Tu quoque, fili mi!

Tu quoque, fili mi!

Mi ero ripromesso di lasciare perdere quelli che dicono che quelli che si sudano le cose e che riescono ad ottenerle poi se le godono di più di quelli che si ritrovano a sedersi a tavola conzata, forse anche quasi stizziti. Mi ero ripromesso di lasciarli perdere perché ero convinto che a conti fatti ne godono entrambi alla stessa maniera e che la discriminante sia tutt’al più la fruizione e la scontata, o meno, consapevolezza della possibilità di fruirne. Due livelli di discussione decisamente incomparabili, ad essere intellettualmente onesti. Di cosa staremmo parlando? Porre livelli diversi sullo stesso piano è strutturalmente sbagliato, ma non dovrei esser io a dirlo. Di che livelli stiamo parlando? Di un passaggio a livello che, intermittente, concede o meno la precedenza a questo o a quel ragionare? O stiamo forse parlando della “livella” che il Principe ci rassicurò essere pianificatrice di quell’equilibrio manifesto post mortem? Sarebbe interessante trovare un modo, una filosofia, un accordo per non dover delegare alla dipartita l’arduo compito di contenere le nostre esuberanze terrene per appianarle nel sottoterreno, non trovi? Sbagliamo i soggetti nel comporre le frasi. Rompiamo gli oggetti lanciandoceli contro l’un l’altro ad ogni screzio. Sfoggiamo trucchetti che in terza elementare una compagnuccia definì “più vecchi di mio nonno”.

Elargire conforto è un’automobile che non tutti sono capaci di guidare: accetteresti di invitarmi a salire senza farmi da Cicerone o cederesti alla fascinazione del tenermi compagnia a tutti i costi arringando Cicero pro domo sua? E il panorama? Hai visto che bel panorama? I vetri oscurati sono come il prosciutto sugli occhi. Rapitori e rapiti sono gli ostaggi che in oltraggio alla corte non saranno mai pronti alla morte e piagnucoleranno pentimento rivolgendosi a un qualche dio adesso e nell’ora della nostra e della loro sorte. Amenità e ricorrenze come punti fermi di un calendario programmatico in cui il dico-non-dico ticchetta il conto alla rovescia. Prendo l’ordigno per il tavolo 4, trasuda di fresco, lascio gocciolare una e un’altra, ripulisco la terza. L’effetto sospeso è il piatto forte della casa senza mura che è il mio giardino. Il mio sangue è il nettare per gli ettari da annaffiare. Rispettare la fila e aspettare il proprio turno. Dovremmo averne per tutti, sempre che da qui al vostro turno vi facciate trovare vivi, s’intende. Chi ha orecchie per sostenere gli occhiali guardi pure: è il presente, è qui; è il futuro, è lì. La portata di mano non è la prima cosa che ci capita a tiro. E se sparare alle giostre per vincere un peluche non basta, non è della tua presunzione che mi preoccupo ma è della tua mira. Loro, l’immenso e la mirra saranno doni bene accetti. Qui nessuno vuol male a nessuno. Qui nessuno vuol bene a nessuno. Qui si vendono biglietti per l’altro mondo, qui i biglietti costano una vita. La stanza adibita allo sposalizio s’illumina solo al solstizio d’estate e al solstizio d’inverno. Quella dell’equatore e quella dell’oratore son le rime con “amore” che i poeti moderni trascurano di più.

Dammi tre desideri: piaceri, doveri, putiferi. Non shakerare mai. Mai e poi mai. I suicidi finiscono all’interno di un limbo annacquato tra i sentori sudaticci dell’attesa di definirsi e i fischi di un pubblico pagante e presuntuosamente esigente. Che cosa cazzo di credevi di fare, scemo? L’ambiente circostante non dovrebbe mai portarti all’azzardo se l’azzardo non è che il rinculo di una paura da combattere. Due livelli di discussione decisamente incomparabili, ad essere intellettualmente onesti. Un concetto binario che infonde certezze parallele al cospetto di un Gomez attentissimo nel godersi il momento dell’impatto. Quella con orrore è in cima alla classifica delle rime con “amore” che i poeti moderni trascurano di più accettando la cazzuta provocazione dell’abbraccio di un odio sterile.

L’evoluzione si pente e torna indietro. Ricominciamo. Mi ero ripromesso di lasciare perdere quelli che dicono che quelli che si sudano le cose e riescono ad ottenerle poi se le godono di più. E invece…

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