Assemblea Caulonia, Cosimo Cavallaro scrive agli autoconvocati della sinistra locridea
Carissime/i,
innanzitutto, vi ringrazio per l’invito che avrei accettato volentieri se non avessi avuto impegni inderogabili. Ed è per questo che, qualora aveste voglia di leggere, vorrei partecipare con queste poche righe per dare anche il mio piccolo contributo ad un dibattito che si prospetta tanto complesso quanto ambizioso. Un impegno faraonico quello di ricreare l’unità della Sinistra ma non per questo impossibile poiché le basi sulle quali possiamo poggiare sono solide anche se il torpore che ha contraddistinto la Sinistra italiana degli ultimi anni è stato eccessivo e il rischio di corrompere le nostre fondamenta alto.
È innegabile che i risultati elettorali hanno contribuito violentemente ad allarmare quei “compagni” che nella Sinistra hanno sempre posto la loro fede; e penso che anche questa iniziativa locale trovi le sue ragioni nel clima che si è creato al nostro interno ovvero nella “caccia” al colpevole che, purtroppo, non dovrebbe appartenerci perché abbiamo sempre considerato il Partito come l’insieme di tutti noi e non come un gregge bisognoso di un pastore che lo guidasse. Ma così va il mondo ed il PD, il maggior partito della Sinistra italiana contemporanea, deve necessariamente assumersi le maggiori responsabilità e da guida trasformarsi in capro espiatorio. Io sono convinto che i primi scricchiolii della “crisi” della Sinistra sono iniziati il 14 ottobre del 1980 quando, a Torino, la “Marcia dei 40000” ha cambiato la storia del Sindacato in Italia e, con esso, quella del Partito dei Lavoratori. Ma bisognava attendere il 1989 quando la caduta del muro di Berlino ha stravolto totalmente tutti i rapporti di forza all’interno della Sinistra. Non possiamo dimenticare che il PD nacque da una “visione” della classe dirigente dell’allora DS che intravvedeva, nell’accordo con la Margherita (la corrente più a sinistra degli ex Democristiani), l’unica possibilità per mantenere un “forte” partito di Centro-Sinistra. Era una visione nobile e concreta ma portava con sé il difetto di essere stata un’operazione di vertice incapace di infondere nelle basi dei due partiti quel pathos ideologico che aveva reso grande il vecchio PCI.
Dà un senso di sgomento osservare la mappa dei risultati elettorali e vedere che la Sinistra non vince in nessuna regione italiana, che perde province come Ferrara, Modena, Piacenza, Pisa che storicamente sono sempre state di sinistra. Una delusione così cocente da chiedersi se gli elettori di queste città fossero falsamente di sinistra in passato o falsamente di destra oggi. In ogni caso dobbiamo evitare l’errore di abbatterci perché non possiamo dimenticare che il partito di maggioranza relativa e a volte assoluta oggi in Italia è l’Astensionismo. Ed è proprio da qui che bisogna ripartire. Occorre capire se ci si astiene perché non si trovano proposte politiche valide o perché si è scivolati nel qualunquismo ovvero nel nefasto refrain: “sono tutti uguali”. Dobbiamo capire che la tecnologia ha modificato la nostra società rendendola più incomprensibile e soprattutto più fluida. Ma dobbiamo anche mantenere saldo il concetto che Destra e Sinistra esistono ancora ma soprattutto trasmettere il messaggio di cosa significa essere di Sinistra, non oggi ma da sempre e, se può aiutare, vorrei ricordare che: “essere di Sinistra vuol dire essere felici se tutti intorno a noi lo sono”. E se qualcuno ribatte che la felicità è soggettiva bisogna convincerlo che essa può diventare individuale soltanto quando si sono conquistati i bisogni primari che, oltre all’alimentazione e alla salute, si chiamano Pace, Giustizia, Libertà e Lavoro ovvero ricchezza economica. Bisogna, quindi, convincere gli indecisi che essere di Sinistra è conveniente perché solo appartenendo ad una società nella quale tutti i bisogni vitali sono garantiti si può ambire a quella serenità d’animo che ci rende prosperi e, di conseguenza, ricchi e felici. Mi rendo perfettamente conto che tutto questo è teoria, che in pratica le persone vivono in quotidiano affanno e non hanno neppure il tempo di immaginare. Ma se anche noi che soffriamo per le sorti dei nostri ideali ci arrendiamo a questa evidenza e non tentiamo di essere lungimiranti fino al limite dell’utopia non potremo convincere nessuno a seguirci ma saremo sempre noi a rincorrere gli altri e gli eventi che, soprattutto nei momenti di crisi eccezionali come l’attuale, ci cascheranno addosso come macigni annientandoci.
Ma tornando alle questioni pratiche e pensando a come affrontare i prossimi anni che, a causa della congiuntura internazionale, saranno durissimi ma dovranno comunque vederci combattivi per passare dall’opposizione al governo senza seguire le tracce lasciate dalla Meloni (quelle lasciamole rincorrere a Calenda e compagnia che già danno segni di voler andare in soccorso del vincitore), provo ad elencare alcune delle priorità che, a mio parere, dovremmo prendere in seria considerazione:
- LAVORO. Non vi è dignità senza lavoro, ma nemmeno ricchezza checché ne pensino i fautori del libero mercato finanziario. In carenza di materie prime indispensabili per sostenere il tenore di vita al quale ci eravamo abituati, gli italiani devono puntare sempre più sulla trasformazione e, di conseguenza, sul lavoro manuale e intellettuale. Lavoro significa Ricerca e Sviluppo ma anche, e soprattutto, Occupazione. E noi sappiamo benissimo quanto i nostri giovani abbiano bisogno di essere inseriti nel mondo produttivo al fine di costruirsi un futuro.
