Lettera aperta al Sindaco Cagliuso da parte di un cittadino cauloniese

Lettera aperta al Sindaco Cagliuso da parte di un cittadino cauloniese

Di Cosimo Cavallaro

Gentile signor Sindaco di Caulonia, mi chiamo Cosimo Cavallaro, un semplice cittadino nato a Caulonia Superiore anche se, essendo originario di frazione Pezzolo, non avevo ancora compiuto un anno quando subii la mia prima migrazione. Infatti, a causa delle miserrime condizioni economiche in cui versava la mia famiglia composta, oltre che da me, da mia madre e mia sorella, fui trasferito a borgata Lapa dove, allevato dai parenti, vissi fino al 1962 quando, all’età di quasi otto anni, emigrai a Torino. Con questa brevissima anamnesi le ho rivelato la mia età anagrafica per cui le sarà più semplice intuire che, chi scrive, non avendo più molte velleità, non si illude facilmente ma, soprattutto, rendendosi conto che il tempo a disposizione diminuisce inesorabilmente, necessita di fatti concreti in tempi certi, incapace com’è di entusiasmarsi con le immancabili promesse elettorali.

Caro signor Sindaco, come lei ben sa le condizioni psichiche in cui versa la nostra comunità, locale e nazionale, in questo particolare frangente storico sono estremamente critiche a causa della “tempesta perfetta”, che si è abbattuta su tutti noi, attraverso una serie ravvicinata di eventi avversi di inaudita gravità. Nello spazio temporale di tre anni scarsi possiamo considerarci: Sfiancati, e addolorati per l’elevato numero dei morti, da oltre due anni di severa pandemia durante i quali si è fatto di tutto per amplificare le paure e le nostre incertezze (a tutt’oggi non siamo ancora in grado di capire se si è trattato di un fenomeno naturale o provocato); Traumatizzati da una guerra novecentesca con il suo strascico di vittime, distruzione e profughi, di chiaro stampo imperialista, combattuta alle porte di casa; Martoriati dalle mutazioni climatiche recanti con sé fatali conseguenze ad iniziare dalla siccità per finire con i disastri derivati all’ambiente dalla desertificazione e dal dissesto idrogeologico; ed infine, Depredati e Spolpati finanziariamente da una pletora di speculatori senza scrupoli.

Meteore impazzite vaganti in un mercato finanziario tramutato in una feroce giungla sono riusciti, nel volgere di pochi mesi, a demolire le già misere capacità di sussistenza di milioni di persone attraverso l’aumento spropositato dei prezzi di tutto ciò che è indispensabile: dalle materie prime, necessarie per produrre energia, ai generi di prima necessità. Sembra trascorso un secolo da quando alcuni tra i peggiori politici nazionali promettevano di “non mettere le mani nelle tasche degli italiani”!

Si chiederà, signor Sindaco, le motivazioni di questa premessa i cui contenuti già traboccano dalle pagine di tutti i quotidiani e per risolvere i quali non basta certamente l’impegno di un sindaco di paese. Ebbene, confermo che l’intento è quello di evidenziare ed accentuare il contesto nel quale si incastrano le tematiche locali che maggiormente inaspriscono gli animi dei cauloniesi e che mi permetto di porre alla sua cortese attenzione anche se, le confesso, non mi illudo in attesa di soluzioni miracolose. Ma c’è un aspetto che io, come molti altri cittadini, ci attendiamo dagli Amministratori locali e dalla Politica in generale: “Non essere considerati dei semplici rompiscatole ovvero dei qualunquisti inerti sempre pronti a criticare senza proporre”.

Sappiamo benissimo che le incombenze di chi amministra un Paese, grande o piccolo che sia, sono ingenti e non sempre di facile soluzione anche per causa dell’atavica carenza di fondi da investire. Ma è un fatto evidente che a partire dal famigerato 1994, quando il nascente berlusconismo ha fatto da chioccia alle frange più neglette della politica italiana, la classe dirigente del nostro Paese si è blindata a difesa di interessi personali, trascurando deliberatamente le necessità, più o meno spicciole, della nazione e dei suoi cittadini. E quando si alza il tappeto, sotto il quale si è occultata, l’immondizia riemerge e dilaga

soprattutto se, a sollevarne il lembo, non sono dei semplici cittadini come me ma una tempesta accompagnata dal vento impetuoso di una mutazione climatica dagli effetti imprevedibili e devastanti.

Ma passiamo ad alcuni argomenti che insistono nell’affannare la già faticosa esistenza di molti cauloniesi.

INAFFIDABILITA’ DELL’ACQUA POTABILE

Tra le cause principali che preoccupano i cittadini possiamo mettere ai primi posti il dubbio che l’acqua sgorgante dal rubinetto di casa non solo non sia potabile ma addirittura sporca. È sufficiente che questa percezione si manifesti, senza preavviso dagli addetti all’acquedotto, una sola volta per perdere la fiducia nel servizio idrico e ricorrere alle solite soluzioni “fai da te”, tipiche di noi “meridionali” da troppo tempo abituati ad accettare gli eventi infausti inventandoci soluzioni riconducibili all’arte di arrangiarsi. Da oltre cinque anni abbiamo segnalato al comune di Caulonia che, con cadenza imprevedibile, nel lavandino di casa fluisce un liquido di colore ocra al posto dell’acqua pagata a caro prezzo.

