa IgpDecaux che ha rifiutato l’immagine con la bimba in alto, ha pubblicato in una via milanese il manifesto in basso.
Raffigura una donna inerme, sdraiata, con gli occhi chiusi, in mano una mela, nella più tipica rappresentazione di Biancaneve, e il testo «Stop alla pillola abortiva RU486: mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo».
Uno di questi manifesti veicola informazioni false e non rispettose delle donne e non dovrebbe essere mostrato ai bambini. L’altro è stato censurato.

Come circolo Uaar di Milano condividiamo la risposta al manifesto, e alle dichiarazioni che ne sono seguite, della nostra socia Titti De Simone, infermiera.

È datata 1997 la Convenzione di Oviedo per la protezione dei Diritti dell’Uomo e della dignità dell’essere umano nei confronti dell’applicazione della biologia e della medicina
Questo documento, recepito dall’Italia nel 1999, consacra il diritto all’autodeterminazione delle persone in merito alla loro salute ed apre la discussione in tutti gli stati che aderiscono a temi relativi alla bioetica, al consenso informato, alla privacy.
Il mondo sanitario italiano recepisce la normativa solo formalmente, resta intonsa la prospettiva paternalistica ed onnipotente della categoria medica e l’intollerabile ingerenza della Chiesa nelle scelte relative alla salute di tutti i Cittadini, cattolici e non.
Come donna, cittadina ed attivista atea iscritta all’UAAR mi schiero in maniera decisa CONTRO le dichiarazioni di Toni Brandi, presidente dell’associazione Pro Life e Famiglia.
Egli afferma che: “assumere la pillola Ru486 è dolorosissimo, che il 56% delle donne espelle il feto da sola, in bagno, nella propria mano”.
Ma tutto ciò accade non a causa del farmaco:
Accade perché gli ospedali sono pieni di medici e sanitari obiettori.
Accade perché alla donna è negata l’assistenza di base, il controllo del dolore e la possibilità di ricevere cure adeguate alle proprie condizioni.
Accade perché nonostante decenni di lotte abortire è ancora una colpa e alla donna viene fatta scontare la pena di ciò che osa fare: autodeterminarsi.
Accade perché nonostante il diritto all’aborto sia sancito in una legge, questa non viene rispettata perché la Chiesa ritiene che sia peccato.
Accade perché in Italia non si è ben compreso il messaggio della Convenzione, nonostante risalga allo scorso millennio.
Accade perché in Italia la Chiesa detiene il potere in molti ospedali pubblici ed ai cittadini è negato il diritto all’autodeterminazione, in molte delle fasi della propria vita, prime tra tutte nascita e morte.

Siamo qui a dire forte e chiaro che non ci stiamo a questa cultura della colpa, del dolore, della violenza.
Siamo a fianco delle donne, per la libertà, l’autodeterminazione, la laicità, e chiediamo al sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che si ricandida per un nuovo mandato, di chiarire come mai a Milano si può censurare la libertà di pensiero e allo stesso tempo diffondere disinformazione.

Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti

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