- AMBIENTE. Il dramma dei cambiamenti climatici non si è esaurito anzi, a sentire gli esperti, siamo solo agli inizi di quello che potrebbe essere un vero e proprio cataclisma globale. Su questo argomento non possiamo e non dobbiamo essere indifferenti. Siamo condannati ad aumentare la produzione, soprattutto dei generi di prima necessità, ma dobbiamo privilegiare chi lo fa in modo sostenibile e in sicurezza. Il tempo degli sprechi è finito così come è terminato quello dell’inquinamento. Occorrerà studiare nuove tecnologie ma soprattutto educare al rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali i nostri figli e noi stessi.
- SANITA’. Mediamente non ci accorgiamo di quanto sia importante il funzionamento della Sanità fin quando non ne abbiamo bisogno. E noi calabresi ne sappiamo molto dal momento che abbiamo, se non la peggiore, una delle più scarse dell’Italia intera. L’emigrazione sanitaria è uno degli eventi che maggiormente ci attanagliano e questo, purtroppo, è anche un fenomeno interno dal momento che i pochi poli sanitari efficienti sono dislocati a distanze ragguardevoli da centri densamente popolati come la Locride. Se non lo avessimo ancora capito quello della sanità unito alla carenza di lavoro potrebbe essere, secondo me, uno dei principali motivi dell’astensionismo locale.
- ISTRUZIONE. Il valore di una comunità si basa sulle conoscenze e sulla cultura oltre che sul benessere economico. La carenza di istruzione è un danno civile e finanziario ma anche un sinonimo di regressione dal quale la Destra, abile nel parlare alla “pancia” delle persone, ne trae un beneficio immenso. Penso che impegnarsi per inventare e costruire un futuro adeguato ai tempi alla nostra Scuola pubblica sia atto meritorio e di grande civiltà.
- EMIGRAZIONE. Ecco il tema divisivo per eccellenza per tutte le forze politiche nei tempi che furono e che verranno. Finora si sono adottati provvedimenti tampone al limite della legalità confidando sulla bontà del volontariato e sul buonsenso dell’Europa, ma per quanto tempo potremo continuare così dal momento che il fenomeno, complici i cambiamenti climatici e le guerre, si aggraverà? La questione è complicatissima perché i migranti sono utili alla nostra economia ma al contempo generano timori nei benpensanti del nostro Paese che, a quanto pare, sono tantissimi. Su questo tema è opportuno prepararci per offrire soluzioni ma soprattutto per affrontare discussioni e azioni al limite della tolleranza civile. E speriamo di non ripetere l’errore che la Sinistra ha commesso non esercitando a sufficienza su Mimmo Lucano la pressione necessaria per farlo riflettere convintamente sulle conseguenze giudiziarie e di immagine che il suo operato, in un paese non pronto ad una simile rivoluzione, avrebbe portato.
- EUROPA. Penso che ormai la nostra convenienza a rimanere ancorati all’Europa, pur con tutti i suoi limiti e difetti, sia un fatto indiscutibile. Su questo occorrerà un’attenzione costante affinché il governo futuro non crei premesse che ci collochino ai margini del continente. Ricordiamoci che nel prossimo governo non ci sarà più un Draghi ma tanti “draghetti” che ancora oggi stuzzicano le fantasie degli italiani e la pazienza dei leaders europei non attraverso proposte e osservazioni calzanti con l’Unione Europea, ma con slogan e alzate d’ingegno degne delle autocrazie più becere.
Carissime/i, mi rendo conto che l’elenco delle problematiche da affrontare è molto più lungo perché bisognerebbe anche parlare, come ci ricorda Ilario, di PACE, innanzitutto, di DIRITTI civili e umanitari, di Titolo V della COSTITUZIONE, di AUTONOMIA DIFFERENZIATA, di QUESTIONE MERIDIONALE, ma anche di tanto altro per cui ci vorrebbe un libro e non quattro parole ricercate. Ma proprio per questo vorrei terminare questo mio piccolo contributo con una domanda provocatoria: “non ci viene il dubbio che se oggi ci troviamo qui, dopo aver perso così malamente le ultime elezioni, una delle motivazioni sia da addebitare anche al fatto che il PD, pur essendo stato al governo in questi ultimi anni, non sia riuscito a risolvere degnamente nessuno dei problemi qui elencati e sui quali discutiamo da lungo tempo”? Come diceva qualcuno: “meditate gente, meditate…”.
Ringrazio per l’attenzione e auguro buon lavoro a tutti coloro che avranno il coraggio e la forza di mettersi in gioco e a tutti noi affinché l’importante ruolo e soprattutto i valori della Sinistra, siano perfezionati e non accantonati in questo triste e per certi versi drammatico momento storico. Nel mio piccolo anche dalla lontana Torino se potrò cercherò di dare una mano.
Saluti fraterni.
Cosimo Cavallaro