Quando i cauloniesi devono subire l’egoismo dei vicini roccellesi

Quando i cauloniesi devono subire l’egoismo dei vicini roccellesi

Di Cosimo Cavallaro

Tra i tanti virus e batteri che ci perseguitano in questi primi anni del ventunesimo secolo vi è un malefico bacillo talmente microscopico che riesce a sfuggire anche ai virologi, ai biologi e agli scienziati più quotati nell’universo dell’onniscienza: dalla TV, ai giornali, agli influencer e all’affollato e agguerrito esercito dei social media. Ed è proprio la sua invisibilità a far dubitare molti della sua esistenza. Ma noi che abbiamo imparato a conoscere l’atomo, nonostante nessuno lo abbia mai visto, siamo certi della sua presenza a livello pandemico al punto che abbiamo deciso di assumerci la responsabilità di assegnargli un nome: “communi sensu negatio morbo” (malattia del buon senso negato). Dimora silente, il maledetto germe, nelle nostre cellule cerebrali senza manifestarsi e, da perfetti asintomatici, conviviamo mesi, a volte anni, con questa terribile malattia fin quando…

Siamo un gruppetto di poche famiglie residenti ai confini meridionali di Caulonia Marina e abbiamo una caratteristica in comune: siamo circondati da proprietari terrieri residenti nella cittadina di Roccella. Come tutti i cittadini urbanizzati necessitiamo di due servizi essenziali per la sopravvivenza: l’energia elettrica e la telefonia.

Si sa che sia l’elettricità che i dati informatici viaggiano, dalle cabine di distribuzione alle utenze, all’interno di fili di rame sorretti, a intervalli regolari, da sostegni di cemento o, per la gioia dei piromani, di legno. Ebbene, questi pali per poter compiere il loro dovere non possono essere sospesi nell’aria ma devono, necessariamente, essere ancorati alla nuda terra la quale, a causa degli eventi atmosferici, non è stabile ma, nel tempo, può smottare vanificando così la funzione di sostegno e rendendo necessario l’intervento di tecnici per il ripristino del servizio.

Ed eccoci al punto. Molti dei pali di sostegno non sono su terreni demaniali ma privati e per potervi accedere, anche se la destinazione della proprietà è ad uso agricolo, occorre il permesso del proprietario. Ed è proprio a questo punto che casca l’asino ovvero che la malattia del mancato buon senso esplode in tutta la sua virulenza. Nell’ultimo anno, in tempi differenti, abbiamo subìto due problemi gravi su due pali in due terreni diversi. Ebbene, interpellati telefonicamente, entrambi i proprietari terrieri, residenti a Roccella e pertanto non danneggiati dal guasto, non solo hanno negato ai tecnici l’accesso al terreno ma hanno anche minacciato denunce.

In conclusione, nessuno vuole mettere in discussione il diritto alla proprietà ma al contempo non possiamo non domandarci qual è il confine tra gli interessi privati e quelli pubblici. Ma soprattutto ci chiediamo: “che Paese è o vuole essere quello in cui un atto di buon senso o, se si preferisce, di sana mutualità per essere efficace deve passare al vaglio della carta bollata”?

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