Da allora non solo non abbiamo ricevuto risposte dirette ma, aldilà del caos generato sulle bollette non inviate ai contribuenti in tempo utile e sfociato nel censimento dei contatori, non si è assistito ad alcun intervento tecnico investigativo per individuarne le origini e, soprattutto, risolvere le motivazioni del disservizio. E il risultato è sotto gli occhi di tutti: file di cittadini che costantemente si recano ai fontanili più affidabili, sparsi nel territorio, con bottiglie e bidoni di plastica e/o vetro al seguito, per procurarsi almeno l’acqua indispensabile per cucinare e lavarsi i denti. Non mi permetto, per rispetto dei minori, riportare qui i commenti delle persone in attesa di rifornirsi della sospirata acqua pulita a oltre venti chilometri dal rubinetto di casa.

VIABILITA’ BORBONICA


Se c’è un argomento fortemente dibattuto, soprattutto se si è al cospetto del proprio meccanico di fiducia, questo non può che essere riferito allo stato disastroso in cui versano le strade extraurbane del comune di Caulonia. Una vera e propria mattanza di pneumatici, ammortizzatori, cuscinetti e sospensioni costella il libretto di manutenzione delle auto dei nostri concittadini, soprattutto se residenti nelle borgate poste in qualsiasi punto cardinale.

Quello che vediamo nella foto non è un buco nella strada ma un vero e proprio pozzo nell’asfalto che fu. Eppure, non molto tempo addietro, proprio in riferimento a questo breve percorso limitrofo all’abitato di Caulonia Superiore, i tamburi delle fanfare comunali rullavano a festa per avvisare i popolani che, dopo lunga attesa, finalmente si sarebbe potuto percorrere quel tratto di strada ad oltre 30 chilometri orari. È arrivata un’impresa, ha rattoppato un breve tratto stradale adiacente, per il quale non si percepiva una necessità imminente, ed è sparita così come era apparsa. Ancor oggi, percorrere quel breve tratto ad oltre  5 chilometri all’ora si rischia il ribaltamento dell’autovettura.

Eppure si sono raccolte firme, si è scritto molto su Ciavula e le parole si sono sprecate ma le buche mantengono indisturbate la posizione acquisita nel tempo, possibilmente di dimensioni maggiorate. Un vero e proprio timbro apposto sull’attestato di inefficienza della manutezione stradale. Possono i cittadini delle frazioni, già preda della frustrazione in quanto hanno maturato la percezione di essere “dimenticati” dall’Amministrazione Comunale e pertanto si sentono di serie B per il fatto di non risiedere a Caulonia Marina, essere indignati, delusi e incavolati? A lei signor Sindaco l’ardua risposta. Dal mio punto di osservazione, anche in questo caso, per amore di patria ometto il tenore dei commenti.

AMBIENTE USURPATO, MALTRATTATO E SVENDUTO

Mentre scrivo ben due canadair sorvolano il cielo su Caulonia Marina e sui social già circola, in tempo reale, la notizia che un nuovo devastante incendio sta divorando uliveti e sterpaglie in località S. Nicola, minacciando l’abitato della Calatrìa. Una piaga inarrestabile quella dei piromani e contro la quale, così come per ogni altro tipo di calamità naturale o provocata, la prevenzione marcia con tale lentezza da non raggiungere mai l’obiettivo. Come spesso capita in questo nostro Paese si preferisce curare, magari sperando in qualche contributo pubblico, piuttosto che agire sulle cause attraverso la cultura, l’educazione o, in prima istanza, leggi più severe verso coloro che distruggono, deliberatamente e dolosamente protetti dall’omertà se non dal compiacimento di parenti e amici, il più grande bene comune: il loro stesso territorio.

Ma c’è dell’altro che turba il sonno degli ambientalisti cauloniesi: il taglio continuo di intere zone boschive. Un lavoro lecito e approvato dalla regione Calabria che permette ai privati di sfruttare a scopo di lucro il legname dei nostri boschi. Una vera e propria svendita dei gioielli di famiglia, totalmente fuori contesto in questo frangente temporale nel quale molteplici Amministrazioni lungimiranti propongono di piantare alberi ovunque possibile nel tentativo di attenuare gli effetti del surriscaldamento terrestre. Basta osservare la foto da me scattata nel perimetro del comune di Caulonia per capire gli effetti devastanti della “tosatura” di boschi centenari.

Con buona pace dell’ossigeno che non verrà più prodotto dall’azione della fotosintesi clorofilliana (in media un albero produce dai 20 ai 30 litri di ossigeno al giorno, contro un fabbisogno individuale di 300 litri, e sei alberi adulti trattengono in media una tonnellata di anidride carbonica all’anno). Ciò premesso le domande nascono spontanee: a quando un controllo efficace del territorio per prevenire gli immancabili incendi estivi? E ancora: a quando una moratoria sul taglio a tappeto degli alberi o, almeno, gare d’appalto che non tengano esclusivamente conto dei ricavi monetari ma soprattutto dei danni irreparabili che l’abbattimento della macchia mediterranea arreca alla salute pubblica?

Avrà ben capito, caro signor Sindaco, che questa lettera aperta è indirizzata a lei non perché la considero un bersaglio (avrei potuto indirizzarla a qualunque Sindaco della nostra regione), ma per il fatto che sono un semplice cauloniese e, come tale, anche se non ho ricevuto molto da questa mia sventurata terra che mi ha costretto a emigrare, la amo con tutto me stesso e soffro profondamente nell’osservare come sia troppo spesso abbandonata a sé stessa se non martoriata dai suoi stessi figli. Questa lettera non vuole essere una polemica ma solo l’urlo disperato di chi possiede occhi che vedono e orecchie che ascoltano. Pertanto, qualora fossi stato impertinente, me ne scuso e la invito a considerare questo mio scritto come lo sfogo di chi, invitato ad osservare la luna, ne intravvede la immane bellezza senza soffermarsi sul dito che la punta.

Un saluto fraterno.

CATEGORIES
TAGS
Share This