Nonna Maria ci ha lasciati

Nonna Maria ci ha lasciati

Di Cosimo Cavallaro

Se aldilà di questo nostro mondo esiste una località dove riposano i lavoratori instancabili ebbene, è proprio quello il luogo che attende l’arrivo di nonna Maria.

Centouno lunghi anni di sacrifici e sofferenze, spesi su questa Terra, hanno segnato nel corpo e nello spirito questa indomita donna del Sud. Dall’infanzia, vissuta senza conoscere la spensieratezza, alla maturità spesa nel lavoro della terra e nell’impegno quotidiano, alla vecchiaia consumata nella lotta contro le ingiurie dei molti anni, Maria ha sempre portato con sé il fardello di una vita da romanzo, vissuta all’insegna degli stenti, con decoro irreprensibile. Lavorando non ci si arricchisce e, spesso, è difficile anche procurarsi l’indispensabile ma il lavoro è importante per vivere in onestà. È questo uno dei più

crudi insegnamenti che ci ha lasciato nonna Maria mentre si allontanava da noi portando con sé un bagaglio colmo di tante angosce mai represse.

Una vita vissuta a mani tese verso tutti coloro che chiedevano il suo sostegno o il suo conforto senza mai pretendere nulla in cambio. Una bontà d’animo che al giorno d’oggi suonerebbe con note stonate e che solo chi misura sulla propria pelle il degrado della povertà, riesce a contemplare tra i propri doveri verso coloro che devono sottostare all’aiuto altrui. Una donna forte e fragile al tempo stesso che ha saputo fare della modestia un preziosismo indispensabile per sostenere il peso, spesso intollerabile, dell’esistenza terrena.

Una persona d’altri tempi che non ha annoverato la tecnologia tra le sue priorità ma ha percorso le strade polverose di questa terra di Calabria, spesso a piedi scalzi, ma sempre a testa alta sfidando il destino e la mala sorte che per noi calabresi è sempre in agguato. Un percorso tra le spine, irto di ostacoli, segnato dalla volgarità dei benestanti cauloniesi, dall’indigenza, dalla guerra, dall’emigrazione dei propri cari, dai capricci delle stagioni, dalle offese delle malattie e dalla fatalità, spesso feroce, accettata con dignità al limite del martirio. Tutto questo si chiama “esperienza” ovvero l’unica vera scuola che Maria ha potuto frequentare senza perdere neanche una lezione.

Tutti noi, che abbiamo avuto la possibilità di conoscerla e stimarla, oggi vogliamo accompagnarla nel suo ultimo viaggio senza retorica ma con la consapevolezza che il suo lungo trascorso sia un valido esempio per non dimenticare le nostre origini e la nostra cultura. Due validi motivi dai quali trarre spunto per affrontare con coraggio e determinazione un futuro sempre più incerto.

Addio nonna Maria!

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