I sogni son mesi neri

I sogni son mesi neri

In principio fu il nerbo. I sismologi che da anni provano a convincere la platea di scettici, senza considerare la deriva dell’indole umana che porta ad affezionarsi ai carnefici, si dicono artefici e artificieri di un miglioramento esplosivo. Ma chi vuole davvero migliorare? Intendo chiederlo a chi voglia davvero metter mano al presente, destrutturalo, sezionarlo, valutarlo oggettivamente, ripulirlo e rimontarlo per dare il La ed iniziare a suonare così forte da provocare quella scossa che riposizionerebbe sulla retta via il cammino da intraprendere. La soprintendenza ministeriale ha smesso di prendersi cura dei beni. Gli irriconoscenti han giocato male le loro carte e adesso aspettano un segnale forte da chi non ha più la forza e voglia di ritirarli dentro un gioco al massacro in cui le candele si sono spente. Ritenta, sarai più folgorato. Rallenta, sarai più frastornato. Rammenta, foderare la bara non ti aiuterà a dormire meglio. Col piglio di chi sa di non sapere, mi immaginai di porre un limite alla strenua difesa e di provare ad attaccare. Una mossa, una messa, una massa criticata dall’inedia estenuante di chi ha solo ragione da vendere ma fa cartello. ‘Na puntata nde mussa a chi pretende di aver voce in capitolo convinta di avere a che fare con uno scriba al quale dettare modi e tempi.

Lo scempio della middle class che adora gli alti profili è l’esempio più concreto della dinamitarda puerilità della lotta di classe. I maestri sono in pausa pranzo, non avanzerà nulla. La culla della civiltà è una piscinetta piena di acido, mi squaglio nel brodo e insaporisco la pietanza. Gli inappetenti sono stati tacciati di diserzione. Si fotta la terza legge della dinamica: gli uguali non esistono e i contrari si rifugiano tra sinonimi digeribili. Una diritto di priorità incedibile ci tiene inchiodati a una fila troppo lunga perché si possano raggiungere i nostri obiettivi. In principio fu il nerbo. I primitivi non sapevano che farsene e decisero di picchiarselo addosso. Fu così che nacquero dapprima le credenze e poi le fedi e poi le frodi. L’assedio alla dirigenza ci fornì un numero imprecisato di sfaccettature dell’animosità di una questione riconducibile al concetto di fame insaziabile. È detestabile che siano sempre i sognatori a richiamarci all’ordine. La dopamina che servono in gocce, disciplina la corretta esecuzione delle procedure. Gli inosservanti e gli insubordinatori verranno puniti per ordine supremo. Non sapremo mai chi è stato. Chi ha confessato di sapere qualcosa ha visto triplicare la propria pena. Mi fa sempre un certo effetto starci dentro, rasento la maniacalità e le mediazioni mi lasciano da sempre l’amaro in bocca. Sotto a chi sbrocca. Il motto di scrocca è “Libertà!”. Gli orfani del ventennio sono oramai maggiorenni, sono passati all’assunzione di droghe sintetiche. Le peripatetiche fanno turno anche di notte. Il dubbio che fu amletico non è più un dilemma da quando dormire è un diritto riconosciuto anche a chi non ha fatto niente per tutto il giorno. Da quando lo stratagemma finalmente ha assolto al suo dovere dogmatico, siamo tutti più convinti che sia stata una bella mossa, quella. Il paradigma ha ridefinito i confini dei paragoni ai quali l’evoluzione ci costringe. Gli epigoni hanno sprecato una nuova occasione. In principio fu il nerbo, ma il mondo non ne riconobbe il potenziale. L’ipotesi non marginale di avere sbagliato tutto sin dall’inizio è taciuta da chi ne è cosciente e non vuole davvero migliorare. Il crinale disegnato dalla mente sulle vette dall’elettrocardiogramma non è mai stato così semplice da immaginare. Leggeremo tra le rughe di chi non ha mai smesso di sognare, da chi ci ha provato fino all’ultimo respiro. Sul muro dell’obitorio la stessa nenia incisa sul muro della sala parto.

I sogni son mesi neri
di fertilità
nel sogno non hai poteri
concimi con sterilità.
Tu sogna e sclera veramente
dimentica il presente
e il sogno realtà diverrà.

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