La persona sbagliata al momento giusto

La persona sbagliata al momento giusto

Ma tu li ricordi davvero tutti i volti che incontri per strada, al supermercato, in fila alle poste? E pure quelli che incroci mentre fai due passi? Ti ricordi davvero di quello contro il quale hai sbattuto in discoteca? E pure quello che ti ha perquisito prima di entrare? Io non ci credo. Io non ti credo.

E dimmi, dimmi… è vero che pensi di avere la soluzione giusta per ognuno di quegli uomini e di quelle donne, di quei volti così simili e così diversi da te? È quello che mi hai detto ieri l’altro, o ricordo male? E i buoni propositi? Te li ricordi anche a luglio i buoni propositi del primo dell’anno. E il numero di suicidi nella notte di capodanno lo ricordi? Ero provocatorio, non puoi ricordarlo: le statistiche faticano un pochino prima di essere aggiornate e il dato certo lo si può avere solo dopo qualche tempo. Ogni anno in Italia assistiamo in media a circa 4 mila suicidi. Ciò vuol dire che ogni dieci anni scompare una città di 40mila abitanti. Questo è una dato certo. L’ultimo Annuario Statistico dell’Istat (2020) contiene dati relativi all’Anno del Signore 2017: 3.940 suicidi (6,5 ogni 100 mila abitanti). Gli studiosi sottolineano l’impossibilità di avere numeri relativi ai tentativi di suicidio. Ce ne faremo una ragione preparando un fresco drink per questa calda estate. Ma torniamo a noi.

I buoni propositi te li ricordi? Io sì. Tra i miei buoni propositi per l’anno in corso c’era quello di recuperare la posizione eretta. Abbiamo sempre fretta e ci ingobbiamo neanderthaliani, abbiamo dato retta a tutte le linee parallele che ci hanno portato ad essere un secondo prima nel posto in cui saremo un secondo dopo. Il presente può anche essere un regalo ma devi fare attenzione alle parole. Che cosa sei? Non cambi mai. Chiamami Tormento, dai! Hai la casa di paglia e io lupo ci soffierò sopra per spazzarla via al mio prossimo compleanno. Il corso di formazione per spazzini speciali ha uno spazio a parte nel mio cuore. Che periodo fantastico quello! Nei giorni in cui c’era chi, inchiodato alle sue convinzioni, si sentiva financo divino io imparavo e imparavo. Nei giorni in cui c’era chi parlava e parlava ma non si sentiva parlare, io ascoltavo e ascoltavo. Nei giorni in cui ci si divideva tra chi si rompeva il culo e chi non faceva un cazzo, io mi rompevo il culo senza fare un cazzo. Quel bell’intrallazzo di cui mi dicesti raccolse in un corpo un groviglio di resti. Detesto la lucidità di fare cose mentre faccio cose e seguirne le rotte fin quando tutto si fotte e la notte rabbuia il lume della ragione. Quell’accattone che fui, legittimato e sorridente, vagando impuntito tra i corpi di gente, distolse lo sguardo di lutto imbracato arrivando in ritardo ma tutto agghindato. Ho pagato il conto e continuo a lavorare per pagare il conto. Smonto tesi banali e mi inerpico ove, cosciente di non potercela fare, elaboro il momento in cui saprò mancare la presa. L’offesa peggiore è fingersi vivi, gli irrispettosi non ne hanno nemmeno idea e si beano di condizione privilegiata che seppur capitata non viene capita.

Che spreco certe vite! Non mi sorprende più parlare in questi termini. Le parole sono mine antiuomo. Oltre, c’è il mondo per quelli che sono riusciti ad accorgersene. Evito il commiato per chi è saltato in aria, povero piccolo angelo nero che sul sentiero arido di ciottoli dorati ci ha lasciato le penne. Non voglio più scrivere e non voglio più leggere. Voglio avvalorare la presa di posizione, voglio regalarti un Kamasutra per il cervello. E se il bello deve ancora venire vuol dire che non mi fiderò mai più di quelli che hanno scritto della felicità. La vulnerabilità dei concetti aspersi di liquore e guarniti con panna, sarà finalmente evidente una volta assecondato il primo livello di fame. Specchio, specchio del mio rottame chi è il più volgare tra il bestiame? Se stiamo ancora qui a parlare di retorica è perché ancora non abbiamo capito un cazzo. Se stiamo ancora qui a ballare di architettura è perché abbiamo trovato un comodo bell’angolino tra una mina e l’altra. La senti la sua voce? Boom! Boomboom! Boom! Te li ricordi davvero i volti degli angeli? Che cosa sei, dimmelo? Io mi rimetto in marcia. Che cosa sei? Sappi che non accetterò la riproposta della mia risposta di quando ti dissi di essere la persona sbagliata al momento giusto.

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