Caulonia, il ritorno di Nico

Caulonia, il ritorno di Nico

Di Cosimo Cavallaro

Lo scorso anno avevamo lasciato Nico, il nostro “indifferenziatore” compulsivo, nell’attimo in cui compiva la sua cattiva azione quotidiana abbandonando, ai bordi di una strada poco frequentata, il suo fardello di monnezza. (Vedi articolo)

Da buoni cittadini educati ci eravamo illusi che, vistosi scoperto dai lettori di Ciavula, il nostro eroe negativo si fosse ravveduto ma, osservando gli stessi angoli di strada a lui tanto cari a distanza di quasi un anno, dobbiamo ammettere che porre le nostre speranze nel pentimento individuale rimane una pia illusione. È risaputo: noi calabresi siamo ritenuti, a torto o a ragione, estremamente testardi per cui, infischiandocene della privacy, abbiamo indagato sulla vita privata del nostro sconsiderato concittadino e abbiamo scoperto che…

Rientrato a casa Nico si complimentò con sé stesso per il successo dell’impresa e, trionfante, stappò una bottiglia di gazzosa di infima marca e la scolò d’un fiato. Non aveva ancora gettato il contenitore vuoto nel solito shopper che bussarono alla porta. “Unni jisti?” lo apostrofò dall’alto del suo metro e cinquantatré la sorella Titina entrando d’impeto e stravaccandosi su una sedia in paglia di Vienna. Preso alla sprovvista e incapace a riflettere Nico raccontò, senza omettere alcun particolare, la sua nobile azione incoraggiato dai cenni di approvazione che Titina gli lanciava di tanto in tanto attraverso occhiate compiaciute.

Quando la sorella, con aria soddisfatta, chiuse dietro di sé la porta di casa Nico vide per un istante un’ombra minacciosa che la accompagnava. Attraverso il telefono senza fili (e senza “campo”) della comunicazione orale la notizia si sparse velocemente nell’ambito familiare. Il resto lo fece Nico vantandosi con gli amici più fidati e, nel volgere di pochi giorni, per tutti diventò: “u Scarricamundizzi”. È noto che l’acqua, nel suo dilagare, cerca sempre la strada più comoda; in egual maniera le persone non perdono occasione per risolvere le problematiche scomode nel modo meno dispendioso.

Accadde così che un mattino Nico fu svegliato da un odore acre e pungente. Annusando l’aria cercò di capirne la provenienza e seguendone la scia si ritrovò davanti al suo “catojo” incustodito. Con circospezione sospinse lentamente la porta e ciò che videro i suoi occhi lo lasciò di sasso. Disposti a casaccio diversi sacchetti, di ogni forma e misura, colmi di immondizie facevano bella mostra di sé sull’impiantito del locale mentre un miscuglio di differenti puzze, combinate tra loro e con la sua, emanavano un fetore tale da mozzare il fiato.

Si sa che i “duri” emergono quando la lotta si fa dura e così, superato il primo momento di sconforto, il nostro eroe non si perse d’animo e si organizzò per portare a termine la missione assegnatagli dal destino. Con impeto decisionista cercò ogni anfratto di Caulonia disponibile per disporre la mefitica merce e, nel volgere di poche ore, il piano di smaltimento occulto poteva ritenersi perfetto e avviato. Caracollando a bordo della sua auto tra i vicoli più stretti e le strade più periferiche del paese lasciava tracce dappertutto, da via Dei Nobili a via Consolello e ancora più giù fino a contrada Foresta.

Col tempo affinò le sue capacità e i sacchetti ricolmi di rifiuti e liquami decollavano dai finestrini dell’auto in corsa atterrando sull’asfalto o sul selciato con precisione da GPS satellitare. Nel frattempo, l’attività cresceva a ritmi sostenuti e con essa i cartocci da smaltire costringendolo a cercare nuovi “mercati” sui quali scaricare la sua mercanzia. Cercò di spingersi oltre Caulonia in direzione Gioiosa-Siderno ma grande fu la delusione nello scoprire che le piazzole di emergenza, lungo la variante alla SS 106 tra Roccella e Locri, erano già dominio di altri maiali a due gambe come lui.

Non rimaneva che tentare nuove traiettorie, magari verso nord. Sull’onda di queste ansie il tempo scorreva veloce finché un bel giorno… sorpresa! Stravaccata in un angolo buio del catojo giaceva esamine una lavatrice di altri tempi spossata da oltre vent’anni di brillante carriera. In balìa di forte emotività Nico la osservò con tenerezza, le accarezzò l’oblò e in un linguaggio ammorbidito le sussurrò: “figghiola mia non ti scantari, mò t’aggiustu jeu” che, tradotto, stava a significare che le avrebbe trovato un anfratto adeguato dove imboscarla al riparo da occhi indiscreti.

Due giorni dopo sua cugina lo vide passare sotto casa alla guida dell’ape, di proprietà del fratello di suo cognato, sul cui cassone giaceva un enorme involto insaccato nella juta. Da allora di Nico si sono perse le tracce ma nelle borgate delle Serre Vibonesi si narra sottovoce di una luce notturna che, a intermittenza, si intravvede nei boschi più fitti dei dintorni.

Fin qui abbiamo dato spazio alla fantasia ma la realtà è assai peggiore. Infatti, basterà passeggiare in tutti i luoghi fin qui citati (e molti altri ancora) per scoprire che a luglio del 2022, con la raccolta differenziata dell’immondizia attiva ormai dappertutto, porci alla guida di automobili depositano senza vergogna e senza tregua le loro schifezze in ogni angolo poco frequentato formando, spesso, vere e proprie discariche a cielo aperto.  Una piaga difficile da sanare perché richiederebbe un gendarme per ognuno di questi anonimi incivili i quali, senza ombra di dubbio, come i piromani si giovano dell’omertà e della complicità di parenti e conoscenti. Un vero e proprio schiaffo agli sforzi dei cittadini corretti e consapevoli ma anche delle Amministrazioni locali che si prodigano per ottenere il vanto di una bandiera Blu. Scusami Nico, vorrei tanto non dover più ricorrere a te per polemizzare su argomenti così seri.

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